CANNES 67 – Deux jours, une nuit. Incontro con i fratelli Dardenne

fratelli dardenne

In Concorso con Deux jours, une nuit, protagonista una meravigliosa e provata Marion Cotillard, donna profondamente morale in un mondo che non contempla più la possibilità della scelta tra giusto e sbagliato, Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno presentato il film nel festival dove hanno vinto due volte la Palma d'Oro; nel 1999 con Rosetta e nel 2005 con L'enfant

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fratelli dardenneIn Concorso con Deux jours, une nuit, protagonista una meravigliosa e provata Marion Cotillard, donna profondamente morale in un mondo che non contempla più la possibilità della scelta tra giusto e sbagliato, Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno presentato il film nel festival dove hanno vinto due volte la Palma d'Oro; nel 1999 con Rosetta e nel 2005 con L'enfant.

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Credete che a causa della crisi economica certi valori siano andati irrimediabilmente perduti, e che anche il cinema viva una condizione paragonabile?

Dardenne: Non abbiamo mai incontrato, nella nostra professione, una situazione simile. E se pure ci fosse successo, mai avremmo proposto la soluzione scelta dal datore di lavoro nel film. Non corrisponde assolutamente alla nostra mentalità. Crediamo nella solidarieta, è innegabile che la crisi la metta in pericolo, ma è un valore che va costruito, non viene elargita naturalmente. Necessita di un atto morale, una decisione. Pensiamo che ci siano ancora persone che, pur non essendo militanti politici come pure la nostra protagonista, affrontano questa situazione.

 

 

Siete d’accordo sul finale, e come ci siete arrivati?

Dardenne: La fine è arrivata col tempo. Certo, se non riuscissimo ad andare d’accordo non avrebbe alcun senso lavorare insieme. Si può pensare che la conclusione del film sia una allegoria, ma noi crediamo di aver raccontato attraverso il finale la profonda trasformazione di questa donna: avvenuta proprio grazie alla solidarietà.

 

 

Negli ultimi anni, ha spesso interpretato personaggi che hanno subito una perdita.

Marion Cotillard: Amo i caratteri complessi, che scoprono di se stessi lati prima ignoti, ed è quello che mi interessa della condizione umana. Sono molto toccata dalle persone che fronteggiano la vita nonostante situazioni difficili, imparo moltissimo io stessa esplorando la loro anima.

 

 

fabrizio rongione e marion cotillard in deux jours, une nuitChe ruolo desidererebbe interpretare in futuro?

Marion Cotillard: Sono affascinata dall’idea di interpretare un uomo, perché mi sembra impossibile e questo mi mette in discussione.

 

 

Come è riuscita a risultare credibile nei panni di Sandra, questa donna della banlieue parigina?

Marion Cotillard: Il processo di trasformazione nel personaggio non riguarda esclusivamente me, ma anche tutti gli altri comparti del progetto. In questo modo scopri un altro essere umano e ti fai coinvolgere al punto da intraprendere un viaggio. Io non seguo un metodo predefinito, non so mai prima quali saranno le tappe per sviluppare la personalità della donna che dovrò interpretare. Amo proprio l’indagine nel profondo della persona: quando conosci a pieno l’interiorità, l’esteriorità dei gesti arriva naturalmente. Amo essere più lontana possibile dal personaggio per dover compiere l’intero arco del percorso.

 

 

Cosa l’ha spinta a lavorare con i Dardenne?

Marion Cotillard: Ho sempre desiderato farlo, è stato il mio sogno imbarcarmi in un’avventura con loro. Quello che mi tocca dei loro film come spettatrice – li ho visti tutti e li ho amati, il mio preferito è Il figlio – è l’emozione intensa e reale, fisica, che provi guardandoli. Fanno cinema per il pubblico, fin dalle prime immagini sono capaci di farti vivere qualcosa di eccezionale. Si è parlato di prove, la sensazione è che ci sia dell’improvvisazione per quanto concerne il personaggio di Sandra. Occorre tantissimo lavoro perché si avverta un sentimento di naturalezza, di verità profonda, d’improvvisazione quasi. Nel film in realtà non c’è nulla di improvvisato, e solo con una grandissima ricerca si può arrivare a rendere questa impressione che conferma, poi, che si è fatta la cosa giusta.

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