CANNES 67 – Geronimo, di Tony Gatlif (Fuori Concorso)

Due ragazzi innamorati scappano dalle loro famiglie facendo esplodere il conflitto e il cinema di Gatlif. È come se il regista franco-algerino avesse concepito due film: uno con protagonisti i due ragazzi, attaccato ai loro volti e ai loro corpi che trasudano passione e sentimento. Un altro più sfrenato e meno riuscito, con protagonisti gli invasati membri delle due fazioni, come un West Side Story multietnico

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La corsa sfrenata di una sedicenne, in vestito da sposa, che fugge sorridente dal suo matrimonio combinato e raggiunge il suo vero amore clandestino. Un abbraccio caldissimo. Questo è il folgorante inizio del nuovo film di Tony Gatlif: macchina a mano, attori scatenati, pianti e baci per due ragazzi che rinnegano le proprie tradizioni solo per stare insieme. Siamo nel Sud della Francia, coacervo di etnie e di tensioni sociali, in una cittadina dove opera la giovane Gemma, detta Geronimo, un'assistente sociale che ce la mette tutta per “placare” gli animi e gli istinti fuori legge dei giovani del quartiere. Il matrimonio tradito, però, fa esplodere il conflitto tra le due famiglie che, in assenza dei ragazzi fuggitivi, si sfidano senza pietà con il consueto stile ipercinetico di Gatlif.

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Ecco, Geronimo mette in evidenza tutti i pregi e i difetti del suo cineasta. È come se Gatlif avesse concepito due film: uno con protagonisti i due ragazzi, coinvolgente e struggente, attaccato ai loro volti e ai loro corpi che trasudano passione e sentimento. Un altro più sfrenato e decisamente meno riuscito, con protagonisti gli invasati membri delle due fazioni, che come nelle strade di un West Side Story multietnico si sfidano in gare di ballo e coltelli (persino un combattimento all’arma bianca con in sottofondo il Va, Pensiero di Verdi) su coreografie altamente sofisticate ma alla lunga abbastanza superflue. In mezzo, a far da collante e interfaccia a questi due mondi, c’è la figura di Geronimo. Una sorta di santa come viene ribattezzata nel film: ragazza dal passato doloroso che lotta con antica purezza per scongiurare la violenza come risposta alle difficoltà. Una lotta tutta culturale la sua. Gli occhi di Geronimo diventano gli occhi di Tony Gatlif sul mondo e sul cinema, pieni di folgorazioni visive (la sposa che corre, di nuovo, nei campi sconfinati, con il  vestito strappato che la rende seminuda, è veramente una scena indimenticabile), ma anche di pesanti stilizzazioni alla lunga superflue. Gatlif è così, prendere o lasciare, nel bene e nel male. Ecco perchè Geronimo, con il suo manifesto destino shakespeariano, riesce a tracciare bene le molte traiettorie sperimentate in carriera dal suo eclettico cineasta.

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