Casablanca, il passaggio sicuro di John Wick

In un continuo altalenarsi tra paradiso e inferno, il deserto marocchino di Casablanca non può che rappresentare il purgatorio del viaggio messianico di John Wick

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Nel corso della sua rocambolesca vendetta John Wick corre, combatte e si defila tra varie città che dall’inizio della saga fanno da cornice alle sue vicende. Nel terzo capitolo c’è una parentesi a Casablanca dove John Wick sperimenta la solitudine nel deserto, le tentazioni e la nuova rinascita. E’ il momento più spirituale e sicuramente dal tono più “messianico” di tutta la saga. Prima di partire, John chiede aiuto al Direttore, una donna che lo accolse da bambino, creando quasi un rapporto Maria-Gesù, e le presenta un crocifisso. La donna, seppur riluttante all’idea di dover aiutare uno scomunicato, accetta il crocifisso come “biglietto” per un passaggio sicuro a Casablanca. Deve essere però marchiato sulla schiena,  come flagello per i suoi peccati. “Non potrai più tornare a casa” gli viene detto. Ormai John è stato esiliato e la sua passione ha avuto inizio.

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Se si pensa a Casablanca di Kurtiz, la capitale del Marocco rappresentava lo snodo principale di molti che volevano fuggire dall’Europa per rifugiarsi in America, salvi dal pericolo nazifascista. Allora Casablanca era il luogo dove le persone aspettavano di poter ottenere i biglietti per andare in America, un luogo di attesa per chi fugge dalle persecuzioni e ha il marchio dello scomunicato. John Wick è consapevole di non poter ormai più tornare indietro ed è solo l’amore che lo porta ad andare avanti nella sua, se così si può chiamare, missione. E’ un Messia che spinto dall’amore per la moglie defunta non va per il mondo portando la parola perdono, ma la vendetta. Casablanca è un po’ come se rappresentasse il luogo dove John perde definitivamente la sua componente emotiva e umana. Ancor più in questo film infatti che nei capitoli precedenti, subisce dei colpi che metterebbero a tappeto qualsiasi umano, mentre lui continua strenuamente la sua buona battaglia.

Il viaggio per il paradiso inizia dall’inferno” dice Sofia, il direttore della filiale di Casablanca del Continental (interpretata da Halle Berry) a John, come se gli avesse in qualche modo descritto il suo percorso fino a quel momento. L’inferno è iniziato con la morte della moglie e poi del cane e John ora è giunto al purgatorio di Casablanca. Il personaggio di Sofia sembra quasi essere un suo alter ego al femminile che ha scelto di rimanere a Casablanca, di rimanere a quel livello. Quando però Berrada spara al suo cane ecco che si realizza il suo inferno. Sembra quasi che in quel momento John abbia acquistato un po’ di lucidità  e le chiede di non ucciderlo, “ha sparato al mio cane” gli dice, e lui non può biasimarla. Ed è come se il destino si ripetesse ciclicamente non dando alcuna possibilità di modificare il proprio corso. John deve allora percorrere il deserto in cerca del Reggente per ottenere il suo perdono. E sicuramente quello è il momento più messianico di tutto di tutta la saga, dove Sofia “alla Virgilio” accompagna per un pezzo John, gli versa da bere, ma poi lo lascia andare. John è solo in quel viaggio, cammina per il deserto nonostante prima di compiere quel sacrificio più volte gli venga detto “morirai“. Bisogna però morire per rinascere. Nell’ultimo capitolo all’inizio c’è di nuovo Casablanca, il deserto, la solitudine, perché John è sempre solo contro il resto del mondo.

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