Chiamatemi Anna, di Moira Walley-Beckett

La serie tv canadese in tre stagioni, disponibile su Netflix, racconta le vicende dell’orfana protagonista del classico letterario Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery

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Anne with an E è il titolo originale della serie tv canadese (2017-2019) in tre stagioni e 27 episodi, trasmessa su CBC Television in Canada, su Rai 2 in Italia (dal 6 luglio 2020) e attualmente disponibile su Netflix.

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Ideata e sceneggiata da Moira Walley-Beckett (produttrice e sceneggiatrice di alcuni episodi di Breaking Bad), segue la storia narrata nel romanzo Anna dai capelli rossi (1908) di Lucy Maud Montgomery (di cui sono stati prodotti nel tempo diversi adattamenti cinematografici e televisivi, tra cui l’anime diretto da Isao Takahata). 

Il classico della letteratura per ragazzi, costituito da una saga in tre volumi, racconta le avventure dell’esuberante Anna Shirley Cuthbert. Rimasta orfana dei genitori in tenera età, dopo un’infanzia turbolenta trascorsa tra rigidi orfanotrofi e famiglie affidatarie violente, Anna viene mandata per errore a vivere con gli anziani fratelli Marilla (Geraldine James) e Matthew Cuthbert (R. H. Thomson).

Quest’incontro fortuito cambierà per sempre le vite dei protagonisti: la piccola, nonostante le iniziali diffidenze, porterà con sé un’ondata travolgente di buonumore (e di guai), espresso in un faccino furbo punteggiato di lentiggini e incorniciato dagli inconfondibili capelli ramati. Al pari di quelli fisici, anche i tratti caratteriali della ragazzina contribuiscono a renderla unica, pur facendola sentire alle volte incompresa: la sua fervida immaginazione, la vena drammatica, la testardaggine e il senso di giustizia estremamente perseguito, oltre alla sensibilità fuori dal comune, la portano a scontrarsi con l’arretrata società canadese di fine Ottocento. 

I Cuthbert, di cui Anna acquisisce con orgoglio il cognome, dando loro in cambio tutto il proprio affetto, cominciano a familiarizzare con la nuova arrivata: mentre l’introverso Matthew ne rimane affascinato, la rigida Marilla mantiene un atteggiamento distaccato e severo. Inizialmente la ragazza viene impiegata nei lavori agricoli della fattoria Green Gables ad Avonlea, sull’isola canadese di Prince Edward (dove è ambientata la vicenda), finché non decidono di mandarla alla scuola del paese.

Qui Anna affronta i primi turbamenti adolescenziali, tra le difficoltà di inserimento nel gruppo dei compagni e le insicurezze femminili tipiche di quell’età. Fondamentali gli incontri con l’amica del cuore Diana Barry (Dalila Bela) e con l’affascinante Gilbert Blythe (Lucas Jade Zumann), presenze indispensabili che la accompagneranno in tutto il suo percorso di crescita (che continuerà tra mille vicissitudini per ben tre stagioni, fino a renderla una giovane donna). 

Scaltra e intelligente, Anna affronta la vita con spensieratezza ed entusiasmo. Talvolta i traumi della sua infanzia ritornano a perseguitarla, ma ella riesce sempre a risollevarsi, a trasformare quelle che ritiene delle vere e proprie tragedie in occasioni per una svolta positiva, anche grazie al costante aiuto delle persone più care. 

La protagonista irlandese Amybeth McNulty — vincitrice del Canadian Screen Award 2020 alla miglior attrice — dà prova delle proprie abilità interpretative, nonostante la giovane età e la poca esperienza nel settore cinematografico (recita in Morgan, di Luke Scott, nel 2016): riesce infatti a dare volto al celebre personaggio letterario con grande credibilità e spontaneità, anche grazie all’ottima intesa con gli altri membri del cast.

Di notevole efficacia la fotografia, particolarmente accurata nell’immortalare i suggestivi paesaggi della campagna canadese (dai pascoli, alle colline e alle foreste, dalle spiagge di sabbia bianca alla famosa terra rossa), resi ancora più affascinanti dallo sguardo fantasioso e sognante della protagonista. La poeticità della sceneggiatura si esprime in dialoghi finemente scelti, per delineare a pieno il carattere dei personaggi (anche di quelli secondari).

Oltre alle tematiche dell’amicizia, della scoperta dell’amore, dell’affermazione di sé e dell’onestà, nel corso delle stagioni vengono approfonditi temi fortemente attuali, grazie all’introduzione di nuove figure e dinamiche: l’intolleranza verso le minoranze, affrontata tramite la vicenda dell’amico di Gilbert, Bash, strizza l’occhio alle politiche anti-immigrazione di Trump; gli accenni alla violenza sulle donne (di cui rimane vittima l’amica Josie) possono essere ricollegati al movimento del MeToo; inoltre, si parla anche di omosessualità (nei personaggi dell’amico Cole e dell’anziana zia Josephine) e della terribile sorte dei bambini indiani rinchiusi nelle scuole cattoliche per essere “educati” (fatto realmente accaduto). 

Un’importante conquista personale di Anna è la scoperta della sua naturale affinità verso il mondo dell’insegnamento e del giornalismo, individuato come mezzo per battersi in favore dei più deboli e per smascherare apertamente le ingiustizie.

Da sempre studiosa e intuitiva, la ragazza trova ispirazione nella giovane maestra anticonformista Muriel Stacy. Ulteriore tocco di classe della serie è rappresentato dai titoli di ciascun episodio, tutti tratti dal romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontë (letto da Anna durante gli anni in orfanotrofio).

Un prodotto fresco e godibile, di stampo classico — privo di grandi innovazioni a livello stilistico — adatto alle famiglie, coerentemente con le proposte artistiche della piattaforma Netflix.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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