Cinema italiano: crescite e cambiamenti

Riccardo Tozzi: meno pubblico urbano e adulto

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Riccardo Tozzi, presidente ANICA, è così intervenuto al convegno di Somedia tenutosi a Torino: "La produzione cinematografica italiana, nel corso degli anni 2000 è stata protagonista di una sorprendente rinascita. Dopo vent'anni di depressione, il cinema italiano ha vissuto una sorta di rivoluzione culturale tornando al racconto, all'attore, al pubblico, al ruolo centrale del produttore. Il risultato positivo è sancito dalle cifre: la quota di mercato del cinema italiano è passata dal 12 al 31% e il totale degli ingressi annuali da 10 a oltre 30 milioni. Questo processo ha subìto un rallentamento nel 2008 e quest'anno un'autentica inversione. La quota di mercato per il 2009 scenderà probabilmente di circa 5 punti. Poiché quantità e qualità prodotte non sono variate, la ragione va ricercata in elementi strutturali. Fra questi il più evidente è il mutamento avvenuto nel circuito delle sale. Negli ultimi due anni il rapporto fra multiplex e sale urbane si è invertito: da 60/40 a favore delle seconde a 60/40 a favore delle prime. Il che significa che si è persa una quota rilevante di pubblico urbano prevalentemente adulto (per la chiusura di molte sale di città) che è stata sostituita da un'analoga quota di pubblico periferico giovanile (servito da un numero crescente di multisale). Poiché il pubblico prevalente del cinema italiano (nonché di quello europeo e indipendente americano) è urbano e adulto, questa modificazione ha inciso in modo negativo su quest'area di prodotto, a vantaggio delle produzioni delle Major. Fenomeno accentuato dall'avvento del 3D. La riduzione del circuito urbano colpisce i ricavi da sala del nostro cinema. Ma anche quelli dell'home video sono in forte calo. Questo tipo di sfruttamento è infatti devastato dalla pirateria, soprattutto digitale. Il fenomeno riguarda tutta la produzione cinematografica non solo quella italiana. Tuttavia per questa, già colpita dalla riduzione dei ricavi da sala, l'effetto è ancora più letale”. (g.a.)

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