Corri ragazzo corri, di Pepe Danquart

Corri ragazzo corri,

In uscita da oggi fino al 28 gennaio in occasione della Giornata della Memoria, il film mostra attraverso lo sguardo attento ed illuminato di un bambino la sfida dell’esistenza, dell’esistere in un mondo dove l’identità devia in discriminante di matrice luciferina piuttosto che trattenersi nell’unità immanente tra divino ed umano.

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Corri ragazzo corri, di Pepe DanquartQualche anno fa, mentre in sala uscivano quasi in concomitanza ben cinque film sul tema dell’Olocausto tra cui Il bambino con il pigiama a righe e Defiance, molti critici ebrei americani si erano infuriati per quella tendenza che sembrava ormai mostrare una “pornografia della Shoah”; i film su questo tema rischiavano di ottenere l’effetto contrario alla sensibilizzazione, avallando convinzioni devianti sulla presunta imposizione di farne uscire uno ogni anno.

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E, rischio ancor più grande, di proporre attraverso la finzione un passato che non è mai esistito. Adorno scrisse che scrivere una poesia dopo Auschwitz è barbaro, lasciando che si inserisse in questa dichiarazione una feroce accusa sulla speculazione a scapito delle vittime, ma pur nell’impossibilità di interiorizzare un’immagine che si dica autentica di ciò che è stato, il filosofo richiamava d’urgenza il compito del pensare umano nel presente: non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze. Le speranze proprio delle vittime nel film di Pepe Danquart Corri ragazzo corri, che prende le mosse dall’omonimo best seller di Uri Orlev ispirato alla storia vera di Yoram Fridman, si reificano alimentandosi dello straordinario coraggio del protagonista Srulik, che tanto ricorda quello della piccola Sarah nel film Elle s’appelle Sarah di Gilles Paquet-Brenner, fuggito dal ghetto di Varsavia per salvarsi dai nazisti. Ciò che il piccolo uomo di soli nove anni lascia alle spalle non è solo il suo villaggio, i suoi genitori e i suoi fratelli, ma le sue stesse radici che sembrano condannate ad inaridire come scotto della dimenticanza. Nei tre anni in cui Srulik pian piano scompare cambiando il suo nome in Jurek, si ascolta il battito accelerato di una vita che lotta per la sopravvivenza: imparerà a cacciare per il sostentamento, a dormire sugli alberi, a lavorare duramente, ad amare i giusti e ad elevarsi al di sopra della malvagità umana.

In questa corsa contro il tempo che lo separa dalla fine della guerra, viviamo attraverso lo sguardo attento ed illuminato di un bambino la sfida dell’esistenza, dell’esistere in un mondo dove l’identità devia in discriminante di matrice luciferina piuttosto che trattenersi nell’unità immanente tra divino ed umano.

 

Così Jurek racconta ciò che è stato correndo a perdifiato attraverso un’avventura che lo vuole ghermire tra braccia dell’orrore, riuscendo a divincolarsi e a proseguire anche grazie all’appiglio di mani caritatevoli, come quelle della signora Herman, moglie e madre di partigiani, interpretata magnificamente da Jeanette Hain, che insegnerà lui i Corri ragazzo corri, di Pepe Danquartprecetti del buon cristiano. Ad ogni segno della croce un pasto caldo, ad ogni preghiera un giaciglio, finché Jurek arriverà alla convinzione che l’essere ebreo è una condanna, un peso impossibile da sostenere e l’ultima ratio possibile sembra la negazione. Alla fine della guerra il piccolo ha perso ogni cosa: la famiglia sterminata, il braccio mutilato, l’abbandono della fede, ma da sopravvissuto verrà posto di fronte ad un bivio sull’uscio del futuro dove ad accoglierlo saranno le ultime parole di suo padre: anche se dimenticherai tutto, perfino me e tua madre, non dimenticare mai che sei ebreo. L’abnegazione allora diviene responsabilità consapevole dell’intelletto, una scelta doverosa per tenere viva la Memoria degli ultimi attraverso l’intreccio di tante storie tessute di generazione in generazione. Dopo Auschwitz è forse la responsabilità a divenire poesia della volontà umana, l’ultima speranza che sia ponte tra presente e passato, in nome di un futuro arricchito dalla consapevolezza.

 

Titolo originale: Lauf Junge Lauf

Regia: Pepe Danquart

Interpreti: Andrzej Tkaczz, Jeanette Hain, Rainer Bock, Itay Tiran, Katarzyna Bargielowska

Origine: Germania, Francia, Polonia 2013

Distribuzione: Lucky Red

Durata: 108’

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