"Deuce Bigalow – Puttano in saldo", di Mike Bigelow

Un'Amsterdam 'capovolta' in cui il mercato della prostituzione è tutto al maschile. Una misteriosa serial killer arrabbiata con la casta dei gigolò che li uccide fischiettando "Something stupid". Totalmente stranianti, ecco i voli surreali di Rob Schneider.

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Poteva essere una pantagruelica storia di sapore irresistibilmente comico come i racconti rabelasiani del Rinascimento. Gli ingredienti c'erano tutti: il rovesciamento completo delle regole. Il gioco di tutte le possibili trasgressioni del linguaggio – i nomi dei personaggi che ricalcano la loro personalità, da Deuce Bigalow 'dolce, ce l'ho piccolo' (sic!) a 'il signore degli attrezzi', mito di ogni marchettaro… L'attacco alla buona forma dei corpi e degli usi – gobbe, organi maschili al posto dei nasi, gentili signorine che vivono tranquillamente ricoperte di escrementi, secrezioni innominabili che prendono sempre la via sbagliata. L'insistenza maniacale su tutto ciò che c'è di basso, sporco, sgradevole, imbarazzante. Insomma, tutti gli espedienti universali che la tradizione comica della degradazione ha tramandato da Aristofane fino al nostro piccolo grande schermo…
Eppure qualcosa non funziona. Sarà il caro vecchio disturbante trucco di connotare la parlata del gigolò tedesco, francese o napoletano di turno con i soliti stereotipi linguistici.  Saranno i problemi di traduzione che fanno crollare decine di battute. Saranno le trovate che sanno di già visto senza riuscire a trovare una vera rielaborazione creativa – il gatto attaccato alle parti basse del 'pappone' T.J. fa troppo Tutti pazzi per Mary. Sarà che va bene che il comico può scegliere di per sé la via del non-sense e dell'assurdo, ma a volte la sceneggiatura sembra proprio non sapere dove va. Sarà che è fin troppo facile giocare con i mulini a vento, i coffee shop, le torte alla ganja, i poliziotti compiacenti e le vecchiette col narghilè. Sarà che il sindacato dei 'puttani' poteva essere una ghignante genialata – oltre a poter giocare di più con la satira sociale – ma non decolla mai. Deuce Bigalow ogni tanto graffia. Come quando rende realtà allucinogena i sogni erotici indicibili dell'uomo medio bianco occidentale; o quando si permette battute fulminanti sulla politica americana; o quando scherza con certi facili stereotipi nazionali e razzisti. Ma non sfrutta le sue potenzialità né il suo bagaglio di attrezzature comiche, che gli autori mostrano di conoscere ma di non saper utilizzare al meglio: è una miniera di risate mancate. Qua e là qualche momento di reale ilarità: soprattutto gli inenarrabili travestimenti dell'amico T.J. che cerca contemporaneamente di sfuggire alla polizia e di dimostrare che non è gay: le situazioni in cui si ritrova, e che ogni volta puntualmente smentiscono la sua eterosessualità, hanno dell'esilarante. Ma non sempre riescono a compensare mostruosità che davvero non erano necessarie – il neonato deforme che sembra la brutta copia di quello di Trainspotting è davvero troppo.

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Titolo originale: Deuce Bigalow
Regia: Mike Bigelow
Interpreti: Rob Schneider, Eddie Griffin,
Jeroen Krabbé, Til Schweiger, Douglas Sills, Hanna Verboom,  Elisabetta Canalis
Distribuzione: Sony
Durata: 83'
Origine: USA, 2005

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