Di questi e di altri guai: i settant'anni di Paperino

Il 9 giugno 1934, durante l' episodio numero 45: "La Gallinella Saggia" della serie animata Silly Symphonies, un papero goffo e fracassone faceva il suo esordio. Questi è Donald Fauntleroy Duck (Paperino), personaggio della Disney antieroe per eccellenza. Sfortunato e scansafatiche, generoso ma povero, spontaneo ed insieme collerico.

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A tutti è capitato prima o poi di sentirsi come Paperino. Ci è capitato quando abbiamo dovuto fare i conti con una sorte che ci sembrava avversa, quando, alzandoci dal lato sbagliato del letto, la mattina siamo inciampati sul fatidico e spaiato pattino che i nostri figli avevano dimenticato sul primo gradino di una scala che, ruzzolando, diventava dolorosamente e interminabilmente simile a un pendio. Eppure abbiamo contrapposto la "sfortuna", il nostro essere perennemente "in bolletta" con un invidiabile savoir faire da ultimi della classe, abbiamo combattuto i mali che ci attanagliavano distesi sull'amaca con drink e giornale a portata di mano, dimentichi, ma non per questo inconsapevoli, delle nostre giornaliere magagne. Mai come adesso lo stile di vita alla Paperino, è comprovato, fa bene alla salute e ci assicura 70 anni di vita spericolata, di mai doma poltronaggine.

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1934 – 2004, settant'anni di Paperino, settant'anni di un personaggio che in fondo piace perché è il più antropomorfo della animal farm disneyana. Lui in fondo è un disadattato, il suo starnazzare è sinonimo di una certa incomunicabilità, veste poveramente alla marinara e la sua auto è un catorcio, la cara vecchia 313, alla quale è affezionato come lo eravamo noi nei confronti delle nostre prime utilitarie, quando, con la scusa di dover fare pratica, i nostri genitori ci affidavano una sgangherata 500 di terza mano.


Se avesse dovuto trasformarsi, malauguratamente, in un essere umano Paperino sarebbe stato al cinema Jerry Lewis, con la sua faccia dolente ma comica… Il bravo ragazzone americano terribilmente alle prese con un mondo che a volte lotta contro di lui o viceversa. Come dimenticare "Saludos Amigos", che la RAI ci propina di solito in pieno Natale, quando i rigogliosi colori della foresta brasiliana davvero stonano con il verde scuro dell'abete natalizio e quelle musiche, quel pappagallo canterino di Josè Carioca, ci fanno desiderare l'estate dei tropici e non l'invero più rigido.


Tutti siamo stati almeno una volta Paperino. Col nostro capo, con la nostra eterna fidanzata, con i nostri parenti ricchi, con il frigo che piange, con le lotterie mai vinte, le bollette da pagare, con i nostri amici e cugini più fortunati, con i nostri nipoti e/o figli e con noi stessi. Perché la vita "alla Paperino" è una filosofia (poco edonistica e molto stoica) degna della migliore scuola partenopea. D'altronde sin dall'inizio, Disney, chiariva l'indole del personaggio:          "Giù nello stagno vive Paperino. Mai nessun lavoro lo infastidisce, perché nemmeno lui infastidisce il lavoro. Preferisce di gran lunga ballare o nuotare!"

Questa è la presentazione di Paperino tratta da "La Gallinella Saggia" (The Wise Little Hen), dal suo esordio, che subito fece breccia nei cuori degli spettatori e dei lettori. Questo perché siamo stati spesso paragonabili a questo papero e troppo poco ci siamo ritrovati nella figura dell'infallibile Topolino, americano per nascita e Sherlock Holmes per vocazione. Studiando questi fumetti da apocalittici e integrati quali sono potremmo azzardare un paragone: Paperino è il disordine mentre Topolino è l'ordine, si scontrano due modi di vivere diversi, l'apollineo e il dionisiaco, si scontrano due stili di vita e, soprattutto, la figura statica dell'antieroe con quella dinamica del eroe. Paperino è forse visto come un ribelle, un anarchico, nei confronti della vita perfettina e previdente dei ligi al dovere come Topolino. Lui, che nel suo disordine trova tutto, non erediterà mai la grossa fortuna di Zio Paperone, non sposerà mai l'amata Paperina e gli cadranno tra capo e collo tre amatissimi nipotini, ma se la spasserà vita natural durante sulla sua amaca fregandosene della banda Bassotti e dei miliardi altrui, senza il minimo sintomo di una qualche galoppante forma di invidia. E' proprio vero che esistono tre forme di potere al mondo: lo stato, il clero e la povertà.      


Dopo un breve periodo in cui fu spalla di Topolino, Paperino, si dimostrò in grado di reggere benissimo la scena da solo. Piaceva, ed in più era anche un modo per la Disney di proporre qualcosa di diverso, un altro lato della medaglia buonista e rigorosamente asessuata del suo universo di cartoon. Dopo La Gallinella Saggia e gli altri episodi dei semplici serial per la TV sono arrivati dei veri e propri lungometraggi come il già citato Saludos Amigos del 1943 o I tre caballeros due anni più tardi. Dopo dei quali Paperino è diventato un prodotto fruibile attraverso gli albi dei fumetti o i prodotti tipicamente televisivi. Un alfiere della casa di produzione americana, che serve ancora oggi per presentare, in livrea, qualche nuovo personaggio o la compliation antologica di cartoon per l'home video messa in commercio di tanto in tanto. Il suo successo è di grandi proporzioni perché la sua figura è ormai nell'immaginario collettivo, il suo modo di affrontare l'imponderabile e di porsi nei rapporti con gli altri è proverbiale.


Bisognerebbe chiedere a Michael Moore se gli è più simpatico Paperino o Topolino. Magari spiegandogli che qualche buontempone di giornalista nostrano si prendeva la briga, già negli anni scorsi, di tentare un azzardo politico, un interpretazione, delle tendenze dei due personaggi. Oggi che la Disney in qualche modo pone il veto alla distribuzione nazionale di Fahrenheit 9/11 scontrandosi coi boss della Miramax; al documentarista statunitense forse piacerà l'idea di un Paperino fondamentalmente poco conservatore, propenso a vederlo questo film che in Francia ha colpito giuria e pubblico. Poco politically correct proprio come lui che non è assolutamente, per citare un libro di Moore, uno stupid white duck. Ma Paperino resterebbe forse a ronfare sulla sua amaca o peggio ancora accompagnerebbe l'amata Paperina al cinema a vedere il polpettone strappalacrime di turno, annoiandosi a morte anche se oramai abituato a vivre sa vie, reazionario in quanto menefreghista e dormiente.


Se il sogno americano è finito non ditelo a Paperino, lui stà ancora placidamente dormendo e oltretutto se ne frega altamente.       


Auguri Paperino! Mille di queste vite!

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