(doc) – “La Verifica Instabile”, di G. Morandini


I momenti più emozionanti di Verifica Instabile sono quelli che raccontano della sfida di un uomo a perdersi tra le acque di una perfetta, silenziosa solitudine, e per forza di cose sono raccontati dalla videocamera che Morandini si è attaccato addosso

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Una delle scene più eloquenti del lavoro di Guido Morandini e Bruno Fruttini vede Morandini, che ha intrapreso questa traversata da Torino a Venezia seguendo il corso del Po in canoa e bicicletta, provare a telefonare ad un numero verde cui comunicare il suo passaggio attraverso un particolare canale del Po soggetto a sorveglianza. Morandini è dubbioso che la cosa possa funzionare realmente, fa il numero con un certo scetticismo. Invece ecco che un operatore non solo gli risponde, ma gli assicura che saranno lì a supervisionare il suo passaggio, grazie per aver avvisato. Morandini guarda in camera: “Funziona”, afferma, ma chiaramente non se l’aspettava. Una parte di Verifica Instabile è in qualche modo appesantita appunto da una verifica che sa già che risultato aspettarsi: le scorie nucleari riversate nel Po, le fabbriche a ridosso del fiume, l’acqua sporca, i torinesi che si sono dimenticati del fiume, addirittura il fruttivendolo che vende le pesche solo a cassetta, non sfuse.
Decisamente più imprevisti sono gli incontri con questa umanità trasversale in cui Morandini si imbatte seguendo le acque (altri personaggi sono finiti nei video che accompagnano il blog viaggiosulpo.wordpress.com che Fruttini e Morandini hanno aggiornato giorno per giorno durante il viaggio), e che raccontano di una gens di “fiumaroli” che va dai giovani capitani di nave agli anziani pescatori, dai solitari patiti di rafting al pittoresco “Re del Po” che va costruendo un parco giochi sulle rive con legno millenario trasportato dal fiume, per far giocare “tutti i bambini del Mondo”.
Anche se l’incastro si rivela decisamente funzionale, è difficile non accusare un leggero slittamento in queste sequenze di “intervista” per via dell’inserimento della seconda camera, quella manovrata da Fruttini, che segue da lontano il viaggio di Morandini e i suoi sviluppi. Il regista è infatti provvisto di una piccola videocamera che monta su di un braccio sulla sua canoa o sulla bici,

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attraverso la quale documenta visivamente tutto il suo viaggio, molto spesso autoinquadrandosi per affidare all’obiettivo pensieri e riflessioni che il Po scatena in lui. Ma in realtà l’occhio “ufficiale” è quello di Fruttini, abile montatore del film (arricchito infatti di spezzoni audio e video provenienti dal tanto cinema italiano che ha incrociato il corso del fiume), che segue la canoa di Morandini dall’alto dei ponti sul Po, o lontano dalle rive, inquadrandolo mentre attraversa il fiume fino a farsi piccolo piccolo in lontananza, e incontrandolo veramente solo in questi momenti in cui Morandini si ferma per imbastire una conversazione con qualche personaggio del Po. Gli unici frammenti, in realtà, in cui il senso di distanza dal cuore del viaggio che invece colpisce il resto del dialogo tra le riprese di Morandini e quelle di Fruttini si attenua sino a sparire.
Infatti, i momenti più emozionanti di Verifica Instabile sono quelli che raccontano della sfida di un uomo a perdersi tra le acque di una perfetta, silenziosa solitudine, e per forza di cose sono raccontati dalla videocamera che Morandini si è attaccato addosso, che registra il suo progressivo delirare in bicicletta (soliloqui, canti a squarciagola…) man mano che l’agognata meta si fa più vicina, e i kilometri macinati iniziano a pesare sull’equilibrio mentale. Ed è davvero riuscito il rapido frammento finale alla mostra di Venezia del 2010, con Morandini che gira per i red carpet e le sale del Lido con in mano un portatile che trasmette spezzoni della Verifica Instabile, “work in progress” come il nuovo Palazzo del Cinema del Festival, dove il film si chiude.

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