È morto Dick Fosbury, l’atleta che inventò il salto dorsale

L’atleta statunitense, morto all’età di 76 anni, vinse la medaglia d’oro a Messico ’68 inventando il “Fosbury flop”, uno stile diventato poi imprescindibile per la disciplina del salto in alto

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È morto a Portland a 76 anni Richard Douglas Fosbury, detto Dick, atleta statunitense vincitore dell’oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Città del Messico 1968, grazie al suo “Fosbury flop”. A darne notizia, Ray Schulte, suo ex manager. Fosbury, che aveva un linfoma, è morto nel sonno.

“Quel ragazzo si romperà l’osso del collo”, dicevano di lui alcuni allenatori dell’epoca e giornalisti sportivi. Ma quel ragazzo, al contrario, è riuscito a rivoluzionare il mondo del salto in alto semplicemente cambiando la “prospettiva” della disciplina. Nel 1947 Fosbury aveva già iniziato a sperimentare nuove tecniche di salto, visto che con lo stile allora più diffuso – noto come ventrale, perché si superava l’asta con il ventre verso di essa – faticava a raggiungere risultati soddisfacenti. Lo stile Fosbury o dorsale, in cui il corpo  ruota in aria mentre si salta, con un atterraggio finale sulla schiena, è stato reso possibile dal fatto che proprio in quegli anni si stavano diffondendo materassini più morbidi su cui cadere, cosa imprescindibile per poterlo fare di schiena (prima si atterrava spesso sulla sabbia). Col tempo è riuscito a perfezionare la tecnica che ancora porta il suo cognome e ha iniziato a praticarla negli anni Sessanta. Altri atleti statunitensi, più o meno nello stesso periodo, hanno iniziato a usare il suo stile, senza però arrivare, perlomeno non prima di Fosbury, ai suoi risultati.

Sfuggito alla guerra del Vietnam per una malformazione alla colonna vertebrale, Fosbury ha partecipato alla finale della gara di salto in alto ai Giochi del Messico il 20 ottobre 1968 vincendo l’oro con tanto di record olimpico saltando la misura di due metri e ventiquattro centimetri. “Una volta che ero in aria, potevo sentire lo spazio tra il mio corpo e l’asticella raccontò – “sapevo di aver superato l’asticella più alta della mia vita. L’intero stadio è esploso, è stato un grande momento. Non lo dimenticherò mai”. Fosbury improvvisamente diventa una celebrità e arriva a mettere letteralmente sottosopra la sua disciplina. Il “Fosbury flop” viene rapidamente emulato. Lui però non riesce a qualificarsi per i Giochi di Monaco del 1972 e di fatto mette fine alla sua carriera agonistica per completare gli studi in ingegneria civile mentre la sua tecnica viene adottata dalla maggior parte dei partecipanti alla gara olimpica. “Pensavo che dopo aver vinto l’oro, uno o due saltatori avrebbero iniziato a usarlo, ma non ho mai pensato che sarebbe diventata la tecnica universale”, aveva raccontato Fosbury nel 2012.

Negli anni a seguire Dick Fosbury è diventato un simbolo sportivo e non solo, un esempio per chiunque senta l’impulso di ragionare in mondo anticonvenzionale e al di fuori degli schemi imposti dal pensiero comune. Ed è senz’altro questo il lascito più importante di quel ragazzo che sarà sempre ricordato volare a mezz’aria con la testa all’ingiù.

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