…e tutti risero, di Peter Bogdanovich

Il film più personale, nostalgico e sfortunato di Bogdanovich, forse proprio per questo il suo preferito. Una commedia romantica sospesa nel tempo, che sembra non essere invecchiata di un giorno

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Nella storia del cinema esistono diversi esempi di film “maledetti” o sfortunati, a volte legati a vicende extra cinematografiche che ne hanno inevitabilmente pregiudicato la buona riuscita o semplicemente impedito di trarne un ritorno economico. Molti sono i grandi registi incappati in flop così colossali da compromettere il prosieguo della propria carriera e non solo. Il caso più celebre è senza dubbio I cancelli del cielo di Michael Cimino, un flop capace di segnare un’epoca, ma ancora oggi simbolo di una romantica quanto irrazionale visione del cinema autoriale al di sopra di qualunque freddo calcolo produttivo. Spesso sono proprio questi i titoli che in qualche modo riescono a fotografare meglio di qualunque altro un certo momento storico e a raccontare efficacemente la vasta filmografia di un autore. All’interno di questa sventurata categoria, rientra a pieno diritto la raffinata commedia del 1981 diretta da Peter Bogdanovich dal titolo …e tutti risero. A solo un’anno di distanza dal kolossal di Cimino, condivide la medesima ingiusta sorte al botteghino, oltre alla conseguente bancarotta del regista e la “macchia” di aver contribuito a porre fine all’utopia della New Hollywood. Ma nel caso specifico di Bogdanovich è un tragico fatto di cronaca a condizionare la distribuzione e il relativo insuccesso del film. Poco dopo la fine delle riprese, infatti, la giovane attrice Dorothy Stratten, coinvolta in una relazione extraconiugale con lo stesso Bogdanovich, viene brutalmente uccisa dall’ex marito geloso. La tragedia segna profondamente il regista, avvolgendo di un aura malinconica ed immediatamente nostalgica l’intero film. Come spesso accade ognuno di questi elementi ha contribuito a rendere il film un cult per gli appassionati, destinato ad essere riscoperto da un pubblico sempre più vasto dopo essere stato inserito da registi come Quentin Tarantino e Wes Anderson nelle loro personali classifiche di film preferiti di sempre.

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Da grande intenditore e studioso del cinema della Hollywood classica, Peter Bogdanovich rievoca con il suo film le atmosfere, il ritmo e i dialoghi irriverenti della screwball comedy anni ’30, genere amato da cineasti come Ernst Lubitsch e Howard Hawks. Proprio da quest’ultimo prende spunto per la prima sequenza del film, ma non da una commedia, bensì da un western, ovvero Un dollaro d’onore. Bogdanovich resta impressionato dalla capacità di Hawks di presentare i personaggi ed impostare la vicenda del film senza utilizzare alcun dialogo per l’intera prima sequenza, ma servendosi solo di sguardi ed atteggiamenti del corpo. …e tutti risero è un film dal ritmo serrato, a tratti frenetico, ma dotato di momenti di stasi in cui gli sguardi muovono la storia e dicono molto più dei ripetuti botta e risposta. Per la prima parte del film lo spettatore segue spaesato il volteggiare confuso dei protagonisti per le caotiche strade newyorchesi senza riuscire a capire chiaramente cosa stia succedendo. Un vortice di inquadrature a ritmo di pattini orchestrato perfettamente dal direttore della fotografia Robby Müller, al secondo film con Bogdanovich.

John (Ben Gazzara), Charles (John Ritter) e Arthur (Blaine Novak) sono degli investigatori privati con la poco professionale abitudine di innamorarsi delle donne che dovrebbero sorvegliare. I tre uomini infrangono costantemente la regola numero uno del proprio mestiere: non farsi vedere. Il film prosegue leggero e veloce, così come sono fluide e instabili le connessioni amorose e sessuali dei protagonisti. Ognuno così attratto dall’oggetto del proprio sguardo da non riuscire a scorgere nient’altro. Charles, in particolare, è talmente perso nella visione angelica di Dolores (Dorothy Stratten) da inciampare e sbattere contro ogni oggetto che si frappone tra loro, in continue gag da slapstick. Charles si innamora perdutamente di Dolores come un cinefilo della propria visione cinematografica, e forse proprio per questo il personaggio di John Ritter doveva essere interpretato inizialmente dallo stesso Bogdanovich. Ognuno dei personaggi scritti dal regista è cucito su misura dell’interprete, in modo da limitare l’interpretazione per favorire la personalizzazione. Ben Gazzara è il consueto rubacuori da poche parole ma ben assestate, con le quali tenta di nascondere la profonda malinconia evidente nel suo sguardo. La donna da sorvegliare e di cui si innamorerà inesorabilmente è Angela, la sempre affascinante Audrey Hepburn, con la quale Gazzara in passato aveva avuto una breve relazione finita male. Il flirt tra John e Angela nasce da una promessa non mantenuta, quella di non innamorarsi.

Una storia impossibile che unisce due mondi troppo diversi ed inconciliabili, gli stessi che rappresentano i due attori: lei diva elegante simbolo del cinema classico anni ’50, lui figura emblematica dell’approccio indipendente di John Cassavetes. Non poteva funzionare e alla loro età dovevano saperlo, ma come due adolescenti sono rimasti scottati, con gli occhi lucidi pieni di ricordi: “sapevo che era troppo bello per durare”. …e tutti risero è il film più intimo e personale di Peter Bogdanovich, forse proprio per questo il suo preferito, un’opera che racconta tanto di quel momento di mezzo del cinema americano, a metà tra l’utopica New Hollywood e l’epoca dei blockbuster. L’aura nostalgica che pervade ogni primo piano di Dorothy Stratten ed ogni scambio di sguardi e di battute tra Ben Gazzara e Audrey Hepburn, non fa che accrescere il fascino di un film sospeso nel tempo, che, dopotutto, sembra non essere invecchiato di un giorno.

 

Titolo originale: They All Laughed
Regia: Peter Bogdanovich
Interpreti: Ben Gazzara, Audrey Hepburn, John Ritter, Dorothy Stratten, Blaine Novak, Christy Miller, George Morfogen
Durata: 115′
Origine: USA, 1981

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5
Sending
Il voto dei lettori
3 (3 voti)
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