Encounter, di Michael Pearce

Aspira ad essere uno sci-fi dell’anima, e purtroppo vi riesce. La rielaborazione fantascientifica dello stress post-traumatico del marine Malik è fin troppo scoperta ed empatica. Su Prime Video

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A furia di togliere l’immaginativa fiction dalla science fiction è rimasta solo la razionale science. La fantascienza minimal degli ultimi anni, applaudita da critica e pubblico in egual misura, sembra aver ricusato la sua componente futuribile a favore di un’indagine speculativa che faccia oggi dei suoi stilemi simboli psicanalitici di grado zero. In Encounter di Michael Pearce presentato al Toronto Film Festival a settembre e presente sul catalogo di Amazon Prime Video dal 10 dicembre 2021, l’idea di un attacco alieno di insetti parassitari che prendono possesso prima e il controllo poi degli umani viene usata come grimaldello concettuale per raccontare un’altra invasione, ben più esiziale anche se apparentemente più circoscritta, quella della follia nella mente di un padre sconvolto.
Malik Khan – un Riz Ahmed che continua a fare della fissità facciale l’intraducibile segreto della sua bravura d’attore – è un (sedicente) marine di origine araba in missione segreta che piomba nel cuore della notte nella casa della sua ex-moglie per portare via i suoi due figli piccoli perché sotto attacco, come tutta l’umanità, di una nebulosa minaccia entomologica. Il pericolo è annunciato diegeticamente già dalla sequenza d’apertura: Pearce opta per uno sviamento intenzionale mostrando, in una scura CGI di pandemica inquietudine, come avvenga l’attacco dei “mostri” continuamente visti e disegnati dal protagonista. Ma si tratta di un falso indizio, il primo di una sequenza non molto sostanziosa né per numero né per qualità, che contamina una narrazione abbastanza piatta e prevedibile. Come già nel suo film d’esordio Beast, il regista inglese mostra di non credere troppo al genere d’appartenenza – nel 2017 l’horror, qui la fantascienza – puntellandolo con la solidità di una sceneggiatura fortemente umanista. Gli evidenti echi da una parte di Un mondo perfetto di Clint Eastwood e dall’altra di Bug – La paranoia è contagiosa di William Friedkin contribuiscono a confondere la direzione che il film vuole assumere.

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L’elemento paranoico della vicenda è infatti sciolto fin troppo presto facendo sì che alla rinuncia di una facile ambiguità narrativa – gli unici insetti che lo spettatore vede sono quelli che si palesano al sempre meno credibile Khan – corrisponda un troppo schematico aumento di sentimentalismo. La causa della deriva complottista della mente dell’ex-marine viene ascritta allo stress post-traumatico che l’uomo ha accumulato durante le dieci missioni estere cui ha partecipato da obbediente soldato. Una in particolare, come rivela il suo commilitone nella solita scena epifanica, l’ha visto coinvolto in una terribile esperienza che ha definitivamente minato il suo già fragile equilibrio.
Pearce però con Encounter vuole mostrare come nonostante l’esattezza scientifica del profiler dell’FBI, il suo lacerato protagonista non sia necessariamente destinato a diventare uno “sterminatore di famiglie” che farà strage dei suoi due bambini. L’ottimismo materno dell’agente di custodia interpretato da Octavia Spencer che, di fronte alla (per una volta!) comprensibile richiesta da parte degli agenti di informazioni sulle condizioni di libertà vigilata del suo assistito, contrappone un disarmante approccio sul riconoscimento della bontà basato sullo “sguardo” (sic!) fa perdere definitivamente il fascino apocalittico delle visioni di Malik Khan. La sua fuga senza meta nei selvaggi territori della wasteland statunitense passa attraverso alcuni Stati della West Coast, dall’Oregon al Nevada fino alla California, ed è punteggiata dai suoi luoghi più iconici ed extra-terrestri: Twentynine Palms, il deserto del Mojave, Joshua Tree, la Owens Valley, la Mammoth Mountain. La bella fotografia di Benjamin Kracun ne accentua i caratteri più aspri, facendo di ogni tappa un passo di avvicinamento verso la redenzione di Khan dalla sua oramai acclarata follia.

Encounter però rilancia questo on the road dell’anima provando ad allargare il suo sguardo anche ai mali odierni degli U.S.A. L’incontro a suon di proiettili con la famiglia ultra-conservatrice della probabile destra religiosa, oltre a donare un pathos action di cui non si avvertiva il bisogno, allarga in maniera forzata il discorso sul malessere del suo protagonista, ascrivibile così ad una generale ed asettica crisi dei tempi. L’alienazione aliena era un’ipotesi realisticamente impraticabile ma cinematograficamente più interessante.

Titolo originale: id.
Regia: Michael Pearce
Interpreti: Riz Ahmed, Octavia Spencer, Janina Gavankar, Rory Cochrane, Lucian-River Chauhan, Aditya Geddada.
Distribuzione: Amazon Prime Video
Durata: 108′
Origine: USA, UK, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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