“Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa”, si leggeva sui muri della Bologna di Andrea Pazienza e, più tardi, di Renato De Maria (Paz!, 2002). A distanza di 11 anni, Mazzotta, al suo esordio come regista, riporta in scena il personaggio di Fiabeschi (da lui interpretato in Paz!), scegliendo di rappresentare il punto di vista contrario: quel tornare indietro, senza l’attenuante della rincorsa, simbolo di sconfitta, fallimento esistenziale di un antieroe che necessariamente deve imbattersi nella resa dei conti con il proprio passato. Enrico Fiabeschi ha ormai 40 anni, la sua ragazza l’ha lasciato, non ha concluso gli studi e non ha un lavoro. Si trova dunque costretto a tornare a casa, in Calabria, nel paese di Cuculicchio. Lo accolgono i vecchi amici e la famiglia. Fiabeschi riflette sui suoi disastri e sulle sue incapacità e, per la prima volta, oltre all’amore insuperato per le canne riesce a riconoscere nella sua coscienza ottenebrata dal vuoto il valore dell’amore e della sensibilità.

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É significativo che la persona capace di innescare questa riflessione nell’animo di Fiabeschi sia una ragazza muta, Anna, voce del silenzio che simboleggia una ritrovata purezza, contraltare di un mondo chiassoso in cui domina il vuoto delle parole. “La casa siamo noi”, ripete Fiabeschi, parlando con se stesso e al pubblico, identificando la maturità interiore con il ritorno ai luoghi dell’anima, dai quali non è possibile mai perdersi o esserne dimenticati. In questo senso Max Mazzotta cerca di colmare i vuoti fra il microcosmo di Paz! e Fiabeschi, personaggio marginale che, pur vivendo a Bologna nell’ardente e tumultuoso contesto storico del 1977, non era andato mai oltre la superficialità dello studente perditempo e l’amore per le canne. Sebbene l’intento del regista sia quello di arricchire e completare il personaggio, ne scaturisce purtroppo la creazione di una personalità ingombrante, manierata e sproporzionata rispetto all’impianto drammaturgico e all’ambiente in cui si svolgono le vicende.
Fiabeschi di Max Mazzotta riprende la mimica teatrale e i dialoghi in camera già utilizzati da Renato De Maria in Paz!, ma l’impostazione fumettistica presto si diluisce nell’atmosfera della caricatura e della farsa – classica commedia della disavventura condita con tutti i cliché del mondo meridionale – che toglie spessore e forza espressiva al dissidio interiore del personaggio. Fiabeschi dunque, da antieroe marginale del mondo di Paz!, che non aveva avuto l’opportunità per affrontare i propri conflitti diviene, nel film di Mazzotta, l’eroe sgangherato di una favola comica e surreale che, grazie ad una serie di gag e sketch, troppo facilmente – in un percorso a ostacoli – riesce a trovare con un happy ending la migliore soluzione.

Regia: Max Mazzotta
Interpreti: Max Mazzotta, Lunetta Savino, Ninetto Davoli, Diego Verdegiglio, Rita Montes
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Whale Pictures
Durata: 90'

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