Fottute!, di Jonathan Levine

Con Goldie Hawn a farle da spalla comica, Amy Schumer stila un manifesto che sceglie il disordine anarchico e il sabotaggio dei generi per portare avanti il suo discorso sulla lacerazione del presente

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Sarebbe dovuto essere un viaggio rilassante in uno dei tanti resort per turisti americani in Ecuador, ma le vacanze di Emily e sua madre Linda si trasformano in una fuga nel bel mezzo della foresta amazzonica, con in mano, per orientarsi, solo una mappa stampata sul retro di un kids menu e, tanto per rendere le cose più difficili, alle calcagne il più spietato dei rapitori di tutta l’America Latina. Emily sviene improvvisamente e, quando si risveglia nel letto della medicheria improvvisata di un villaggio indio dimenticato dal mondo, viene a sapere, dopo una più che dettagliata disanima sulla quantità di mierda espulsa dal suo corpo durante il periodo di incoscienza, di ritrovarsi alle prese con un parassita, la tenia. Al grido di “take the worm out, mom!” l’action comedy assume una tinta orrifica e una creatura spunta dalla bocca di Emily che, anziché prendere il coraggio a due mani e, magari, vestire gli abiti della tough woman cimentandosi in una delle ormai celebri auto-estrazioni del corpo alieno, perde miseramente il controllo e finisce solo per assestare colpi di scopa a chiunque tenti di sfilarle il verme di bocca.

fottute!

Potrebbe essere una delle pillole di Inside Amy Schumer, d’altronde è proprio sul set di Fottute! che la Schumer ha dato vita alla contestatissima parodia di Beyoncé e del suo Formation, come anche, del resto, potrebbero esserlo la maggior parte dei segmenti che compongono Fottute!. Pur se a firmare il film è un regista capace di uno sguardo personale come Jonathan Levin, l’autore di 50/50 è qui quasi del tutto prestato, nonostante a firmare la sceneggiatura ci sia non Amy Schumer, ma Katie Dippold, veterana della commedia dissacratoria al femminile, sono suoi film come il remake di Ghostbusters o Corpi da reato, a rincorrere come meglio può il continuo susseguirsi, spesso sgangherato, di sketches dove quella ragazzona bionda che continua, sopra e fuori dal palco, a dar spallate al mondo femminile prigioniero di una falsa immagine e a far della vagina uno strumento di “rieducazione al corpo femminile” non diverso da un dito o un gomito, manda a gambe all’aria ogni tentativo di coerenza narrativa o approfondimento dei personaggi.

fottute!No. Fottute! non è affatto Trainwreck. Qui, è vero, mancano le profondità affettive dello sguardo di Apatow e anche quando si parla delle traiettorie emotive del rapporto madre-figlia, nel ruolo della mamma di Emily ritroviamo, dopo esser stata lontana dal grande schermo per più di un decennio, una Goldie Hawn capace di giocare fino in fondo con i segni del tempo, tutto finisce ben presto per esser fagocitato nel disordine anarchico, distruttivo e grossolano, di un manifesto che sceglie, quasi alla maniera di Adam Sandler, il sabotaggio dei generi per portare avanti il suo discorso sulla lacerazione del presente. Insieme alle caricature e alle macchiette piene di tic che popolano il film, il fratello agorafobico e nerd sfigato di Ike Barinholtz, la madre gattara prigioniera delle sue ossessioni, l’improbabile coppia di guardie del corpo formata da Joan Cusack e Wanda Sykes, Amy Schumer non si limita a lanciarsi a capofitto, come ormai ci ha abituati, nelle zone più volgari, cattive e oscure dell’universo femminile, ma riesce anche a portare a termine il suo tentativo di sovversione dell’ordine del mondo: gli ultimi capaci ancora di poter salvare il sistema dalla sua indifferenza non sono altro che i falliti e gli irresponsabili, gli egoisti infantili e quelli che non si sono mai integrati.
Se la grandezza della commedia si misura nella sua capacità di farci sentire meno soli, Amy Schumer è una comica immensa.

 

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Titolo originale: Snatched
Regia: Jonathan Levin
Interpreti: Amy Schumer, Goldie Hawn, Joan Cusack, Wanda Sykes, Ike Barinholtz, Christopher Meloni
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 97’
Origine: USA, 2017

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