Google approda nel mercato delle IA con Gemini

Il trailer di Gemini è risultato essere un passo falso del colosso statunitense: il video infatti mostra delle criticità, venute alla luce grazie agli approfondimenti da parte di riviste del settore

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In effetti all’appello mancava solo Google tra i grandi nomi dell’industria tech a rilasciare la sua IA, il cui lancio sembra programmato per Gennaio 2024. Sembra una mossa, questa del colosso statunitense, volta proprio al raggiungimento dei concorrenti Open AI e affini; che nell’ultimo anno sono riusciti a spingere questa tecnologia molto avanti. Forse troppo rispetto al passo di Google, che adesso prova a recuperare terreno. Il trailer di Gemini (questo il nome del modello generativo multimodale) è stato pubblicato su YouTube mercoledì 6 dicembre, attraverso un video esplicativo delle funzioni più incredibili offerte dalla nuova tecnologia. Per fare un esempio, Gemini sarebbe in grado di riconoscere istantaneamente le immagini che le vengono sottoposte, avviando così una conversazione in tempo reale.

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Proprio in questi giorni in rete è nato il tormentone What the quack! divenuto virale in riferimento al video presentazione di Gemini, che ha acceso parecchi dubbi nei confronti della sua veridicità. Inoltre, le capacità di Gemini non sono così esclusive come molti su X (ex Twitter) fanno notare; potendo ottenere gli stessi risultati da ChatGPT.

Comunque Google ha ammesso, come si legge su Bloomberg, che il video in questione è frutto di un montaggio astuto. La giornalista Parmy Olson scrive che quanto mostrato “è molto diverso da ciò che Google voleva suggerire; ovvero che una persona potesse avere una conversazione vocale fluida con Gemini mentre guardava e rispondeva in tempo reale”.

Persino nella descrizione del contenuto incriminato si legge che “per lo scopo del video, la latenza e i tempi di risposta sono stati accorciati”. In rete, ad ogni modo, sono numerosissime le lamentele di appassionati ed esperti che tacciano l’azienda di aver bluffato – peraltro fallendo. Parafrasando un articolo di Emilia David, giornalista di The Verge, se Google volesse davvero invogliare giornalisti ed esperti del settore a parlarne, dovrebbe perlomeno dare loro la possibilità di cazzeggiare con Gemini, magari testandola attraverso il lancio di una beta.

Al momento Gemini è già integrato nel chatboard Bard, ed è disponibile in oltre 170 paesi (l’Italia attualmente è esclusa, anche se è possibile aggirare le restrizioni con l’ausilio di una VPN).

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