Guida all’universo di Altered Carbon in attesa di Resleeved

Dai romanzi di Laeta Kalogridis al “tradimento” della recente seconda stagione su Netflix, fino all’imminente arrivo della versione anime: tutto quello che c’è da sapere sullo Spedi Takeshi Kovacs

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Dopo due anni di attesa lo Spedi Takeshi Kovacs è tornato per una nuova avventura.

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Nel 2018 Laeta Kalogridis, ideatrice della serie prodotta e distribuita da Netflix, aveva riportato sullo schermo il primo della serie di romanzi di Richard K. Morgan, intitolati appunto Altered Carbon.
La trama della prima stagione, infatti, era rimasta fedele al libro: mantenendo la narrazione in prima persona, Takeshi Kovacs ci viene presentato nel momento in cui viene risvegliato dopo 250 anni ‘nel ghiaccio’ e impiantato in una nuova custodia per richiesta del Mat Laurens Bancroft, che gli offre la grazia e la libertà in cambio di un’indagine sul proprio presunto suicidio. Per chi non avesse visto la prima stagione, né avesse letto il libro, è necessario fare qualche puntualizzazione.

Il mondo(i) di Altered Carbon

Siamo nel 2384 e l’essere umano ha sconfitto la morte attraverso la creazione degli I.D.U, (Immagazzinamento Digitale Umano), cioè un sistema di salvataggio della coscienza e della memoria che costituiscono ogni individuo. Gli I.D.U. possono essere caricati nella ‘pila corticale’, un supporto artificiale che viene inserito al posto di una vertebra nella zona cervicale della spina dorsale.
Inoltre attraverso gli ‘agotransfer’ le persone possono effettuare viaggi interstellari in pochi minuti e senza rischi trasferendo la propria coscienza in un’altra ‘custodia’, così vengono definiti i corpi siano essi sintetici o cloni (il corpo con cui si nasce è infatti detto ‘custodia originale’).

Ovviamente, essendo questa tecnologia molto costosa, il divario tra le persone comuni e quelle più ricche è ormai molto al di là della differenza economica: chi ha molti soldi può permettersi molti cloni, dei back-up continui del proprio I.D.U. e diventare praticamente immortale e estremamente potente. Chi appartiene a questa cerchia di facoltosi e potenti semi-dei viene definito ‘Mat’, dal personaggio biblico di Matusalemme.
Per mantenere l’ordine il governo interstellare è affidato al Protettorato, che si avvale di un esercito di soldati addestrati per combattere, conoscere la tortura ‘in virtuale’, e soprattutto per sopportare al meglio il processo di ‘ri-custodia’ e poter essere così inviati tramite ago-transfer ovunque sia necessario.
I soli ad opporsi al protettorato alcuni secoli prima, furono dei ribelli guidati e addestrati da Quellcrist Falconer, gli Spedi: capaci di aggirare le simulazioni degli interrogatori virtuali e di adattarsi subito alla nuova custodia dopo un trasferimento, furono però sconfitti dal Protettorato con un attacco al loro covo segreto sul Harlan’s World.
L’unico a sfuggire a tale attacco fu Takeshi Kovacs, che venne catturato solo anni dopo: la sua pila corticale fu quindi estratta dalla custodia e messa ‘sotto ghiaccio’, cioè conservata in una prigione con una condanna all’ergastolo.

La Seconda Stagione

Il 27 febbraio è stata rilasciata su Netflix la seconda stagione e i cambiamenti rispetto alla prima sono evidenti. Prima di tutto la trama si discosta molto dal secondo romanzo della trilogia, a causa anche dei costi che avrebbe comportato realizzare una serie fedele al libro, dato che in esso sono previste guerre nucleari, viaggi nello spazio e battaglie con gli alieni.

La prima stagione si chiudeva con Kovasc che, riconsegnata la custodia al precedente proprietario, abbandonava Bay City (corrispondente futuristico di San Francisco), per dedicarsi alla ricerca di Quellcrist Falconer (Renée Elise Goldsberry, Il mistero della casa del tempo), convinto che il suo I.D.U. sia stato salvato dall’attacco alla Fortezza e sia nascosto in uno dei mondi colonizzati. Era quindi scontato che a interpretarlo non sarebbe stato più Joel Kinnaman (The Informer). Al suo posto troviamo infatti Anthony Mackie, diventato famoso negli ultimi anni per il ruolo di Falcon nella saga Marvel degli Avengers. Questa è forse la più evidente manovra di fan-service che troviamo in questo secondo capitolo della serie. Infatti, dopo che la prima stagione aveva ricevuto molte critiche, sembra che la produzione abbia virato verso scelte più ‘friendly’ nei confronti del pubblico e quella di un volto legato all’universo del cine-comic più quotato degli ultimi anni ne è un chiaro segnale.
Inoltre, se nella serie del 2018 le atmosfere erano fortemente cyber-punk e il protagonista restituiva l’immagine di un detective noir alla Humphrey Bogart in chiave futuristica, in questa versione Takeshi Kovasc è ridotto a un super soldato col cuore infranto e, anche se un mistero da risolvere è alla base della narrazione, la verità sembra interessare davvero solo a Quellcrist.
Anche il decantato ‘intuito Spedi’ è ridotto a deduzioni abbastanza semplici, tanto che i coprotagonisti stessi lo deridono in più occasioni. E in effetti anche l’intuito dello spettatore viene reso pressoché inutile, dato che a ogni dubbio, uno dei personaggi si fa prontamente portavoce di una spiegazione chiara e esaustiva di cosa è appena successo.
Hanno invece grande spazio i combattimenti, pieni di ralenti e inquadrature da diverse angolazioni, che finiscono col trasformare quello che era iniziato come uno sci-fi con ombre noir in un action piuttosto superficiale sul piano psicologico dei personaggi. Infatti, ironicamente, gli unici a scavare profondamente nelle emozioni e nei sentimenti umani sono le due A.I. , Poe (Chris Conner) e la signorina Scavo (Dina Shihabie), che proprio perché privi di un corpo e una pila corticale, sembrano essere capaci di comprendere il vero valore della vita e della morte.

A completare il processo di ‘semplificazione’ per lo spettatore abbiamo un ‘cattivo’ nettamente inferiore a malvagità rispetto a quello della prima stagione, spinto da motivi molto meno egoistici alla vendetta, ma allo stesso tempo incoerente nella messa in atto di un’azione che di per sé resterebbe fine a sé stessa.
Insomma, sicuramente si tratta di una stagione molto più facile da seguire e più leggera da digerire, senza porre troppi dubbi sulla morale dell’essere umano, di cui l’unico aspetto che risalta sembra essere quello del rapporto tra padri e figli.

Di buono c’è che per capire la carrellata iniziale di guest star che tornano dal passato (Martha Higareda, Dichen Lachman, Ato Essandoh), è necessario aver visto i 10 episodi del 2018. Quindi, viene il sospetto che lo scopo di queste 8 puntate sia in realtà far rivalutare al pubblico la serie nel suo complesso e mettere le basi per una terza stagione con al centro Quellcrist Falconer, il Takeshi Kovacs ‘originale’ (interpretato da Will Yun Lee, The Good Doctor) e forse anche il Takeshi Kovacs che abbiamo conosciuto, in una nuova custodia.

La versione anime

Annunciato negli ultimi giorni, a dare nuove speranze a chi ha sentito la mancanza della giusta dose di cyber-punk nel secondo capitolo della serie, arriva una versione animata in stile giapponese. Infatti, con Jo Nakajima alla regia e Dai Sato (Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, Cowboy Bebop) e Tsukasa Kondo alla sceneggiatura, è stato annunciato per il 19 marzo il debutto di Altered Carbon: Resleeved su Netflix. Dalle poche indiscrezioni, e soprattutto dal trailer apparso sul canale youtube ufficiale del Broadcast americano, emerge la trama: Takeshi Kovacs si risveglia dopo 250 anni di ibernazione, gli viene assegnata una nuova custodia e deve proteggere la vita di una ragazzina in cambio della grazia. A rendere tutto diverso e interessante l’ambientazione fortemente nipponica con la Jakuza (elemento presente anche nella versione live action), al centro delle vicende, le custodie C-Tac potenziate e infine i ninja: cosa volere di più?

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    Un commento

    • Raffaele Di Palma

      Ottimo articolo. Inquadra bene e velocemente la qualità della serie nella prima parte e sintetizza, senza troppi fronzoli, quello a cui va a parare la seconda serie nella coda del pezzo.

      Mi è piaciuto e lo ho trovato utile.