I See You, di Adam Randall

Su Prime Video un thriller fondato sulla doppia soggettiva dall’incipit affascinante e dai risvolti non prevedibili ma insoddisfacenti che demoliscono la tensione costruita nella prima sezione

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La provincia americana e i suoi indicibili orrori sono il fulcro di una storia di sparizioni, incentrata su una famiglia che si trova sull’orlo di una crisi. Lo script parte dal dubbio che queste sparizioni, le quali vanno dai bambini per strada fino ai coltelli nel cassetto, possano essere sovrannaturali. Si parte da una base intelligente, capace di coinvolgere un pubblico ampio – soprattutto grazie al suo unire più generi, dal dramma familiare all’horror fino al thriller poliziesco. Il film vuole distruggere le convinzioni dello spettatore così come le convenzioni che ci si aspetta da quegli stessi generi, con cui si prova a dare una lettura più stratificata: dalla ghost story all’indagine poliziesca fino soprattutto al thriller mind-blowing, in cui lo spettatore diventa il detective e partecipa attivamente, raccogliendo indizi per provare a risolvere il caso e soprattutto rispondere alla domanda dell’incipit: “Cosa sto guardando?”. Ne risulta un film a due facce, modesto ma che al tempo stesso vuole sconvolgere; forse più sconvolgere il genere che lo spettatore, per quanto finisca nel classico pur partendo dal contemporaneo.

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La storia si apre con la scomparsa di un ragazzino svanito nel nulla mentre attraversava il bosco sulla sua bicicletta; le circostanze ricordano un caso analogo di molti anni prima. A occuparsi delle indagini è Greg Harper, già alle prese con un problema familiare importante: lui e sua moglie Jackie stanno provando a rimettere in piedi il loro matrimonio, così come tutta la famiglia, dal momento che il figlio Connor non riesce a perdonare sua madre per il suo tradimento. Le cose però si complicano ulteriormente quando le loro vite finiscono al centro di eventi strani e inquietanti. C’è una sorta di partita ad incastro, divisibile in due parti ben distinte. La prima presenta elementi pienamente riconducibili all’horror, con eventi apparentemente inspiegabili la cui spiegazione si può ritrovare nel sovrannaturale; la seconda invece abbraccia il thriller poliziesco e si incentra sul demolire la prima, con gli elementi horror che vengono razionalizzati mediante escamotage narrativi, alcuni anche interessanti come nel caso del “phrogging”, che si consiglia di non approfondire prima della visione del film.

Malgrado il plot sia interessante, l’opera ne rimane schiacciata, imprigionata sotto il suo stesso meccanismo. La volontà di creare qualcosa di originale si sente tutta, ma questo bisogno finisce col lasciare indietro tutte quelle componenti altrettanto importanti, come la psicologia dei personaggi, che paiono solamente dei burattini (e da una parte lo sono); non c’è nessuna scavatura, nessun approfondimento nelle loro vite, situazioni e problematiche. Pertanto Helen Hunt e gli altri protagonisti perdono di pluridimensionalità, rendendosi funzionali solo al whodunit.
C’è forse fin troppa “trama” che, anche se viene meravigliosamente gestita, a fine storia sembra essere un peso troppo grande; a parte salvo il giocare con la doppia soggettiva, non è chiaro dove il film voglia andare a parare o cosa voglia dire. Un dettaglio che rende certamente bene è l’atmosfera, ed è interessante veder manovrare più generi nella sceneggiatura, ma ciò porta a delle mancanze che impediscono di renderla al meglio.
L’enfasi con cui si presentano fatti e personaggi lascia un po’ d’amaro, facendo sì che il lavoro arrivi alla fine già sfiammato; si teneva bene in piedi anche dopo la prima “grande” rivelazione, ma forse non é riuscito a reggere allo stesso modo il secondo plot twist, non riuscendo in chiusura a gestire la tensione che invece aveva ben costruito nella parte iniziale e distruggendo quella mistificazione di false piste che per metà di visione si è rivela solida ed efficace, lasciando all’ultimo atto il compito di risolvere la questione con un approccio più classico, anche se non del tutto prevedibile.

Titolo originale: id.
Regia: Adam Randall
Interpreti: Helen Hunt, Jon Tenney, Judah Lewis, Owen Teague, Libe Barer, Gregory Alan Williams, Erika Alexander, Allison Gabriel, Adam Kern, Riley Caya
Origine: USA, 2019
Distribuzione: Film & TV House, GEM Entertainment, Bankside Films
Durata: 98’ 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.83 (6 voti)
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