Il cinema di Hong Kong arriva in DVD: "Le sette spade della vendetta" di Wong Jing

Nell'ultimo numero di “DVD World” in edicola questo mese è allegato un film con Jet Li del 1994, un'occasione per riscoprire una cinematografia straordinaria ancora piuttosto sconosciuta qui da noi.

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Ecco un film destinato a quanti sono rimasti sorpresi ed ammaliati dai combattimenti volanti de La tigre e il dragone di Ang Lee. Al pubblico occidentale è apparso incredibile e del tutto originale vedere quei cavalieri medioevali combattere con le loro spade su per i tetti, sopra le mura, fin sopra gli alberi delle foreste in inseguimenti via via più spettacolari ed "eccessivi". Ma niente di tutto quel che il film di Ang Lee mostrava era frutto della sua originale creatività: Lee riprendeva riadattandola ai gusti del pubblico occidentale le tradizionali novelle popolari wuxia (da wu che significa marziale e xia che significa cavalleresco, ovvero "cavaliere errante") da cui scaturirono tutte quelle pellicole di cappa e spada che andarono a costituire il genere wuxiapian, che univano i combattimenti di arti marziali con le epiche lotte cavalleresche. E' pero con l'arrivo di un cineasta come Tsui Hark che queste presero le forme moderne dei "cavalieri volanti", sviluppando la tecnica del wire work,  ovvero con gli attori legati da potenti e invisibili corde che gli permettono, attraverso un sofisticato sistema di collegamenti "manuali", di volare durante i combattimenti. Ma se ne La tigre e il dragone la messa in scena si adatta all'occhio occidentale, che pure ne viene sorpreso ma che sotto sotto ritrova i suoi punti di riferimento visivi (nascosti), con questo Le sette spade della vendetta la narrazione procede per direzioni davvero imprevedibili e, spesso, bizzarre. Va detto che il film, pur essendo un campione rappresentativo del genere, ha una venatura di commedia piuttosto rilevante, e questo è un po' il marchio di fabbrica di un cineasta come Wong Jing, forse uno dei pochi registi hongkonghese dotati di un umorismo che a volte si avvicina alla comicità demenziale, che non gli ha mai impedito peraltro di riscuotere dei notevoli successi commerciali in una prolificità pazzesca con anche cinque sei film all'anno.

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Questo film, che ha una serie di titoli "possibili" incredibile, come quasi tutti i film di Hong Kong (lo trovate sia come The Evil Cult che  come The Kung Fu Cult Master, ma anche come Kung Fu Master, Kung Fu Cult Hero e Lord of The Wu Tang...), che molto spesso vengono rititolati a ogni diversa destinazione internazionale, è una produzione del 1993, quando Jet Li era da poco esploso con il grande successo di Once Upon a Time in China e Once Upon a Time in China 2, interpretati nel '91 e 92. Wong Jing cerca di sfruttare il momento d'oro del ragazzo di Pechino e gli costruisce addosso una storia di guerrieri ambientata durante la Dinastia Yuen, con continui scontri tra le varie fazioni di cui francamente si fa fatica a seguire le tracce all'interno di una storia frammentata e confusa, dove il vero leitmotiv sono le occasioni per lanciare il grande Jet Li in accanitissimi e spettacolari combattimenti.



Si parte con la leggenda delle spade che contenevano il "segreto della Luna", segreto che conferiva a chi lo avesse scoperto il potere di dominare nelle arti marziali. Poi vediamo i genitori del protagonista alle prese con fazioni rivali che dopo alcuni scontri, spingono al suicidio la coppia lasciando solo e ferito gravemente il piccolo Mo Kei. Il ragazzo cresce, ma non sa ne può combattere, fino a quando non si ritrova con la giovane Siu Chu a dover fuggire dal piccolo mondo in cui si era ritrovato. Fuga nel deserto (ancora un riferimento ripreso ne La tigre e il dragone, ricordate?) e incontro con il maestro  di Tai Chai, dal quale  Chang Mo Kei riuscirà ad apprendere tutte le tecniche più raffinate e potentissime di combattimento. Solo allora, finalmente pronto, potrà esaudire il desiderio espresso dalla madre prima di morire, ossia vendicare la morte della sua famiglia.

Ma indubbiamente la trama non è l'elemento centrale di Le sette spade della vendetta, che invece sa molto bene coreografare combattimenti individuali e di gruppo alternandoli con autentiche battaglie campali e movimenti di masse. Ma tutto il film è costruito sulle spettacolari "risorse umane" di Jet Li, che è bravissimo nella prima parte quando deve "contenere" il suo slancio rappresentando un personaggio incapace di combattere, per poi potersi liberare nel momento in cui impara finalmente il kung fu e i segreti "della grande pergamena del Sole" che gli conferiranno grandi poteri ed energia. Li brilla di luce propria in un film che alterna momenti serissimi ad altri in cui sembra quasi voler operare la parodia di se stesso, in un continuo mutar di registri narrativi che lascia davvero senza respiro. Il montaggio è così frenetico e i combattimenti talmente veloci che anche al rallentatore a volte si fatica a capire la composizione delle scene, frutto di quel montaggio "istintivo" e fuori dalle regole classiche che hanno caratterizzato il cinema della New wave hongkonghese. E' solo l'inizio di una nuova avventura di spettatori, che se sanno abbandonarsi alla diversa fluidità della messinscena cinese, all'umorismo crasso e demenziale e ai combattimenti volanti, non potranno non rimanere affascinati a catturati da un cinema e una cultura che sembra possedere quella leggerezza di tocco che il cinema occidentale tanto spesso sembra aver ormai smarrito.

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