Il destino degli uomini, di Leonardo Tiberi

Con un’interessante mescolanza di finzione e materiali d’archivio, Tiberi chiude la sua trilogia sulla Grande Guerra. L’utilizzo del repertorio ricorda l’ultimo Peter Jackson

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Si potrebbe pensare che per recuperare la memoria degli eventi passati basti la riproposizione di materiali d’archivio, con un voice over che spieghi le immagini e con l’aggiunta di musiche efficaci per coinvolgere maggiormente lo spettatore. Si potrebbe pensare che per realizzare un prodotto fruibile dal pubblico di oggi serva una storia con un percorso drammatico, con effetti visivi e sonori di alta qualità per creare un’esperienza immersiva. Si potrebbe inoltre pensare che le due soluzioni appena proposte non siano conciliabili o che addirittura l’una sia la negazione dell’altra. Leonardo Tiberi risponde a queste possibili supposizioni con un progetto interessante e ambizioso. Il destino degli uomini chiude infatti una trilogia che ha il suo punto di forza nel tentativo di creare una drammaturgia amalgamata con materiali d’archivio dell’Istituto Luce.

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Le immagini che all’epoca erano state girate senza uno sguardo cinematografico acquistano nuova vita grazie al restauro in alta definizione e alla colorizzazione e compie un raffinato lavoro sulla velocità di scorrimento delle immagini, rendendo i materiali d’archivio perfettamente compatibili con le riprese girate ex novo. Con questa tecnica, già sperimentata con successo nei due film precedenti, il cinema si dimostra capace di utilizzare filmati di repertorio non solo come testimonianza del tempo passato ma quasi come immagini del tempo presente, operazione simile a quella di Peter Jackson nel recente They Shall Not Grow Old. Le immagini sembrano girate oggi, sembrano pensate per il cinema e sembrano voler dialogare direttamente con gli spettatori del 21° secolo. Esattamente un secolo ci separa dalla Grande Guerra (la trilogia è iniziata nel 2014 e si è conclusa ora nel 2018) ma l’eroismo di alcuni uomini dura in eterno.

L’intenzione era chiara già dal primo film: rendere noto ciò che non lo è narrando le gesta di eroi il cui nome è sconosciuto o dimenticato. Non a caso Fango e gloria è dedicato proprio alla leggenda del Milite Ignoto. Dopo l’omaggio agli eroi di terra, Tiberi dedica il secondo film Noi eravamo agli aviatori, gli eroi del cielo, per poi concludere con l’omaggio alla marina militare. Il destino degli uomini è la storia del poco conosciuto comandante e ammiraglio Luigi Rizzo che, catturato dai tedeschi, viene sottoposto a continui interrogatori sull’identità di coloro che lo hanno affiancato nelle sue imprese. Con integerrimo eroismo riesce non solo a non fare nomi ma anche a guadagnarsi il rispetto dei tedeschi. In questo senso il rapporto che si instaura con un ufficiale dell’esercito nemico sembra riecheggiare il rapporto fra Candy e Kretschmar-Schuldorff in Duello a Berlino di Michael Powell ed Emeric Pressburger o l’ancor più sublime rapporto fra de Boëldieu e von Rauffenstein ne La grande illusione di Jean Renoir.

Regia: Leonardo Tiberi

Interpreti: Andrea Sartoretti, Marta Zoffoli, Ralph Palka, Ricardo Angelini, Rike Schmid, Pietro Genuardi

Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà

Durata: 71′

Origine: Italia, 2018

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