Il principe dimenticato, di Michel Hazanavicius

Neanche in una favola contemporanea l’opera del regista francese riesce a essere meno disastroso. Passa dalla Pixar ad Amélie fino ad approdare al cinema ribelle adolescenziale. Amazon Prime

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Non riesce ad avere la mano leggera neanche in una fiaba il cinema di Hazanavicius. Dopo aver depredato il muto (The Artist) e Godard (Il mio Godard) anche con Il principe dimenticato il set diventa, in maniera sempre esplicita, un enorme giocattolo: lo schermo che si chiude a iris come nei silent movies che poi diventa una scatola delle illusioni; la notte che diventa il momento del sonno quindi dell’immaginazione quindi del cinema; la storia che va avanti o si interrompe seguendo la voce-off e/o il desiderio dei protagonisti.

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Djibi è un uomo vedovo padre di una bambina. Di giorno lavora come guardiano di un parcheggio ma ogni notte si trasforma nell’eroe della figlia Sofia; le racconta infatti una favola dove la trasporta nel mondo fantastico di “Storyland” dove diventa un principe. Passa qualche anno e la ragazzina è cambiata. Con la scuola e i compagni nuovi non ha più bisogno delle storie del padre ma preferisce frequentare un coetaneo, Max. L’uomo deve così cercare il modo per continuare ad essere presente nelle giornate di Sofia. Nel frattempo, arriva una nuova vicina di casa che gradualmente entrerà nella vita di entrambi.

Il principe dimenticato toglie lo stupore e la seduzione dell’immaginazione dagli occhi di Omar Sy. Hazanavicius guarda da una parte i film Pixar, in particolar modo a Inside Out nel modo in cui ha preso forma l’inconscio infantile. Ma nel suo caso, resta sempre su una superficie estremamente monotona che lui spaccia per montagne russe. Il suo cinema mette in modo lo stesso meccanismo, nel contrasto tra giorno/notte, realtà/immaginazione. Passa con indifferenza in uno dei momenti che potevano essere più potenti, l’abbraccio con il fantasma della moglie, riuscendo nel non invidiabile primato di riuscire a rendere quel momento senz’anima. Il problema è che Il principe dimenticato non ha neanche quel briciolo di umiltà di voler apparire neutro. Non ce la fa proprio ad essere innocuo. A cominciare dalla presenza continua della colonna sonora di Howard Shore, calpesta nell’ordine la perdita dei poteri, la ribellione adolescenziale (la scena in cui Sofia viene presa in giro alla festa è una mortificazione gratuita), si ilude di entrare dentro l’arte dei sogni dell’opera di Gondry con l’elefante di stoffa e infine, con l’entrata in scena della vicina interpretata da Bérénice Bejo, gli da anche un tocco alla Amélie di Jeunet che non fa mai male. Anche in una favola contemporanea per ragazzi, Il principe dimenticato porta l’inconfondibile marchio di fabbrica di un cinema ancora una volta indigesto. Dura poco più di 1h e 40 minuti ma sembra di guardare I dieci comandamenti.

 

Titolo originale: Le prince oublié
Regia: Michel Hazanavicius
Interpreti: Omar Sy, Bérénice Bejo, François Damiens, Sarah Gaye, Keyla Fala, Néotis Ronzon
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 102′
Origine: Francia, 2020

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.5 (6 voti)
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