Instructions Not Included, di Eugenio Derbez


Instructions Not Included
è a suo modo un film “esemplare”. Per come è costruito, realizzato, venduto. E non a caso al suo tripartito timone c’è quell’Eugenio Derbez star assoluta non soltanto in Messico ma giù giù per tutta l’America Latina, e che realizza un calibratissimo melodramma, un prodotto perfettamente riconoscibile, leggibile e assimilabile di qua e di la del Rio Grande

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La lunga coda del successo di Instructions Not Included è simmetrica, la somma totalizzante è maggiore delle parti: quinto esordio nel 2013 Labor Day (quasi otto milioni di dollari), quarto maggior incasso tra i film di lingua straniera negli Usa (quarantacinque milioni) e primo tra quelli di lingua spagnola; debutto record in Messico (undici milioni e mezzo) e dritto al primo posto nella classifica all-time con oltre quarantacinque milioni. Altri numeri e letture: prima, significativa, volta che un film messicano esce negli Usa e poi oltrepassa il confine a sud – in questo caso, dopo due settimane; l’uscita in territorio gringo è stata inizialmente in limited release con appena 347 schermi, e in seguito al grande successo dell’esordio la distribuzione è salita a molte più sale; distribuzione curata dalla Pantelion Films, una joint venture tra la sempre lungimirante Lions Gate e la messicana Grupo Televisa, società nata per impattare sul segmento di spettatori più in crescita negli ultimi anni, quello degli ispanici; ispanici che oramai sono una fetta importante del mercato americano, gruppo etnico che rappresenta il 17% del meltin’ pot americano ma ben il 26% dei frequentatori assidui di cinema. La permutazione di cifre e percentuali fa emergere un grafico che il produttore-regista-attore Eugenio Derbez aveva già decostruito e bilanciato quando si è immerso nella realizzazione di questo progetto cullato nella sua testa per ben dodici anni, e dopo aver fatto sua la partecipazione della produttrice Monica Lozano (Amores Perros, Nicotina), come quella delle star televisive messicane Arcelia Ramirez e Alessandra Rosaldo, Derbez ha dispiegato spettacolarmente questo grafico per farne un calibratissimo melodramma, un prodotto perfettamente riconoscibile, leggibile e assimilabile di qua e di la del Rio Grande, con target spettatoriali che vanno da differenti gruppi etnici a diverse fasce di età.

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Valentín ama e gira in vespa nella sempre vacanziera Acapulco. Un giorno bussa alla sua porta l’americana Julie, incontrata e poi altrettanto dimenticata sulle spiagge messicane. La ragazza però non è sola: c’è anche Maggie, bambina di un anno che lei dice di aver avuto da Valentín. Con la scusa di scendere a pagare il taxi, la bionda americana scappa via, lasciando la bambina nelle mani di un disperato Valentín. Il mexican-lover è però deciso a non esercitare nessuna paternità, e si mette sulle tracce di Julie, risalendo ad un albergo di Los Angeles dove lei lavorava come istruttrice di danza. Mentre il nostro, per uno dei tanti equivoci, cerca di avere dal produttore Frank Ryan il numero di Julie, la piccola Maggie cade per sbaglio in piscina, e Valentín impaurito ma spinto dal nascente amore verso la bambina, si tuffa dall’ultimo piano dell’albergo per salvarla. Frank gli propone così un lavoro come stuntman, e Valentín accetta iniziando ad occuparsi di Maggie, fino a quando, anni dopo, Julie non riappare…

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Instructions Not Included è a suo modo un film “esemplare”. Per come è costruito, realizzato, venduto. E non a caso al suo tripartito timone c’è quell’Eugenio Derbez star assoluta non soltanto in Messico ma giù giù per tutta l’America Latina – con interessanti e sempre crescenti propaggini americane come Jack e Jill, Rob e Anger Management. Derbez infatti, per il suo esordio registico, ha messo su una storia che è la più universale e assieme funzionale possibile, puntando dritto e senza remore ad un corpus di emozioni che attraversano tutto lo spettro che va dalla gioia al dolore, dalla rabbia alla disperazione. L’impianto melodrammatico è esposto e vagliato in ogni sua direzione, tanto che nella stessa pellicola abbiamo perfino spruzzate di bromance e procedural, virate che servono a caricare in ogni suo aspetto la vicenda di Valentín e Maggie. Vicenda che viene strutturata sulle infinite agnizioni e ritorni delle soap di lingua spagnola, con un continuo andirivieni di padri, madri, figli, amanti, amici, in un’altalena di avvicinamenti ed allontanamenti che servono a ritardare e accrescere il climax e la risoluzione finale.

 

Il film di Derbez ha poco (coinvolgente) riso, poco (dinamico) ritmo, poco (sotto pelle) sentimento, però si trascina dietro un fantasmatico nucleo che è il suo motore immobile, che parte dal reale Eugenio Derbez per arrivare al finzionale Eugenio Derbez: l’amore per il cinema, per il cinema americano, finto, pericoloso, spettacolare. I vari strati del rapporto tra Valentín e Maggie, tra Maggie e la vita quotidiana, sono mediati e avvengono soltanto all’interno di set, produzioni, mestieranti del cinema, tanto che non c’è differenza tra casa sua e una scenografia, tra la madre narrata dal padre e un’attrice, tra la morte del padre mentre interpreta qualcun altro e la morte del nonno che era una vera star del cinema messicano. E per un attimo anche noi veniamo presi dal vortice della verità e della finzione fino a non riconoscere più quello che avviene sullo schermo, quando il melodramma diviene puro e sacrifica al suo necessario altare il centro del fingere e dell’essere se stessi di Valentín e Julie, ora di nuovo insieme.

 

Titolo originale: No se Aceptan Devoluciones

Regia: Eugenio Derbez

Interpreti: Eugenio Derbez, Loreto Peralta, Jessica Lindsey, Daniel Raymont, Arcelia Ramirez, Alessandra Rosaldo

Origine: Messico, 2013

Distribuzione: Indie Pictures

Durata: '115

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