Intervista a Claudia Bedogni, distributrice di "Re della terra selvaggia"

claudia bedogniHa creato la Satine Film e ora esce in sala con uno dei casi cinematografici dell'anno affiancandosi alla Bolero. Reggiana, doveva prendere la carriera diplomatica, poi si è avvicinata al cinema lavorando con Vania Traxler, 'pioniera del cinema di qualità in Italia'. E si augura che la gente vada a vedere questo film guardandolo "con il cuore e non solo con gli occhi"

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claudia bedogniClaudia Bedogni, una distributrice reggiana per uno dei film del momento. Vincitore della scorsa edizione del Sundance Film Festival, presentato in anteprima europea a Berlino 2012, poi a Londra. E ora nei nove film candidati al Premio Oscar. Come ci è arrivata?

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Mi permetto di suggerirti di integrare questa domanda ,se vuoi, con altri premi e festival più significativi di Londra e Berlino, puoi mettere la Camera d'Or a Cannes, e il fatto che sia il film vincitore in assoluto del maggior numero di premi nel 2012, nominato tra i fim piu belli dell'anno, e ora quattro nomination agli Oscar come Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Sceneggiatura non originale 

Ogni anno mi reco al Sundance Film Festival, a cui sono molto affezionata perché si respira un'aria di cinema indipendente interessante e innovativo edove si possono fare bellissime scoperte.  Nel 2011  non ci sono riuscita ad andare perché stavo costituendo la Satine Film e ho cercato quindi di recuperare i film del Sundance all'European film Market di Berlino, dove solitamente vengono ripresentati.

Quando ho visto Beasts of the Southern Wild (il titolo originale di Re della terra selvaggia) ne sono rimasta profondamente colpita e al tempo stesso turbata: non era mia intenzione, con la Satine Film, dedicarmi nuovamente alla distribuzione, nonostante i molti anni trascorsi come responsabile acquisizioni prima per Lady Film e successivamente per Istituto Luce/CinecittáLuce. Con la Satine Film intendevo essenzialmente, sviluppare progetti di co-produzione internazionale, anche alla luce delle difficoltá che il settore della distribuzione del cinema di qualitá sta attraversando in questo periodo. Ma Re della terra selvaggia mi e apparso da subito cosi ‘speciale’  e ‘unico’ da invogliarmi a modificare progetti e strategie. 

A Berlino però le aspettative del venditore internazionale erano molto alte: Re della terra selvaggia era stato subito acquistato dai maggiori distributori internazionali, tra cui Fox Searchlight per gli Stati Uniti e le richieste economiche superavano decisamente il mio budget. Per mia fortuna, peró non avevo altri concorrenti, cosi ho iniziato una tattica di sfinimento del venditore internazionale che alla fine, complice forse la passione dimostrata verso il progetto e la strategia di distribuzione che avevo in mente, ha acconsentito a concedermi i diritti di distribuzione per l’Italia. Ho iniziato a lavorarci fin da subito, dedicandomi all’edizione italiana del film e cercando di catturare tutte le informazioni rilevanti che arrivavamo dall’estero: dall’endorsement di Barack Obama e Oprah Winfrey ai molti premi vinti da un capo all’altro del mondo: man mano che il film cresceva, cresceva automaticamente anche il mio impegno distributivo e le aspettative che il film meritava di soddisfare.

re della terra selvaggiaHo ritenuto necessario dunque, trovare un partner distributivo  con cui condividere il percorso. All’inizio non è stato semplice, proprio perché in Italia in questo momento, c’e molto timore verso questo genere di film, poiché la sala cinematografica tende a premiare principamente i film di forte impatto commerciale e lo sfruttamento degli altri media il piú delle volte non riesce neanche a ricoprire i costi del lancio e della stampa delle copie. Alla fine peró sono riuscita a trovare il supporto della Bolero Film di Leandro Pesci: abbiamo unito le forze e le quattro nominations all’Oscar hanno premiato la fiducia di entrambi nel film. E oggi, con l’uscita in sala, mi sembra di aver vissuto un percorso magico quasi quanto la storia produttiva del film stesso (un film low budget girato con attori non professionisti e prodotto da un collettivo di produttori amici) e la stessa storia che il film desidera raccontare.  

 

Guardando Re della terra selvaggia non si può che rimanere impressionati dalla grandiosità dell'opera, che riunisce tante arti in una sola. Per lei qual è stata la prima impressione?

Per me Re della terra selvaggia ha rappresentato fin da subito uno di quei rari casi in cui il talento e il virtuosismo cinematografico si unisce a contenuti e sentimenti di alto valore morale e emozionale. Non capita spesso: talora film stilisticamente impeccabili scelgono storie sgradevoli o diseducative, altre volte, storie originali e interessanti vengono tradotte in un linguaggio cinematografico che non funziona. Tutt’oggi pur avendo visto numerose volte Re della Terra Selvaggia, riesco ancora a cogliere dei particolari di grande potenza evocativa che, tutti insieme, contibuiscono alla ricchezza del film e lo rendono un film complesso, pur nella sua semplicitá.

 

Quando e come ha iniziato a occuparsi di cinema?

Per una scelta del destino: il mio percorso studiorum era interamente dedicato alla carriera diplomatica, mi sono laureata alla Cesare Alfieri di Firenze in Scienze Politiche indirizzo internazionale e ho frequentato, a seguire, i corsi di di preparazione alla carriera diplomatica presso la SIOI (Societá Italiana per l’Organizzazione Internazionale) di Roma. Ma mentre preparavo il concorso ho letto un bando di selezione indetto dal programma Media dell’Unione Europea per un Master nel settore dell’audiovisivo. Un Master che sembrava molto interessante perché itinerante tra Roma, Londra, Parigi e Madrid, finalizzato alla formazione di professionisti da inserire nel settore dell’audiovisivo europeo. Ho tentato un po’ per gioco perché il cinema mi ha sempre affascinato e sono stata selezionata a partecipare. La mia attrazione verso la carriera diplomatica era legata all’obiettivo di conoscere le culture del mondo e In fondo il cinema è anche questo. Al termine del master, ho iniziato subito a lavorare con Vania Traxler, pioniera della distribuzione del cinema di qualità in Italia con la prestigiosa Academy Pictures. E’ stata un’esperienza formativa molto importante.

 

Quali sono le difficoltà di un distributore italiano? Quanti e quali ostacoli si incontrano lungo la strada che porta un film internazionale importante come questo nelle sale del nostro Paese?

Oggi le difficoltà sono enormi, quasi insormontabili. Tant’è che anche alcune tradizionali case di distribuzione di qualità hanno virato verso scelte editoriali più commerciali. Essenzialmente le problematiche vanno attribuite a due fattori. Il calo del percentuale del pubblico che va al cinema (un po’ per disaffezione e un po’ per la scelta di fruire il cinema in modalità diverse dalla sala cinematografica) e la perdita di valore del prodotto nelle finestre di sfruttamento come la televisione e l’home video. A questo si aggiungono le difficoltà legate all’esercizio e al reperimento delle sale cinematografiche. I film di qualità per poter essere visti e apprezzati dal grande pubblico devo diventare una sorta di ‘evento’ ma questo non sempre accade anche per i film belli e riusciti.


Che cosa si aspetta dall’uscita in sala?

Che il pubblico veda Re della Terra Selvaggia con il cuore e non solo con gli occhi.


Che cosa c'è adesso nella sua agenda?

La speranza che il film vada abbastanza bene al botteghino da poter dimostrare che ancora si puó fare questo lavoro e che si possono scoprire nuovi talenti da far conoscere al grande pubblico. Se cosi sará la passione e il desiderio di andare avanti non mancheranno!

 

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