"Jason Statham, il bruco che diventa farfalla"

Dal nuoto al contrabbando, dalla moda al cinema: Jason Statham, ovvero il nuovo corpo ibrido del cinema d'azione.

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Jason Statham può certamente considerarsi il volto nuovo del cinema d'azione. Nato in Inghilterra nel 1972, a Syndenham, nei dintorni di Londra, secondogenito di un cantante e di una stilista diventata poi ballerina, prima di approdare al cinema ha svolto numerose attività (perfino quella del contrabbandiere), quasi che la finzione cinematografica caratterizzante i suoi personaggi di indole avventurosa e dai contorni sensibilmente inquieti, fosse la naturale conseguenza delle esperienze vissute nella vita reale. Negli anni della prima giovinezza si dedica con successo allo sport, in particolare alla disciplina dei tuffi dal trampolino: partecipa ai giochi olimpici di Seul nel 1988 e nel 1992 conclude la carriera ottenendo un buon piazzamento ai campionati del mondo. Abbandonato il mondo dello sport ne abbraccia immediatamente un altro: quello della moda. Diventa un apprezzato modello molto richiesto. Verso la fine degli anni novanta un'agenzia di casting specializzata nella ricerca di atleti, gli offre di fare una pubblicità per un marchio europeo di abbigliamento, la French Connection. In seguito viene ingaggiato dalla famosa marca americana di jeans Levis per girare uno spot pubblicitario. Da qui il salto nel mondo della celluloide: nel 1998 il regista inglese e marito di Madonna Guy Ritchie lo nota e gli offre una parte per il suo film Lock &  Stock – Pazzi scatenati. Dal 1998 ad oggi Statham ha interpretato ben diciassette lungometraggi, una carriera fulminante e sicuramente meritata, nonostante siano molti i suoi detrattori: la (pseudo)critica quotidianista è maestra nel sentenziare giudizi negativi e gettare sadicamente fango su autori ed attori, per fare poi – a distanza di anni – furbescamente marcia indietro (revisionismo storico…) e rivalutare un determinato personaggio cinematografico (vedi da ultimo i fratelli Vanzina e Neri Parenti).

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Le tappe fondamentali del percorso artistico di Statham si possono suddividere in tre momenti cruciali: il debutto con Guy Ritchie, l'incontro con Carpenter e la doppietta realizzata con il regista Leterrier ( The Transporter e The Transporter: Extreme).

Con Ritchie, Statham gira due film, Lock &  Stock – Pazzi scatenati e The snatch – Lo strappo, che lo vedono in un ruolo secondario, dove però emergono già le qualità dell'attore inglese, che interpreta magistralmente la parte di un imbroglione, scaltro e codardo al tempo stesso. Una presenza difficilmente inquadrabile, sotterranea e simpaticamente ambigua. In questi due primi lavori non emerge ancora il lato "guerresco" di Statham, che sembra invece proiettato in altre parti da gaglioffo da quattro soldi. Ci pensa John Carpenter nel 2001 con Fantasmi da Marte a tramutarlo in un soldato privo di scrupoli e di coscienza. In questo film Statham abbandona la parte del furfante per vestire i panni di un servitore dello stato che però non ha nulla di eroico e di epico. La figura dell'attore incarna invece alla perfezione quella del mercenario, interessato solo al denaro ed al sesso, un corpo dotato di una fisicità invisibile ma al tempo stesso palpabile e terribilmente minacciosa. Non si tratta ancora dell'antieroe che verrà con i film futuri, ma semplicemente della carogna che tanto ricorda le "facce patibolari" del cinema degli anni settanta (in particolare il Lee Marvin di Quella sporca dozzina). Dunque Statham è una sorta di "corpo ibrido" non dotato di una propria identità cinematografica ben delineata, ma che fluttua instabile tra le onde di un ruolo, di una parte che non lo vede protagonista assoluto, ma spalla per certi versi scomoda, perché in lui già si nota la crisalide che lascia le spoglie del bruco per tramutarsi in farfalla. Con The Transporter e The Transporter: Extreme la trasformazione è finalmente compiuta. Grazie al vulcanico ed instancabile genio di Luc Besson e di due giovani e promettenti registi, Luis Leterrier e Corey Yuen, Statham abbandona i panni del caratterista di "lusso" per vestire quelli del protagonista a tutti gli effetti. E viene fuori tutta la sua fisicità dirompente. Attenzione però, non una fisicità che si muove in maniera indipendente ed indisciplinata rispetto al contesto filmico, ma un corpo obbediente, potremmo dire "esplosivamente ordinato" rispetto alle direttive della mdp. Ed è questo quello che ci piace di lui: non è la regia che segue i suoi gesti, i suoi movimenti spericolati e spettacolari, ma viceversa è il suo corpo che si mette a servizio della mdp trasformando così le scene d'azione in una sorta di partitura musicale calibratissima e senza dissonanze. E' la perfetta simbiosi tra corpo fisico e corpo filmico, l'armonioso connubio tra immagine e carne, un'unione che regala ai momenti di pura azione una leggerezza quasi eterea che non smette nemmeno per un secondo di incantare lo sguardo.  Statham non ha mai smesso di tuffarsi dal trampolino…

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