Ken Loach risponde a Mazzacurati
Sulla vicenda REAR, che nel 2012 lo spinse a rifiutare il Festival di Torino
Lo scorso anno il regista Ken Loach ?aveva rifiutato il “Gran Premio Torino” attribuitogli dal Torino Film Festival, ? in solidarietà con il lavoratori del Museo Nazionale del Cinema, licenziati dalla cooperativa appaltatrice Rear. Oggi a un anno da quel "gran rifiuto" ha commentato le recenti dichiarazioni del regista Carlo Mazzacurati, che ricevendo il “Gran Premio Torino” in questa edizione del TFF ha affermato: «Sono certo che se Loach avesse saputo che tipo di umanissima rassegna è questa, non avrebbe mai fatto quella sgarberia. La mia impressione è che gli siano stati raccontati male gli avvenimenti e che lui non abbia avuto la possibilità di ascoltare le due campane».
In una nota, Ken Loach risponde: “Voglio solo fare una domanda a Mazzacurati: i lavoratori che sono stati illegittimamente licenziati dal Museo hanno riavuto i loro posti di lavoro? In caso contrario, lui, Mazzacurati, sta fornendo una copertura alla dirigenza della cooperativa. Persone importanti come il regista Ettore Scola e il sindaco di Torino hanno promesso di intervenire affinché i lavoratori fossero reintegrati. Che cosa è avvenuto, miei cari signori? Mazzacurati sostiene che il festival sarebbe ‘umano’. Io credo che la vera forza e la solidarietà la dimostrino quelle persone coraggiose che si sono battute contro il comportamento duro e rigido della cooperativa e che ne hanno subito le conseguenze. Più potere a loro e all'USB!”.
In un comunicato L’Unione Sindacale di Base, ringraziando Ken Loach per il rinnovato sostegno alla vertenza Rear, sottolinea che, ad un anno di distanza e nonostante le battaglie sostenute, i lavoratori ancora attendono una risposta concreta rispetto a tutte le questioni poste e Federico Altieri, l’ex dipendente Rear che prese l’iniziativa di scrivere a Loach, attende ancora di essere reintegrato nel suo posto di lavoro.
Da oggi è in rete in versione integrale il documentario “Dear Mr. Ken Loach”, che racconta la battaglia dei lavoratori della Rear ed il sostegno ricevuto dal regista britannico.