LA FOTO DEL GIORNO – Il terzo genio

Grazie al Museo del Cinema di Torino (e ad Alberto Barbera) torna in auge l'opera di Harold Lloyd, uno dei più grandi comici del muto, offuscato "criticamente" da Chaplin e Keaton, ma di altrettanta grandezza tecnica e cinematografica. Da oggi fino al 28 marzo saranno proiettati 7 cortometraggi e 11 lungometraggi realizzati fra il 1919-1932

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MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA

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Il giovane americano entusiasta


Harold Lloyd, divo comico degli Anni Venti al centro di una retrospettiva al Massimo


 


di Alberto Barbera.


 


 


 


Strano destino, quello di Harold Lloyd. Lungo tutti i favolosi Anni Venti, fu il primo al box office, battendo anche campioni oggi giustamente osannati come Charlie Chaplin e Buster Keaton. James Agee, il grande critico, ha scritto: «Per numero di gag e di risate, pochi lo hanno eguagliato e nessuno lo ha battuto». L'autorevole Kevin Brownlow, tra i maggiori studiosi di cinema muto, ha sentenziato senza ombra di dubbio: «Uno dei tre supremi maestri del cinema comico delle origini».

Eppure, chissà come, tutti si ricordano di Charlot e di Keaton, mentre pochi sanno chi è stato Harold Lloyd, il comico con gli occhiali cerchiati di tartaruga. Il critico francese Raymond Borde, su un numero di «Positif» del 1966, lamentava che una retrospettiva di Lloyd non fosse all'epoca realizzabile per mancanza di buone copie dei suoi numerosissimi film, e profetizzava: «Prima o poi lo diventerà. Oso affermare che sarà un avvenimento».

Oggi, un vasto omaggio comprendente tutti i suoi film migliori è finalmente possibile, grazie all'amorevole restauro curato da Harold Lloyd Trust e dalla Ucla di Los Angeles. Lo propone il Museo Nazionale del Cinema, al Massimo 3, da lunedì 21 a lunedì 28 marzo. Tutti i film sono presentati in copie nuove, con sottotitoli italiani e, soprattutto, l'accompagnamento musicale dal vivo, affidato ai maestri Robert Israel e Stefano Maccagno che si alterneranno al pianoforte. Sarà l'occasione per vedere 11 lungometraggi e 7 cortometraggi, realizzati fra il 1919 e il 1932, che costituiscono i capitoli più significativi della produzione di un genio della comicità silenziosa, che nel corso della sua carriera ha realizzato più di 250 film di lunghezza variabile fra i pochi minuti e la canonica ora e mezza.

Centonovanta di quei film ebbero per protagonista il personaggio che, creato nel 1917, lo fece diventare un divo nel volgere di pochissimi anni, ammirato e amato da registi e colleghi come Federico Fellini, Orson Welles e Jack Lemmon. Welles, acuto come sempre, ne diede un efficace ritratto in poche parole: «Harold Lloyd, di sicuro il più sottovalutato. Agli intellettuali non piace il personaggio di Lloyd, lo studente di college, classe media, americanissimo, provinciale. Certo, la poesia non salta agli occhi, ma così si perdono la tecnica eccezionale, scintillante… Un giorno gli sarà dato il posto che gli spetta, che è molto in alto».

Il fatto è che se Keaton ha costruito il proprio personaggio sulla figura del perdente impassibile, e Chaplin su quella del vagabondo destinato a scontrarsi con le convenzioni e le ipocrisie della società organizzata, Lloyd si presenta come l'incarnazione del giovane Americano entusiasta. Le sue ambizioni, le sue fantasticherie e i suoi fallimenti erano anche quelli dei suoi spettatori, consapevolmente invitati a identificarsi nel suo personaggio. Le sue buffonate e le sue disavventure erano certamente forzate ma mai al punto da risultare impossibili.

Fondamentalmente, era un autentico, irriducibile estroverso: quel tipo di giovanotto che per nessuna ragione accetta di farsi dire di no, o di pensare che una certa cosa possa risultare inattuabile. Per questo motivo, si lanciava in imprese incredibili e pericolose come camminare in bilico sulle travi di un grattacielo in costruzione («Viaggio in paradiso», 1921) o scalare la facciata di un grande magazzino («Preferisco l'ascensore», 1923).

L'inaugurazione, a ingresso libero, lunedì 21, alle ore 21, in Sala Uno – è affidata a «The Freshmen» (in italiano «Viva lo sport!»), un capolavoro del 1925. Lo accompagna al pianoforte il maestro Robert Israel, che da alcuni anni contribuisce, con la sua musica, alla rivalutazione del genio dimenticato di Loyd. In sala, a presentare il film, Suzanne Lloyd Hayes, la nipote dell'attore, ospite per l'occasione del Museo del Cinema.


Da Torinosette 18 marzo 2005


Dal 21/03/2005 al 28/03/2005
Contatti:
Museo Nazionale del Cinema – Ufficio Programmazione – tel. (+39) 011.81590000


 


 


LINK


 


SITO UFFICIALE


www.haroldlloyd.com 


 


BIOGRAFIA


http://www.mymovies.it/dizionario/biblio.asp?A=318

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