La programmazione di Fuori Orario dal 18 al 24 dicembre

Cinema e varietà con Monicelli e Falqui, Steven Spielberg/Dudley Nichols e Le cinque stagioni di Gianni Amico

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 18 dicembre dalle 2.30 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

LUCI DEL CINEMA’ (2)

Rivista, varietà, avanspettacolo tra cinema e televisione

a cura di Paolo Luciani

RISATE DI GIOIA                                                                                          

(Italia, 1960, col., dur., 103’)

Regia: Mario Monicelli

Con: Anna Magnani, Totò, Ben Gazzara, Fred Clark, Edy Wessel, Tony Ucci, Mac Roney, Carlo Pisacane, John Francis Lane

L’attempata Tortorella, comparsa saltuaria a Cinecittà, viene rifiutata ad una cena di Capodanno perché sarebbe risultata la tredicesima a tavola. Decide allora di passare la notte insieme ad un suo vecchio amico Umberto, incontrato casualmente, soprannominato Infortunio, dal suo prestarsi a piccole truffe nei confronti della assicurazioni. A loro si unisce Lello, un giovane ladruncolo. Passando di casa in casa, di festa in festa, alla fine Tortorella viene incolpata del furto compiuto da Lello in una chiesa. Dovrà scontare otto mesi di prigione e quando uscirà a ferragosto troverà il solo Umberto/Infortunio ad attenderla e a continuare a dividere con lei una esistenza precaria.

GIOCHIAMO AL VARIETE’ – FOLLIE DI ROMA

(Italia, 1980, col., dur., 63’)

Regia: Antonello Falqui

Con: Gabriella Ferri, Loretta Goggi, Daniela Goggi, Sandra Milo, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Paolo Panelli, Alessandra Panelli, Giovanna Ralli, Bice Valori, presentano Pippo Franco, Laura D’Angelo, Patrizia Garganese

GIOCHIAMOAL VARIETE’ rappresenta uno dei migliori tentativi della Rai di ricostruire il mondo dell’avanspettacolo (più che dal grande e sontuoso varietà), dividendo, giustamente, l’omaggio per aree geografiche: Roma, Milano, Napoli, la Sicilia. Chiamati a reinterpretare gag e numeri, storici, reinterpretati o nuovi che fossero, un mix di interpreti, in cui spiccavano in particolare quelli che quel mondo avevano direttamente conosciuto o a loro volta testimoniato in tanti film o varietà televisivi precedenti. Questa prima puntata, andata in onda su Rai Uno il 12 gennaio 1980, vede anche il  meglio delle professionalità televisive nella costruzione del “teatro com’era”; gli interpreti tutti dovevano poi fare i conti anche con i momenti più caratteristici del genere che il pubblico aveva conosciuto o cominciava a conoscere: dalla riscoperta ormai assodata del Totò cinematografico agli omaggi sempre presenti nel cinema di autore (da Fellini in giù…), fino al massiccio utilizzo di maschere, attori, trame che il cinema popolare italiano aveva riciclato in tutto il decennio degli anni ’70.

 

Venerdì 23 dicembre dalle 1.30 alle 6.00

THE FABLEGIRLS

Hollywood fa la Storia

a cura di  Lorenzo Esposito

THE POST                 

(The Post, Usa 2017, col., dur., 112’)

Regia: Steven Spielberg

Con: Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, David Cross, Bruce Greenwood, Carrie Coon, Alison Brie.

Con questo film (due nomination agli Oscar per miglior film e miglior attrice) Spielberg continua la sua personale riscrittura della storia americana tra ricerca della verità e ruolo del potere.

1966, durante la guerra del Vietnam, l’analista militare del Dipartimento di Stato americano Daniel Ellsberg accompagna le truppe americane in combattimento, documentando i progressi militari per il Segretario alla Difesa Robert McNamara. Sul volo di ritorno, McNamara dice a Ellsberg e William B. Macomber che la guerra è senza speranza. Ai media riuniti, invece, dice di credere nello sforzo bellico. Sentendo questo brusco cambiamento di rotta, Ellsberg si disillude. Anni dopo, come appaltatore/consulente militare civile che lavora per la RAND Corporation (un “think tank” militare/difensivo), Ellsberg copia migliaia di pagine di rapporti classificati che documentano il decennale coinvolgimento del Paese in Vietnam, a partire dall’amministrazione Truman. Le fa poi trapelare al New York Times, tramite il giornalista Neil Sheehan.

Nel 1971, Katharine Graham è proprietaria ed editrice del Washington Post da otto anni, e sta lottando per mantenere finanziariamente stabile il giornale. McNamara, un suo amico di lunga data, avvisa Graham che un articolo poco lusinghiero su di lui sarà pubblicato dal New York Times, un altro esempio della capacità del Times di ottenere scoop preventivi mentre il Post resta indietro. Si tratta di un articolo che denuncia l’inganno di lunga data del governo americano sulla posizione dell’America in Vietnam e nel Sud-Est asiatico. Tuttavia, un’ingiunzione della corte distrettuale federale impedisce al Times di pubblicare ulteriori articoli sull’argomento. Il vicedirettore del Post Ben Bagdikian rintraccia Ellsberg, un ex collega, come fonte della fuga di notizie e ottiene il materiale fornito in precedenza al Times. I giornalisti del Post spulciano montagne di pagine. I loro avvocati consigliano di non pubblicare il materiale, per evitare che l’amministrazione Nixon sporga denuncia penale. La Graham deve prendere una decisione difficile, il Post può fare lo scoop ma rischia l’oltraggio alla corte. Alla fine Graham dà il via libera. Il Post e il Times si presentano insieme alla Corte Suprema per difendere i loro diritti del Primo Emendamento. Il 30 giugno 1971, i giudici della Corte Suprema, nella causa New York Times Co. v. United States, si pronunciano per 6-3 a favore dei due giornali, rivendicando la decisione di Graham di stampare. Poco dopo, il Presidente Richard Nixon chiede che il Post sia bandito dalla Casa Bianca. Il film si conclude con una sequenza che mostra la scoperta del furto al Watergate.

“Spero che il nostro film renda le persone consapevoli del tipo di sforzo che si compie per cercare e stampare la verità.  E credo che questo sia più importante che riportare in auge la stampa, perché la stampa sta diventando un’antichità, come sapete, e tutto oggi è digitale.  Ma la verità non sarà mai un’antichità, non passerà mai di moda” (Steven Spielberg).

SE NON CI FOSSIMO NOI DONNE                           

(Dudley Nichols, USA, Grecia, 1943, b/n, dur., 89’)

Regia: Dudley Nichols

Con: Olivia de Havilland, Sonny Tufts, Anne Shirley, Jess Baker, James Dunn, Paul Stewart, Agnes Moorehead

L’ingegnere automobilistico Ed Browne (Sonny Tufts) si reca a Washington per presentarsi al War Construction Board. La sua missione è quella di supervisionare la costruzione di bombardieri per la guerra. Ma quando arriva all’affollato hotel in cui dovrebbe alloggiare, non ci sono camere disponibili. Un simpatico impiegato dell’hotel lo riconosce dal giornale e gli offre la stanza 2A. Ed non sa che la stessa stanza è stata prenotata da Elizabeth “Smokey” Allard (Olivia de Havilland), per la sua amica May (Anne Shirley) che quella stessa notte sposerà un sergente dell’esercito, Joe Bates (James Dunn). Il matrimonio si svolge nella hall dell’hotel, ma lo sposo ha perso l’anello e Smokey ne prende in prestito uno da Ed. Quando Smokey gli dice che lei lavora al War Construction Board, lui accetta di accompagnarla. Si scopre che Ed è il nuovo capo di Smokey. Quando Ed annuncia il suo piano per rendere più efficienti le fabbriche di aerei, producendo il doppio dei bombardieri ogni anno, Smokey lo avverte di non allontanarsi troppo dalle raccomandazioni del governo. Lui ignora l’avvertimento e va avanti con il suo piano di efficienza. Smokey, nel frattempo, rompe con Dana McGuire, un ambizioso consigliere di un senatore. Dopo sei mesi, Ed ha raggiunto il suo obiettivo, ma si è anche fatto dei nemici. Uno di questi è C. L. Harvester (Paul Stanton), che è diventato una spina nel fianco per il modo in cui Ed ha ignorato le procedure governative, riducendo i guadagni di Harvester. I due uomini diventano acerrimi nemici. Harvester si allea presto con Dana e il senatore, minacciando Ed di un’indagine del Senato. Ed ha già abbastanza problemi con le questioni personali, rendendosi conto di essersi innamorato di Smokey, mentre lei ha già ricevuto una proposta da Dana. Smokey, tuttavia, bruciando le informazioni che Harvester ha portato a Dana, salva la carriera di Ed. Quando la sua amica May se ne accorge, afferma che Smokey si è innamorata di Ed. Le due donne vengono quindi reclutate dal governo per smascherare il conte Bodinski (George Givot) come spia. La missione ha successo: il giorno seguente Smokey restituisce a Dana i file che Ed era sospettato di aver rubato. La donna testimonia anche a favore di Ed durante l’udienza. Ed è fuori pericolo e segue Smokey a casa per chiederle di sposarlo.

 

Sabato 24 dicembre dalle 1.35 alle 7.00

LA STAGIONE SOSPESA

a cura di Fulvio Baglivi

LE CINQUE STAGIONI (1°, 2°, 3° e 4° puntata)

(Italia, 1976, col., durata totale 233’)

Regia: Gianni Amico

Interpreti: Concetta Barra, Roy Boisier, Tino Carraro, Clelia Matania, Elsa Merlini

Prodotto dalla RAI e sceneggiato da Amico con Enzo Ungari e Arnaldo Bagnasco, è un racconto in 4 puntate scandito nel giro di un anno (L’inverno, La primavera, L’estate e L’autunno). Ambientato in una casa di riposo per anziani alla periferia di Genova, dove un gruppo di ospiti decide di costruire un presepio, il più bello che si sia mai visto, per vincere il premio di tre milioni di un concorso

“Ci potranno essere due tipi di reazioni entrambe sbagliate, quando il telefilm andrà in onda. Quella di chi si scandalizzerà nel sentire dire che “l’ospizio è bello” e nel non vedere espressa in soldoni la denuncia delle istituzioni chiuse, senza cogliere tutto l’affetto con cui si guarda alla vita e all’emarginazione di questo gruppo di nonnini, e quella di chi vedrà nel film soltanto la favoletta naïve, senza cogliere la sempre presente, e però mai prevaricante, metafora politica che vi è intrecciata. Ed è invece nel dialogo continuo e fitto tra il fantastico e il quotidiano, fra le storie magiche che i vecchi si raccontano e la realtà degli acciacchi e delle malattie di tutti i giorni, nel rapporto tra i signori del palcoscenico (Carraro e Santuccio) e le maschere e le voci delle tradizioni popolari (il cavaliere Tino Scotti, la cantante napoletana Concetta Barra, gli attori del teatro dialettale genovese) fra il presente vissuto (un’esperienza di vita collettiva di quattordici settimane di lavorazione) e il futuro messo in scena, che Le cinque stagioni si costruisce come film e costruisce così, come ogni favola, la sua morale. (Alberto Farassino)

PRANZO DI NATALE: CIBI GENUINI

(Italia, 1958, b/n, dur., 44’31’’)

Programma andato in onda il 17 dicembre 1958.

Mario Soldati parla della festa del Natale, religiosa e familiare al tempo stesso, dei piatti tradizionali di questa festa, tipici di ogni regione italiana, e intervista padre Mariano sulla tradizione del pranzo di magro che si consuma la vigilia di Natale. Seguono interviste allo sceneggiatore e scrittore Cesare Zavattini, al calzolaio Angelo Gatto, alla baronessa Aurelia Michetti Ricci e al generale Lorenzo De Grandi, sul modo in cui celebrano il Natale nel ricordo dei luoghi d’origine e sui piatti natalizi tipici della cucina emiliana, siciliana, abruzzese e piemontese.

 

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