La programmazione di Fuori Orario dal 30 aprile al 6 maggio
Da stanotte a sabato 6 le fantasmagorie del potere tra Khrzhanovsky, Šostakovič, Sokurov, il cinema-teatro di Deflorian-Tagliarini. E poi Mereu (Assandira) e Genina (L’edera).
Domenica 30 aprile dalle 2.30 alle 6.00
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto
presenta
FANTASMAGORIE DEL POTERE: UN RACCONTO PARALLELO 3: Khrzhanovsky, Šostakovič, Sokurov
a cura di Roberto Turigliatto
IL NASO O LA COSPIRAZIONE DEGLI ANTICONFORMISTI
(Nos ili zagovor netakikh, Russia, 2020, col., dur., 90′, v.o. sott. it.)
Regia: Andrey Khrzhanovsky
Il regista rievoca in tre atti la storia de il Naso, il racconto di Gogol e la sua trasposizione come “opera buffa” da parte di Sostakovic tra tra il 1927 e il 1928., con riferimenti anche ad altre due lavori del grande compositore, Rayok antiformalista e Lady Macbeth del Distretto di Mcensk. Nel corso del racconto incontreremo i personaggi di Gogol ma anche Bulgakov e Stalin, in una satira potente e fantasiosa di un potere che si è accanito nella persecuzione dei “formalisti”, talvolta giustiziati dal regime staliniano, e che si amplia a tutte le differenti epoche della storia russa, quando il potere ha voluto assoggettare l’arte e punire gli “anticonformisti”. Fin dagli Anni Sessanta il regista aveva ricevuto da Šostakovič (che aveva ammirato il suo primo cortometraggio d’animazione) l’invito a portare nel cinema la sua opera. Khrzhanovsky, dopo 40 anni, ha portato a termine un fenomenale film d’animazione che va oltre l’animazione, dalle stupefacenti tecniche miste, lavorato in una polifonia sfavillante, un caleidoscopio di stili sorprendente.
«Gogol non è solo una figura centrale nella letteratura russa, ma è anche il pioniere delle diverse correnti che lo seguirono, dal realismo critico al surrealismo. Inoltreè un geniale maestro del montaggio! Un maestro del collage, in un certo senso». (Andrey Khrzhanovsky)
«Tra i premi che ho ricevuto, alcuni sono stati assegnato “per lo sviluppo del linguaggio cinematografico” oppure “per la capacità di integrare diversi stili cinematografici”. Abbiamo parlato di polifonia, di polistilismo, di utilizzo del collage animato, io sono un sostenitore di questo metodo, che semplicemente corrisponde alla natura del mio pensiero. Si tratta di quelle fondamenta straordinarie alla base del montaggio, poiché il montaggio è proprio l’accostamento di diverse epoche, di diversi artisti e di tecniche differenti, o del documentario con l’animazione Ejzenštejn usò la seguente espressione: “l’animazione è oltre il cinema”. Credo che sia davvero così. Il linguaggio dell’animazione ancora non ha visto confini e mai li vedrà». (Andrey Khrzhanovsky)
(Id. , Francia, Germania, Paesi Bassi, 2015, col., dur., 84’, v.o. sott., it.)
Regia: Aleksandr Sokurov
Con: Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Johanna Korthals Altes
Presentato in Concorso alla Mostra delCinema di Venezia del 2015
Tra i massacri e le rovine della Seconda Guerra Mondiale, l’alto funzionario dell’amministrazione francese Jacques Jaujard collabora con il tedesco Franz Wolff-Metternich per proteggere il tesoro del Museo del Louvre. Sokurov racconta la loro storia, esplorando il rapporto tra arte e potere al culmine di uno dei conflitti più devastanti cui il mondo abbia mai assistito.
“L’Europa mi è sempre sembrata una sorta di famiglia unita, una famiglia storica e solida, La cultura rappresenta la base o le fondamenta di questa famiglia. I paesi europei hanno creato una cultura grandiosa e illustre in cui la musica, l’arte e la letteratura sono, in certo modo, omogenee (…) Mi sono sostenuto sui segni di una grande civiltà che apprezzo, a cui mi aggrappo, e alla quale sono riconoscente come persona. E questi segni di una civiltà dell’Europa, che mi hanno slavato e mi salvano come individuo, come persona, cerco di mostrarli in questo film. Se un giorno, nel corso della nostra vita – Dio ci scampi! – sopraggiungesse la fine del mondo, allora rimpiangerei sicuramente le sere d’estate e il fatto che la civiltà europea finirà per sempre” (Aleksandr Sokurov, dal catalogo del festival di Venezia e dai “Cahiers du Cinéma” n. 696, gennaio 2014)
Venerdì 5 maggio dalle 1.40 alle 6.00
PADRI E FIGLI. DALLA LETTERATURA AL CINEMA
a cura di
Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto
(Italia, 2020, col., dur., 128’)
Regia: Salvatore Mereu
Interpreti: Gavino Ledda, Anna Koenig, Marco Zucca, Corrado Giannetti, Samuele Mei, Alessandro Pala
Tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni, sceneggiato dallo stesso Mereu, il film racconta con un lungo flashback, la storia della famiglia del vecchio Costantino, interpretato da Gavino Ledda, e della sua terra Assandira, distrutta da un incendio in cui perde la vita anche il suo figlio maschio.
“Leggendo Assandira ho inizialmente provato un sentimento di frustrazione e di indignazione nei confronti della rappresentazione del mondo a cui appartengo, quello della Sardegna rurale, massacrato dall’industria turistica, dall’idea che in nome del guadagno si possa passare anche sopra la dignità umana. Ma in Assandira questo non è che l’aspetto esteriore. In una storia c’è sempre una parte nascosta che può attenere al nostro privato, più di quanto noi stessi non siamo disposti ad ammettere. Assandira è un percorso nella conoscenza della natura umana, un tentativo di esplorare i sentimenti più reconditi, silenti, che, se anche tenuti a bada, finiscono però per muovere le cose e gli uomini.” [Salvatore Mereu]
L’EDERA – DELITTO PER AMORE
(Italia, 1950, b/n, dur., 82’)
Regia: Augusto Genina
Interpreti: Columba Dominguez, Roldano Lupi, Juan De Landa
La protagonista, Annesa, è una trovatella adottata da una famiglia aristocratica in declino. Annesa si prodiga nella sua devozione per la famiglia, i Decherchi, che si trovano all’orlo del collasso finanziario. Le sorti della famiglia dipendono dal successo degli sforzi dei suoi componenti e dalla speranza di ereditare il patrimonio di un lontano zio che, ormai in fin di vita, viene ospitato e curato dai Decherchi. Annesa, esasperata dal rifiuto dello zio di aiutare economicamente il nipote don Paulu, di cui lei è segretamente l’amante, lo uccide. Tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda e sceneggiato da Genina con Vitaliano Brancati.
Sabato 6 maggio dalle 1.45 alle 7.00
IL CINEMA IN AGGUATO. SUL TEATRO DI DEFLORIAN/TAGLIARINI (1)
a cura di Fulvio Baglivi
IL CINEMA IN AGGUATO – CONVERSAZIONE CON DARIA DEFLORIAN E ANTONIO TAGLIARINI
(Italia, 2023, col, dur., 30’ circa)
A cura di: Fulvio Baglivi
Con: Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Dal 2008 Daria Deflorian e Antonio Tagliarini hanno dato vita a un sodalizio artistico che ha prodotto spettacoli, performances, istallazioni replicate in Italia e in Europa. Il loro teatro trova nel cinema una fonte d’ispirazione e confronto come mostrano il libro edito da Sossella lo scorso anno che si intitola “Tre film”, in cui sono presenti cinque drammaturgie direttamente ispirate al cinema: due a Il deserto rosso di Antonioni (Scavi e Quasi niente), due da Ginger e Fred di Federico Fellini (Sovrimpressioni e Avremo ancora l’occasione di ballare insieme) e il lavoro “site specific” Quando non so cosa fare cosa faccio? ispirato a Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli. Nei lavori di Deflorian/Tagliarini c’è Il cinema in agguato come Attilio Scarpellini intitola il suo scritto nel libro citato.
QUASI NIENTE PRIMA VISIONE TV
(Italia, 2018, col., dur., 91’)
Un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini liberamente ispirato a Il deserto rosso di M. Antonioni
Regia e drammaturgia: Deflorian/Tagliarini con la collaborazione di Francesco Alberici
Con: Francesca Cuttica, Daria Deflorian, Monica Piseddu, Benno Steinegger, Antonio Tagliarini
Collaborazione artistica: Attilio Scarpellini
Liberamente tratto dal primo film a colori di Antonioni, Il deserto rosso (1964), lo spettacolo mette in scena cinque personaggi (tre donne, due maschi) al centro c’è la figura di Giuliana (Monica Vitti nel film), attraverso lei emergono l’alienazione, l’incomunicabilità, la fragilità che segnano il film del cineasta nato a Ferrara.
“La nostra scelta è quella di essere cinque in scena, tre donne, due uomini. Prima di tutto per evitare il triangolo borghese, moglie-marito-amante, per avere la possibilità di lavorare liberamente attorno alla figura di Giuliana e infine per rispondere alla tensione anti-realistica del film. Infatti, se questa opera ci ha colpito è anche perché il film non è la sua trama, e questo ci corrisponde. Da sempre, nei nostri lavori siamo attratti da figure marginali, dimesse (quelle lucciole fisiche e di pensiero così ben descritte da Georges Didi-Huberman), da sempre ci descriviamo nelle loro cadute e fallimenti. Figure apparentemente lontane dal cinema Antonioni e dalle sue ambientazioni medio borghesi. In realtà, Giuliana fa pienamente parte di questa galleria di persone storte, riuscite a metà.” [Deflorian/Tagliarini]
SCAVI PRIMA VISIONE TV
(Italia, 2018, col., dur., 60’)
Un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Scritto e interpretato da: Daria Deflorian, Antonio Tagliarini e Francesco Alberici
Consulenza letteraria: Morena Campani
“Il mio lavoro è uno scavo, una ricerca archeologica tra gli aridi materiali del nostro tempo.”
Da questa frase di Michelangelo Antonioni nasce Scavi lavoro collaterale a Quasi niente (messo in scena pochi mesi dopo) liberamente tratto da Il deserto rosso del grande cineasta ferrarese.
“Abbiamo scavato con pazienza come fanno gli archeologi. Manici di anfora, mattonelle, a volte iscrizioni. Ma in questo caso l’edificio intero è lì sotto i nostri occhi. Più simile alla punta di un iceberg che non mostra la parte sommersa, ma che galleggia grazie ad essa. Antonioni ha detto in un suo scritto: “Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima. Fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai. O forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà”. [Deflorian/Tagliarini]
(Italia, 1965, b/n, dur., 111’)
Regia: Antonio Pietrangeli
Con: Stefania Sandrelli, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Aldo Fabrizi, Joachim Fuchsberger, Mario Adorf, Franco Nero, Jean-Claude Brialy, Enrico Maria Salerno.
Adriana è una ragazza di provincia che si trasferisce a Roma per tentare il successo nel mondo dello spettacolo. A Roma però non è facile trovare fortuna e a nulla portano le promesse dei numerosi personaggi che popolano quel mondo con cui fa la conoscenza. La sua ricerca è scandita, tappa dopo tappa, dalle umiliazioni che ogni volta finisce per subire, \in un ambiente che si rivela meschino e senza pietà. Il disincanto e la disperazione la conducono a una tragica fine.
Dal film di Pietrangeli Deflorian/Tagliarini hanno tratto ispirazione per il loro spettacolo Quando non so cosa fare cosa faccio?, una deriva “psicogeografica” negli stessi luoghi di Io la conoscevo bene, la zona del Porto Fluviale a Roma.