"Laissez-passer" di Bertrand Tavernier

Il passionario regista francese dà prova di essere non solo un cineasta che ama trattare generi differenti, ma anche un artista che riesce a mescolare veridicità storica e suggestioni personali, plasmando un'opera di notevole respiro romanzesco malgrado l'austerità del soggetto

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Dagli intensi ricordi dell'aiuto regista Jean Devaivre (conosciuto soprattutto per aver diretto La signora delle 11 nel 1947) e dello sceneggiatore Jean Aurenche, Tavernier confeziona una lunga pellicola che racconta della situazione dei cineasti francesi durante l'Occupazione. Il primo si servirà del suo ruolo alla Continental, firma cinematografica tedesca, per camuffare la propria attività di resistente, mentre il secondo, rifiutandosi di collaborare, si batterà a suo modo attraverso l'uso tagliente della penna.  La passata collaborazione con lo sceneggiatore Aurenche, già coautore di L'orologiaio di Sant-Paul e Che la festa cominci del '74, e Il giudice e l'assassino del '75, fornisce la pellicola di un'affettività e di un legame personale che si concretizza soprattutto nelle caratterizzazioni dei moltissimi (più di cento) ruoli con i quali Tavernier dimostra di essersi, prima di ogni altra cosa, divertito .

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In Laissez-Passer il passionario regista francese da prova di essere non solo un cineasta che ama trattare generi differenti, ma anche un artista che riesce a mescolare veridicità storica e suggestioni personali, plasmando un'opera di notevole respiro romanzesco malgrado l'austerità del soggetto. Anche il tono del racconto appare altalenante e discontinuo (caratteristica, quest'ultima, non sempre necessariamente negativa), costellato da delicate notazioni marginali, che però, a volte, contribuiscono a far perdere di vista le azioni e le ragioni dei protagonisti principali. Più di una scena sembra rappresentare un mondo conchiuso e autosufficiente dove fondamentalmente, nonostante la vicenda sia ambientata durante l'occupazione nazista, viene meno la rappresentazione della prevaricazione. In Francia il film è stato interpretato come un'apologia del cinema anni '40 ed alcuni critici hanno visto in Tavernier oltre che un revisionista storico anche e soprattutto un cattivo contaminatore di estetiche cinematografiche.


Nonostante l'atmosfera del film sia fondamentalmente opprimente, le scene in cui Jean Devaivre pedala affannosamente per raggiungere la famiglia e la libertà, girate in esterni dalle atmosfere livide e dal cielo pungente, rappresentano i momenti di un'improvvisa esplosione di vita che trapela dalle smorfie di fatica dell'attore.


 


Titolo Originale: Laissez-Passer
Regia: Bertrand Tavernier
Sceneggiatura: Bertrand Tavernier, Jean Cosmos dal libro di Jean Devaivre
Fotografia: Alain Choquart
Montaggio: Sophie Brunet
Musica: Antoine Duhamel
Scenografia: Emile Ghigo
Costumi: Valérie Pozzo Di Borgo
Interpreti: Jacques Gamblin (Jean Devaivre), Denis Podalydès (Jean Aurenche), Marie Gillain (Olga), Marie Desgranges (Simone Devaivre), Charlotte Kady (Suzanne Raymond), Ged Marlon (Jean-Paul Le Chanois), Philippe Morier-Genoud (Maurice Tourner), Laurent Schilling (Spaak), Maria Pitarresi (Reine Sorignal), Christian Berkel (dott. Greven)
Produzione: Frédéric Bourboulon, Alain Sarde per Les Films Alain Sarde/Little Bear/France3 Cinema/France2 Cinema/KC Medien AG/Vertigo
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 170'
Origine: Francia, 2001


 

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