Le ravissement, di Iris Kaltenbäck

Un racconto dal climax incalzante ambientato in una Parigi irriconoscibile, che è anche un’interessante studio psicologico sul carattere deviato della protagonista. #TFF41 Concorso

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Riecheggiando il titolo di un romanzo di Marguerite Duras, il film della cineasta francese Iris Kaltenbäck in realtà se ne allontana restando ispirato al romanzo della scrittrice solo per i temi trattati, che diventano lo scenario ideale per un racconto così teso e dettato da oscuri e travolgenti desideri di affermazione della sua protagonista.
Ambientato in una Parigi quasi irriconoscibile e lontana da ogni stereotipo narrativo, Le ravissement è la storia di Lydia (Hafsia Herzi) che fa l’ostetrica e ha quindi dimestichezza con i bambini e con le madri partorienti. Quando la sua lunga storia d’amore finisce e inizia la sua solitudine si lega ancora di più alla sua amica storica Salomé (Nina Meurisse) che intanto è in attesa di un figlio. Curerà il parto dell’amica e intanto conosce occasionalmente Milos (Alexis Manenti), un immigrato serbo che lavora come autista dei mezzi pubblici. Con Milos Lydia trascorre una sola notte e dovrà raccogliere il desiderio dell’uomo di non volere alcun legame sentimentale. Alla nascita della bambina, Salomé affiderà spesso la piccola a Lydia, che sembra sentirla sua perché l’ha portata alla vita e ne ha suggerito alla madre anche il nome Esmeé, “l’amata”. Purtroppo il rapporto di Lydia con la piccola Esmeé è solo strumentale per i suoi scopi che non sono esattamente sinceri.
Il coraggio di Kaltenbäck è quello di realizzare un film su un personaggio dalle apparenze positive dovute al suo lavoro, che ha anche fare con il rapporto materno con le sue retoriche diffuse, ma soprattutto con quello che lo spettatore ancora ignaro scambierà, nel personaggio della protagonista, come desiderio proprio di quella maternità che lei aiuta a realizzare alle altre donne. È su questo malinteso, che si chiarirà nel breve volgere del racconto del film, che sta uno dei punti di forza quasi celati di Le ravissement.
Lydia non è un personaggio positivo e l’empatia con lo spettatore cesserà presto, né il suo è un desiderio d’amore, quanto piuttosto il desiderio di manipolazione delle volontà altrui in una progressiva e sempre più profonda trasformazione della apparenza della realtà. È in questo senso che il film assume i contorni di un thriller nel progressivo affermarsi delle intenzioni di Lydia. Un racconto amplificato dai misurati interventi della voce fuori campo, un onnisciente narratore che sappiamo essere Milos.

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In tempi come i nostri a volte carichi di una retorica invadente ci pare che il film della regista francese, appassionante peraltro per il climax che riesce a creare nella storia che sembra raccontata tutta d’un fiato, costituisca un controcanto necessario sebbene frutto di un racconto immaginato, benché radicato in una realtà precisa e credibile.
È il pregio di un cinema, come quello d’oltralpe, che in questi anni ha saputo esplorare con capacità diverse sensibilità varie, le sue potenzialità e delle modalità del suo raccontare. Ma è anche il coraggio di costruire un intero racconto su un personaggio per nulla attrattivo, anzi respingente e mai piacevole, un personaggio, per di più femminile, che utilizza il suo prossimo per affermare una propria verità frutto solo della sua immaginazione. È così che Le ravissement diventa non solo il racconto dal climax incalzante di cui si è detto, ma anche un interessante studio psicologico di un carattere, un racconto sulla patologia del disagio e dell’adattamento, su quella della colpevolizzazione altrui rispetto ai propri fallimenti e a quello della manipolazione della volontà e dei sentimenti delle persone vicine sfruttandone l’ingenuità dettata dall’amicizia. Il film di Iris Kaltenbäck sa colpire nel segno e racconta con trasporto una storia che solo nel finale trova una sua pacificata soluzione nella speranza di ricostruzione che la regista affida, coraggiosamente controcorrente, alla sintesi delle immagini che sanno proiettarci nel futuro di questo personaggio femminile.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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