"L'educazione sentimentale di Eugenie", di Aurelio Grimaldi

Non è cinema politicamente scorretto, se non nell'accezione di scarsa aderenza ai canoni produttivi e distributivi del nostro paese, di mancata riverenza all'estetica dominante e "conciliante". Di questo cinema resta, però, ora incantevole malizia e ironica grazia, ora l'indugiare su una rappresentazione greve e calcata.

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Ad Aurelio Grimaldi mancherebbero gli ultimi venti minuti per completare la Trilogia su Moro e le BR, bloccata dall'estate scorsa per carenza di finanziamenti. Nel frattempo gira un'opera a basso costo, tutta in digitale, che dovrebbe consentirgli di completare il suo progetto rimasto incompleto e in attesa di un finale. La sua parentesi si apre tra la libellistica illuminista del '700 libertino, mostrando l'incrocio tra il Marchese De Sade e Choderlos de Laclos (erano coetanei), per un film "fuori", pasoliniano, figurativamente osato, narrativamente divertente. Una giovane virginale, Eugenie, è affidata a Madame de Saint Ange che ha il compito di iniziare la sprovveduta ai costumi dell'epoca, alla conoscenza filosofica e alla vita sessuale. Per riuscire nell'incarico, si avvale dell'aiuto di suo fratello (nonché suo amante) e dell'affascinante e dotto marchese di Dolmancé (tra l'altro bisessuale). Saranno giorni di inganni, astuzie, lezioni di seduzione e di pensiero. Citato sistematicamente da Pasolini, De Sade non poteva restare indifferente a Grimaldi, perché per il regista di 120 giornate di Sodoma, il marchese è stato un maestro e un nume tutelare. Pur non essendo un finissimo letterato, De Sade è devastante, sconvolgente per le sue opere dai contenuti rivoluzionari. Nonostante molti registi abbiano trattato la sua vita, nessun autore aveva mai osato trasporre un suo romanzo. La storia è fedelmente ricavata da La filosofia nel boudoir, l'opera probabilmente meno "sadica" del Marchese, dove tutti sono concordi nel voler fare sesso, senza prevaricazioni e in completa armonia. Il lato "maledetto" dello scrittore, per una volta non è così totalizzante e preminente. I protagonisti sono convinti che cedere ai desideri della carne sia una cosa naturale, bella, piacevole, emozionante. E lo fanno con molta passione e senza alcuna idea peccaminosa. Non possono fare a meno di insegnare a Eugenie che la religione e il cattolicesimo sono i primi nemici del sesso. A differenza però di Nerolio, Buttane, Donna Lupo, gli attacchi alla religione sono comunque molto forti ma assolutamente contestualizzati nello spirito del periodo storico. Nello stesso De Sade, nelle sue analisi ateistiche e antireligiose, non c'era quasi nulla di diverso dalle tesi di Voltaire o di Diderot. Non è cinema politicamente scorretto, se non nell'accezione di scarsa aderenza ai canoni produttivi e distributivi del nostro Paese, di mancata riverenza all'estetica dominante e "conciliante". Non c'è dubbio che le prestazioni recitative lascino perplessi, che la struttura narrativa e visiva non si discosti eccessivamente dal "porno soft" casalingo, che il livello fisico e fisiologico dell'esistenza scivoli nella dimensione di uno "spettacolo" scarno di un'esterna ariosità e mobile scioltezza di svolgimenti, risultante quasi sempre estraneo: estraneità nella quale sembra risolversi, per una sorta di contrappasso punitivo, la lettura tutta volontaristica e intellettuale dell'autore. Nel motivo unificante, felicemente risolto ma labile, di scene e frammenti di "estroversa natura", di vitalità della carne, si avverte la "distanza" dell'autore, e le accensioni di felicità "naturale" tendono a ricadere su se stesse, risolvendosi in plumbea stagnazione e atonia delle cose, proprio dove è finito il dibattito di questi giorni tra laici e credenti. Del cinema di Grimaldi però resta, ora incantevole malizia e ironica grazia, ora l'indugiare su una rappresentazione greve e calcata.  

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Regia: Aurelio Grimaldi


Interpreti: Sara Sartini, Antonella Salvucci, Valerio Tambone, Cristian Stellati, Salvatore Lizzio, Guia Jelo


Distribuzione: BIM Distribuzione


Durata: 87'


Origine: Italia, 2005

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