NAPOLI FILM FESTIVAL 8- Il Marocco tra modernità e tradizione

Nel Concorso Euromed "Qui e lì" del marocchino Ismail Mohamed. Un film figurativamente piatto e convenzionale, che, però, riesce a sviluppare, con sufficiente presa emotiva, temi importanti

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Prosegue il Concorso Euromed con i lungometraggi provenienti dall'area del Mediterraneo. Dopo Mamma, ho paura del turco Reha Erdem, e La radio dell'italiano David Sordella è stata la volta di H'na Ou Lilh (Ici et la, 2005) del marocchino Ismail Mohamed. Classe 1951, regista di programmi televisivi e telefilm, Ismail ha già girato per il cinema Et après?, film del 2002 con Victoria Abril. E, a dire il vero, il peso dell'esperienza televisiva del regista si fa sentire. Qui e lì risente di una messa in scena piuttosto piatta e convenzionale, nessun invenzione o guizzo visivo, colori da sceneggiato TV, immagini mestamente funzionali al racconto, incapaci di parlare aldilà dello sviluppo delle azioni. Ma ciò nonostante il film mantiene un suo interesse. Nella storia di Rahal Ben Issa, che, dopo quarant'anni di lavoro in Francia, torna in Marocco con la sua famiglia, c'è tutto il peso di un destino da emigrante, di uno sradicamento da esule. Il sogno di Rahal è quello di ristabilirsi a Casablanca. Ha mandato allo scapestrato fratello i soldi per la casa e cerca un mutuo per aprire un bar elegante. Ma il suo sogno è destinato a infrangersi contro, da un lato, le resistenze della moglie e dei figli, che vogliono tornare in Francia, e, dall'altro, le insormontabili difficoltà burocratiche e la corruzione del potere. Tra situazioni ai limiti della commedia e piccole/grandi tragedie familiari emerge il ritratto di un Paese, il Marocco, che si dibatte tra tendenze di modernizzazione e rapporti arcaici, tradizionali, tra aperture all'Occidente e fondamentalismo strisciante. A pagare le spese di questa frizione sono soprattutto le donne, che se, da un lato, sono le vittime dell'ottuso strapotere maschile, dall'altro rappresentano il vero elemento rivoluzionario della società. E' nei comportamenti delle protagoniste (da Fatima, moglie di Rahal, a sua figlia Samira, dalle nipoti alla cognata), al tempo stesso forti e sottomesse, che vanno rintracciate le cause degli squilibri nel secolare ordine gerarchico, le istanze di contestazione ad un modello sociale patriarcale e retrogrado. Ma il vero e proprio nucleo emotivo del film sta nella figura di Rahal, vero e proprio esule, deracinè, non più marocchino, né ancora francese, un uomo la cui famiglia non riesce a trovare una sua dimensione né qui (esemplare, tra i tanti, il momento in cui il figlio più piccolo chiede perché in Marocco non si rispettano i semafori) né (non a caso, il figlio Rachid viene fermato in Francia per aver partecipato a una rapina). Qui e lì è un film, che nonostante i suoi evidenti limiti, la sua apparente inconsistenza, trova la sua valenza in questi nuclei tematici forti. La sceneggiatura, pur non andando al cuore dei personaggi, è ben scritta (non a caso è stata premiata al Festival du film indépendant de Bruxelles) e la recitazione sofferta e partecipe del protagonista, Hamidou Ben Massoud, riesce ad avere una consistenza emotiva autonoma. Nel finale, quando dal porto di Casablanca, la macchina da presa sale a inquadrare le bianche case della città, il pianto di Rahal non può far a meno di commuovere.

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