Nessuno sa che io sono qui, di Gaspar Antillo

Prodotto da Pablo Larraìn e presentato allo scorso Tribeca, il primo film alla regia di Gaspar Antillo è un continuo narrare per figure retoriche. Disponibile su Netflix

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Prodotto da Pablo Larraìn e presentato online all’ultimo Tribeca, Nessuno sa che io sono qui è stato distribuito direttamente su Netflix.
La storia è quella di Memo, un ragazzo obeso che vive in una remota fattoria del Cile ed assieme a suo zio si occupa di lavorare il pellame ricavato dalle pecore e destinato poi ad opere di sartoria.

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Un destino ben diverso da quello immaginato quando era bambino. Memo infatti era un talento della musica, un infante prodigio il cui volo tra le stelle dello showbiz venne interrotto bruscamente da una motivazione tutt’altro che facile da accettare: «questo ragazzino è bravissimo a cantare ma è brutto. Non farà innamorare nessuno…».
Il cinismo dello star system, la cieca logica del mercato anteposta all’effettiva capacità performativa, l’arte che diviene succube del profitto. È questa la scia che prende sin da subito Nessuno sa che io sono qui, primo lungometraggio di Gaspar Antillo che, per questo suo esordio dietro la macchina da presa, sembra voler procedere per figure retoriche: la più evidente è chiaramente la sineddoche indicata sopra, e cioè raccontare la storia di un fallimento personale per denunciare un intero sistema, totalmente basato sul valore delle apparenze.
Poi le ellissi, soprattutto temporali, ed i flashback. Ma oltre a ciò c’è anche la consapevolezza di voler imprimere al film un ritmo basato sulla ripetizione, sulle anafore: la canzone che Memo cantava da ragazzino ritorna con cadenza regolare, così come il passaggio ad altri tipi di formato per filmare l’infanzia del ragazzo.

È un continuo rimpallo tra passato e presente, tra un futuro immaginato lucente ed un presente divenuto scuro come la pece. Tante le ombre che segnano il volto di Memo, interpretato magistralmente dallo stand up comedian Jorge Garcia. In alcuni momenti il suo personaggio sembra acquisire la stessa grazia del Richard Jewell raccontato da Clint Eastwood, ma l’ambiente circostante è decisamente meno indulgente dell’Atlanta degli anni ’90 e quindi anche la possibilità di riscatto resta cosa per poveri illusi.
Del resto Memo è un perdente senza appello, rimasto attaccato ad un’illusione e che in quell’illusione continua a trovare la forza per andare avanti (i momenti in cui balla sono commentati da delle musiche che ricordano il Nino Rota felliniano e fanno passare benissimo il messaggio).

Memo è uno ferito dal mondo e per questo vuole vivere chiuso nella sua stessa autocommiserazione. Ed anche quando l’epilogo del film sembra ricalcare il Joker di Todd Phillips, nessun sentimento di rivalsa riesce ad animare le sorti del suo protagonista.
Certi traumi, sembra dirci Gaspar Antillo, restano lì e non potranno essere assorbiti mai. Non resta che conviverci e farli diventare il vero motore che anima le cose.

 

Titolo originale: Nadie sabe que estoy aquí
Regia: Gaspar Antillo
Interpreti: Jorge Garcia, Millaray Lobos, Nelson Brodt, Juan Falcón, Julio Fuentes, Luis Gnecco
Distribuzione: Netflix
Durata: 91′
Origine: Cile, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.4 (15 voti)
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