OSCAR 2002 – Gli uomini che non c’erano

In un luogo di fatto virtuale, dove essere visti è un dettato ontologico, fa notizia chi non c’è. O almeno, dovrebbe far notizia. Invece nessuno si è sorpreso dell’assenza di Sean Penn, Jack Nicholson e Billy Bob Thornton

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Molte cose dette e scritte il giorno dopo la Notte degli Oscar post 11 settembre: battute sobrie, compassata e formale emozione, correttezza politica di vari colori (il “nero” si è vestito particolarmente bene, quest’anno…). La manifestazione (vista, si dice, da un miliardo di persone) è la passerella ideale per le star, dove conta soprattutto apparire e sorridere a comando alle panoramiche a schiaffo. In un luogo di fatto virtuale, dove essere visti è un dettato ontologico, fa notizia chi non c’è. O almeno, dovrebbe far notizia. Invece nessuno si è sorpreso dell’assenza di Sean Penn, che pure aveva una nomination all’Oscar come miglior protagonista per “Mi chiamo Sam”. Non ha un carattere facile, l’attore, e altre volte ha disertato simili kermesse. Questa volta ha rifiutato l’invito perché incazzato nero con l’Academy, che non ha preso in considerazione il Jack Nicholson della sua “Promessa”. Penn non ha il senso della misura ma dimostra di avere due cose: 1) sangue e non acqua minerale nelle vene. In un mondo di melassa e ipocrisia come quello che ostenta Hollywood, è già qualcosa. 2) Senso delle proporzioni. “Mi chiamo Sam” è un film bruttissimo, la sua interpretazione, con tutto il rispetto possibile per l’attore, è desolante. Chi scrive ha resistito alla proiezione per i 25 minuti di circostanza, poi via, verso nuove avventure. “La promessa”, invece, è un grande film (Sean regista batte Sean attore 8 a 0, almeno in questo caso) e Nicholson onestamente magnifico (in un ruolo rischioso, per un gigione come lui).
Un’altra assenza passata sotto silenzio ci ha lasciati di stucco: Billy Bob Thornton. Non nominarlo come “migliore” per “L’uomo che non c’era” dei Coen è ridicolo ma attiene ai misteri dell’Academy, che nulla ci importano. Il fatto è che abbiamo visto “Monster’s Ball” e alla fine della proiezione ci siamo detti: non esiste, adesso, in America, escludendo Gene Hackman, un attore più ispirato di Billy Bob. Anzi, le reazioni alla visione le vogliamo raccontare così:
1) Un film “sudista” di un trentenne regista svizzero! Dio mio cosa ci aspetta!?
2) Primi venti minuti di proiezione, due i pensieri dominanti: «però, niente male…», «Thornton è un alieno».
3) Siamo a metà: scena di sesso dolorosa e coraggiosa. Bravissima Halle Berry in un ruolo che poteva sembrare improbabile, per una bella come lei. Altro pensiero dominante: «Thornton è un alieno».
4) Tre quarti di film: si rischia il pietismo, temiamo la scivolata finale. Pensiero dominante: «adesso lo svizzero in cerca di misericordia rovina tutto!»
5) Ultimi quindici minuti: cazzo che bello!
Finalmente un film “che c’è”!

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