Pagine di acqua e sabbia. Intervista a Matteo Di Giulio

la milano d'acqua e sabbia

Un’indagine che diventa sempre più complicata e violenta e un poliziotto dai metodi non propriamente ortodossi, Gianluca Fedeli, che dietro un distaccato cinismo nasconde la sua profonda fragilità e la sua tormentata solitudine. Matteo Di Giulio racconta il suo primo romanzo, La Milano d’acqua e sabbia. AUDIO ascolta l'intervista di Onde Selvagge

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la milano d'acqua e sabbia - matteo di giulioUn poliziotto che insegue il suo ideale di giustizia con metodi non propriamente ortodossi e un’indagine che diventa sempre più complicata e violenta. Ma La Milano d’acqua e sabbia non è solo la cupa e incalzante discesa di Gianluca Fedeli all’interno delle zone più oscure e corrotte della sua città. Al suo primo romanzo, Matteo Di Giulio si muove nel paesaggio milanese – un vero e proprio organismo che respira insieme al protagonista e che veste un abito multiforme e instabile, claustrofobico e, allo stesso tempo, affascinante – per scavare con un realismo tagliente e asciutto nelle contraddizioni, nelle incertezze, nell’inferno interiore di un poliziotto che, dietro l’immagine del “duro” distaccato e cinico, nasconde una profonda fragilità e una tormentata solitudine. Per Fratelli Frilli Editori.

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[Matteo Di Giulio è stato ospite nella puntata di venerdi 17 aprile di Onde Selvagge – Magazine di Cinema e Altre Derive: qui l'AUDIO dell'intervista]

 
 
Come è nato Gianluca Fedeli e, con lui, La Milano d’acqua e sabbia?
 
Gianluca Fedeli è nato la scorsa estate. Mi occupo da anni di critica cinematografica, ma dopo tanto tempo passato a scrivere saggistica è emersa la voglia di mettermi alla prova con la narrativa. Ho iniziato scrivendo qualche racconto finché ho pensato a una storia più complessa, dove a una trama nera facesse da contraltare il mio sguardo sulla città in cui vivo, Milano, e su cosa stia diventando.
Gianluca Fedeli, il protagonista di questa storia, è una sorta di mio alter ego, con tutti i miei difetti e qualche idealizzazione. Mi interessava, strada facendo, delineare un personaggio caratterizzato come tanti cittadini: insicuro, stressato, che subisse la velocità e la voracità di Milano. Così è nato Gianluca Fedeli, un ispettore di Polizia che distrugge i suoi pregi a colpi di dubbi e incertezze.
 
Presentando il libro sul tuo sito, citi Chester Himes, Mickey Spillane, Dashiell Hammett e Joe R. Lansdale. Ma c’è anche un certa vicinanza tra Fedeli e il Montale di Jean-Claude Izzo. Che ne pensi?
 
Chester Himes, Lansdale, Spillane, Hammett, sono alcuni dei miei scrittori preferiti. Ultimamente ho scoperto anche James Sallis e Lawrence Block, i cui protagonisti, malinconici, tendenti alla depressione, mi intrigano molto.
Mi piacciono i personaggi cinici e disillusi, che riflettono su loro stessi, quindi rispondo che sì, sicuramente anche Izzo (o Chandler, per citare un altro nome illustre) e il suo Fabio Montale hanno aspetti molto interessanti di cui tenere conto.
Se a priori non mi sono ispirato a nessuno in particolare, a posteriori ammetto che non mi dispiacerebbe se accostassero il mio Fedeli al Wallander di Henning Mankell.
Ma questo è un giudizio che non spetta a me dare.
 
matteo di giulio - presentazione de La milano d'acqua e sabbiaFedeli è il “tipico” investigatore del noir. E’ un uomo duro e cinico che non è disposto a scendere a compromessi ed ha personalissimo senso della giustizia, ma dalle sfumature del suo carattere, dalla paura di avvicinarsi alle persone e dalle sue contraddizioni interiori emerge una grande fragilità e un forte disorientamento. Ci puoi parlare di lui?
                                                                                                             
Fedeli è un trentenne milanese, distrutto dallo stress, dai dubbi, che spesso si rifugia nell'iperattività per nascondere, a se stesso e agli altri, quanto poco salde siano le sue certezze. Nel farlo, il più delle volte commette errori. Quando non si sa che strada prendere e cincischia di fronte a un bivio, due volte su tre la decisione, affrettata, non potrà portare alle migliori conseguenze.
Fedeli è però anche un uomo ingenuo, a suo modo. È un poliziotto che crede nella giustizia ma che non riesce a darsi pace quando le regole non gli permettono di fare il suo lavoro; e quindi le infrange, con una frenesia consapevole a spingerlo, un istinto non sempre sotto il suo pieno controllo.
La caratteristica principale di Fedeli credo sia la facilità con cui mette a nudo le sue contraddizioni: è un immaturo fragile che non ha però paura di ricorrere alla violenza quando si tratta di affrontare situazioni complicate.
 
Il rapporto che Fedeli ha con le donne (e tra loro anche la madre, la cui figura è molto presente nel romanzo) è piuttosto problematico. Non sa gestire i rapporti e, soprattutto, l’amore. E’ come se davanti alle donne, penso a Teresa, fosse costretto a spogliarsi della sua “corazza” e per questo è continuamente in fuga da loro. Perché?
 
Perché gli interrogativi sentimentali sono il pane della quotidianità che stiamo vivendo e perché non mi piacciono quei detective troppo macho che finiscono a letto con la bella di turno senza la minima difficoltà.
Perciò ho deciso di mischiare un po' le carte: Fedeli ha fama di sciupafemmine, ha il fisico per fare il duro ma in realtà è un bambinone che vorrebbe gettarsi in una relazione seria. E al tempo stesso è disilluso, tormentato da una madre che lo vorrebbe ancora tenere in grembo, impaurito dalle donne che è bravissimo a sedurre e a usare, ma che non capisce. Ed è per questo motivo che quando sembra trovare un briciolo di felicità, è lui stesso che la mette in discussione.
Problematico è la parola giusta: Fedeli è incapace di intessere relazioni su un piano paritario, o si abbassa a vittima di complessi, oppure cerca la superficialità in cui può dimostrare il suo potere. Non è la situazione che vivono oggi tanti suoi coetanei?
 
L’amicizia ha uno spazio ambiguo nel romanzo. Tra Fedeli e i personaggi che lo circondano c’è una tacita condivisione e collaborazione, ma Fedeli tende a ritrarsi, ad allontanarsi, a confinarsi nella sua solitudine, perché?
 
In una città asettica come Milano è quasi impossibile farsi amici dal nulla, soprattutto quando, per un qualsiasi motivo, si tende ad avere abitudini o interessi differenti dalla media. Le grandi città alienano e ghettizzano, Milano ancor di più perché ha allo stesso tempo ambizioni «mainstream» e terribili residui di mentalità paesana. La gente giudica male ogni aspetto che non riesce a capire o a inglobare, e i presunti amici sono i primi a cadere in questa trappola. Per pigrizia mentale, o per scelte di comodo: è difficile instaurare in siffatte circostanze dei rapporti basati sulla fiducia. Meglio la solitudine, piuttosto.
 
la milano d'acqua e sabbiaMilano è un vero e proprio personaggio nel romanzo. Sembra quasi che la città sia l’unica “persona” amica di Fedeli. Perché Milano ha questo ruolo?
 
Milano è la città in cui sono nato e cresciuto. Una città in movimento, in trasformazione: sta cambiando e rispetto a cinque/sei anni fa è ormai irriconoscibile. Come sfondo delle indagini volevo che Milano fosse più di una semplice cartolina. Ho cercato di riportare sulle pagine del romanzo tutte le sensazioni che vivo ogni giorno sulla mie pelle.
Una città, qualsiasi essa sia, ha diverse anime che possono essere messe in luce. Io mi sono concentrato su determinate zone di periferie che, oggi, mi sembra siano esemplificative del mutamento di Milano. Nella zona sud ovest, per esempio, dove oggi ci sono decine di cantieri e dove dal nulla spuntano grattacieli modernissimi, prima c'era il cuore industriale della città. Stanno riqualificando interi quartieri, abbattendo le fabbriche dismesse e tirando su una facciata scintillante che però non riesce a nascondere, del tutto, tanta sporcizia che dietro c'è ancora.
A volte ho l'impressione che, in queste ipotesi di modernizzazione edilizia, chi costruisce pensi solo alle apparenze e a nascondere sotto il tappeto la polvere così che nessuno la veda. Però è lì e di tanto in tanto torna allo scoperto.
 
La Milano d’acqua e sabbia diventa sempre più duro e, in più di un passaggio, assai violento e crudo. Come se quella di Fedeli fosse lenta una discesa all’inferno. Che ne pensi?
 
Che è proprio così. L'indagine cresce strada facendo e da semplice che potrebbe essere si complica, andando a scavare nel marcio della corruzione edilizia. Fedeli si fa coinvolgere sempre di più dall'andamento difficoltoso dell'inchiesta, complici alcune vicende personali non semplici da affrontare, e finisce per abbandonarsi, gradualmente, alle scorciatoie della violenza. Sarà banale a dirsi, ma anche se le sue intenzioni sono buone, c'è da ricordarsi che di quelle è lastricata la via per l'inferno.
 
Puoi parlarci degli altri personaggi del romanzo, Tonioli è una sorta di doppio stanco e ancor più indurito di Fedeli?
 
Nel romanzo ci sono diversi personaggi, anche se le luci del riflettore sono per lo più puntate su Fedeli.
Tonioli, il commissario che gli fa da mentore e da padre, è un uomo saggio, che ne ha viste tante in Questura ma che ha ancora voglia di lottare. È un punto di riferimento sul lavoro per Fedeli, che pian piano si rende conto quanto l'onestà e l'integrità del suo capo siano difficili da difendere in una società corrotta.
Ci sono poi colleghi ugualmente importanti con cui condividere la vita di tutti i giorni, in special modo Pietro Sartini, che pare una versione più solare di Fedeli, più spensierato.
Teresa, cui hai già accennato, costituisce insieme alla madre (che come la moglie del tenente Colombo non compare praticamente mai) l'altra metà del cielo. Donne estremamente differenti da come è Fedeli, l'esatto contrario, forse, di chi ci si aspetterebbe di vedere al suo fianco. Eppure entrambe, a modo loro, hanno un forte ascendente.
Ci sono numerosi altri personaggi che pur avendo parti limitate, incidono notevolmente sulla storia; ma lascio che siano i lettori a scoprirli e, spero, ad apprezzarli.
 
matteo di giulioPerché hai scelto di affidarti al genere noir?
 
Da sempre è il mio genere prediletto, sia da lettore che da spettatore. Il noir riesce a sintetizzare le mille contraddizioni del presente, a coniugarle e talvolta anche a razionalizzarne. Il noir sa fotografare la realtà e renderla, attraverso gli occhi di chi scriva o di chi diriga un film poliziesco, in modi ogni volta differenti.
Se in teoria è un genere che ricorre a canoni ben precisi e si muove entro limiti prestabiliti, nella pratica riesce a ibridarsi con mille altre sensazioni e a evolversi continuamente. È affascinante potersi muovere in un contesto ben conosciuto e partire da lì per costruire una storia che abbia le sue peculiarità.
 
In Italia, ma non solo, sia in ambito cinematografico che nella narrativa, il noir sta vivendo un periodo di grande vitalità. Perché secondo te?
 
La gente vive il noir sulla sua pelle. Leggendo i giornali, sovraccarichi di cronaca nera e di tragedie. Per fuggire alla triste realtà si può decidere di esorcizzarla.
Scrive George Pelecanos che il genere noir «comporta un'alta conflittualità, cosa che sta alla base di molta buona narrativa». Sono d'accordo, e come me probabilmente i lettori che desiderino immaginarsi emozioni del tutto nuove. I generi portano altrove, allontanano le preoccupazione per un momento e permettono di immedesimarsi in situazioni completamente inedite. L'intrigo, il brivido tengono svegli e attraggono, sono un motore costante della curiosità; se insieme vi sono anche buone idee e ritmo il successo è assicurato.
Oggi c'è in Italia – e a Milano il fermento ribolle – tanta narrativa di qualità, tante penne che stanno dimostrando il loro valore. Il che si riflette, come accadeva tanti anni fa, anche al cinema, che scopre i romanzi (di Massimo Carlotto o Di Cataldo, tanto per fare gli esempi più noti) e li adatta. Se la base letteraria è viva, anche il «fratello» cinematografico ne beneficia.
Ci sono poi anche fuochi di paglia, ma la sostanza, per quello che vedo, è davvero sugosa. Se posso consigliare qualche autore che sta emergendo con prepotenza faccio i nomi di Elisabetta Bucciarelli, Francesco Gallone e Barbara Baraldi: in modo differente stanno dicendo la loro nell'ambito del genere.
 
La Milano d’acqua e sabbia ha una doppia personalità. Da una parte c’è la tensione dell’intreccio poliziesco e i “motivi” propri del genere e dall’altra, filtrata dallo sguardo di Fedeli, c’è quasi una volontà di denuncia. Ce ne puoi parlare?
 
La doppia personalità del romanzo rispecchia quella della città, Milano. Milano ha due facce, è scintillante e ricca da un lato, povera e sporca dall'altro. Ci sono i precari che sgomitano per 800 euro al mese e le finanziare miliardarie. Le vie di mezzo stanno scomparendo, è sempre di più una lotta tra ricchi e poveri, tra sfruttati e sfruttatori. La denuncia non è forse così evidente per chi non viva in questa città: ma il problema grosso di Milano, oggi, è la disparità, in ogni sua forma. Una disparità che, nei casi peggiori, genera indifferenza e snobismo. Milano è un coacervo di trend e schizofrenie.
 
booktrailerRaccontaci del book-trailer de La Milano d’acqua e sabbia e della sua realizzazione.
 
Il booktrailer è opera di Gianpiero Mendini (www.latocreativo.net), un giovane regista di Trento. Gli ho lanciato il guanto della sfida, riassumere in un paio di minuti le sensazioni del romanzo e lui non solo ha accettato, ma a parer mio è riuscito a vincere sfoderando un taglio cinematografico. Posso dire che sembra il trailer di un film vero e proprio?
La realizzazione è stata piuttosto semplice. Le riprese sono ambientate nel luogo principe del romanzo, il palazzo dove viene trovato il cadavere di un modesto impiegato. È un grattacielo che esiste veramente, in zona Navigli-Famagosta. Poi è stato molto bravo Gianpiero a realizzare, senza grandi mezzi ma grazie a un montaggio molto moderno e alla sua creatività, un filmato che intriga e rende reali i punti di vista del protagonista.
 
Parlaci della tua prosa, come la definiresti?
 
È piuttosto difficile per me parlare della mia prosa. Devo ammettere che è scaturita da sola, di getto. Il romanzo è stato scritto in due mesi, sull'onda di un entusiasmo crescente. Non ho fatto altro che tradurre su carta le idee, le sensazioni e le situazioni che avevo in mente. Subito dopo averlo completato, ho lasciato il libro in un cassetto, a raffreddarsi, e lo ho riaffrontato dopo un mesetto, a mente lucida. Ho riscritto alcune parti e quasi tutto il finale. Ho cercato di limare le ingenuità e di rafforzare le scene in cui volevo catalizzare l'attenzione del lettore.
Spero di esserci riuscito.
 
Perché hai scelto la narrazione in prima persona?
 
Come ti dicevo c'è molto di me in Fedeli. Il modo migliore per renderlo in maniera credibile era parlare direttamente come suo tramite. In questo modo mi sono immedesimato meglio nel ruolo, come un attore che debba affrontare un personaggio difficile ma cui, strada facendo, non può non affezionarsi.
 
matteo di giulioTu sei un critico cinematografico, oltre alle collaborazioni con numerose riviste e festival, hai firmato un saggio su Johnnie To: Non è tempo di eroi – Il cinema di Johnnie To. Il cinema ha influenzato la tua scrittura? E in che modo?
 
Se il cinema ha influenzato la mia scrittura, lo ha fatto più da spettatore che da critico. Anche se, lo ammetto, essere abituato a scrivere con costanza mi ha aiutato parecchio ad affrontare senza troppi timori la pagina bianca.
Una delle esperienze che mi ha più aiutato a maturare, come scrittore, è stata probabilmente la partecipazione al Mereghetti 2008. Scrivere schede brevi, sintetiche, dove in poche righe si deve riuscire a rendere ogni concetto, è stata una sfida stimolante. Ho imparato lì a semplificare il mio modo di scrivere, a cercare di scarnificare le frasi perché fossero più efficaci, a capire che un periodo troppo barocco rischia di soddisfare solo l'ego di chi lo abbia partorito e a tediare invece il lettore.
Tornando alla mia passione per il cinema, ammetto che prima o poi mi piacerebbe riuscire a scrivere un bel poliziesco all'hongkonghese, con killer cool, sparatorie e inseguimenti a tutto ritmo. Ho già una mezza storia in mente, ma devo ancora svilupparla a dovere.
 
Perché l’acqua e la sabbia del titolo?
 
Dal carattere cinese di cemento. È composto dalle due parole acqua e sabbia. Il cemento è il cardine della metropoli moderna e di tutti i mali che vi convivono.
Da sempre amo la Cina, Hong Kong in particolare, per via del cinema e della cultura, e ho voluto omaggiare questa mia passione con un riferimento implicito.
 
Che tipo di distribuzione ha avuto La Milano d’acqua e sabbia. E che difficoltà hai incontrato per trovare un editore?
 
La Milano d'acqua e sabbia è pubblicato da Frilli, un editore di Genova che sta puntando molto sul genere noir. L'idea di essere pubblicato nella stessa collana che ha visto autori del calibro di Bruno Morchio e Adele Marini per me è un grande onore.
Il libro gode di distribuzione nazionale, anche se per una precisa scelta stiamo puntando soprattutto sul pubblico lombardo, che devo dire è molto attento ed esigente in tema di romanzi gialli.
Sono stato piuttosto fortunato nel trovare Frilli: ho mandato una decina di manoscritti a quegli editori di cui, da lettore, apprezzavo i libri; loro mi hanno chiamato dopo dieci giorni dicendomi di credere nel libro e nel personaggio. Non potevo fare scelta migliore, per me è una grande soddisfazione vedere il libro esposto in bella vista nelle librerie Feltrinelli o Mondadori, è una bella vetrina.
Ringrazio l'editore che sta credendo in me e che non vede i nostri romanzi come semplici prodotti da smerciare, ma come parte di un progetto interessante. Per loro stanno uscendo tanti giallisti emergenti di talento, ultimo dei quali Sergio Paoli.
 
Ci sarà un seguito per Gianluca Fedeli?
 
In realtà ho finito proprio in questi giorni la stesura di un nuovo romanzo con lui protagonista. Le cose cambieranno parecchio: è un racconto più cupo, dove Fedeli dovrà riflettere sul suo ruolo, e su quale strada prendere, nell'eterno conflitto tra bene e male.
Come suo solito, quando si tratta di prendere decisioni importanti, non avrà le idee sufficientemente chiare per non sbagliare.
 
 
 
 
La Milano d’acqua e sabbia – booktrailer
 
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