Paolo Conte alla Scala – Il maestro è nell’anima, di Giorgio Testi

Decide di servirsi in minima parte di materiale d’archivio per riservare le attenzioni sul concerto registrato alla Scala. Un lavoro buono solo per i fans, senza sorprese. #TFF41 Fuori Concorso

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Il 19 Febbraio 2023 Paolo Conte ha tenuto un concerto alla Scala di Milano. Un luogo da affrontare senza paura secondo l’artista piemontese, con la forza ed il coraggio che contraddistinguono un palco solitamente riservato alla grande lirica, da Puccini a Verdi, il suo preferito per la grandiosità. Il documentario di Giorgio Testi scava poco dentro la figura dell’uomo e del musicista, si accontenta di mostrare una lunga playlist intervallata da qualche aneddoto e da qualche ripresa di archivio, unico modo per estrarre dal ricordo le contaminazioni umane e culturali prima di diventare un ladro di jazz. Come quello di un trattore dal quale provenivano dei rumori meccanici, di carattere sacro ed animale, che manifestano le sonorità dell’animo o il dilemma del perché le donne odiassero il jazz. Riflessioni lontane nel tempo, fatte di confessioni sul rapporto di tenerezza ed orgoglio dei propri collaboratori, dell’handicap vocale che alla lunga diventa uno stile, dal bisogno di andare con il suo lavoro in profondità fino alle radici, che rivelano la verità etnica delle note. Un modus operandi artigianale, fatto di sostanza astratta per attivare la fantasia, creare personaggi e paesaggi, parole mobili ed ambigue, piccole confessioni di colore.
Regia e montaggio sono tecnici, con i close-up che rimbalzano dalla voce agli strumenti dell’orchestra, ma faticano a catturare il trasporto del momento, l’emozione di esibirsi davanti ad una platea così importante. Il racconto comincia dal dietro le quinte e dall’attesa dell’apertura del sipario, mostra il parterre di ‘very important person’ accorsi per l’occasione, volti più o meno noti dello spettacolo e naturalmente della politica, insiste sul tributo di applausi del pubblico estasiato. Per arrivare al crescendo finale con uno spettacolare virtuosismo del violinista ad introdurre l’immancabile Via con me, con una digressione quando lo sguardo diventa retrospettivo ed entra nella sala prove a riprendere una sessione e lascia intuire la confidenza e la complicità dai sorrisi e dalle battute.
Poco cinematografico, il film di Testi è piuttosto materiale da repertorio, che farà felice la fan base ma difficilmente farà guadagnare nuovi adepti. Certo stupisce che l’apporto dei contributi sia ridotto all’osso se si hanno a disposizione oltre sessant’anni di carriera. Tale sintesi di estratti esterni sbilanciato a beneficio dello show lascia un’unica possibilità, guardare all’omaggio che un Conte decide di regalare agli spettatori, gli occhi e le mani pieni della voglia intatta di suscitare trepidazione e guadagnare un applauso che lo lascia ancora pieno di sorpresa.
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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