PESARO 44 – Omaggio a Ben Rivers

riversLo spazio decomposto e ricostruito da uno sguardo extraterrestre in bianconero. L’occhio affonda nell’ entropia dello schermo, mai come in questo caso arena di sfida e abbracci tra immagine e suono. Pesaro 2008 omaggia il giovane artista britannico con una manciata di lavori brevi, complessi e stupendi – VIDEO

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benNato a Sommerset nel 1972 Ben Rivers è un artista cinematografico ancora poco conosciuto in Italia, ma già molto importante nei circuiti internazionali. I suoi cortometraggi hanno fatto il giro di importanti festival (Rotterdam, Los Angeles, Chicago, ecc. ) e racchiudono una ricerca sperimentale e una sensibilità filmica sconvolgenti. La 44° edizione del Festival di Pesaro gli dedica un omaggio nella sezione Bande à Part (forse la più interessante e suggestiva della manifestazione) con la proiezione di quattro suoi lavori: l’eccezionale Ah, Liberty!, House, The Coming Race e This is My Land. Cortometraggi realizzati in pellicola 16mm tra Scozia, Irlanda e Stati Uniti, in bilico tra il documentario e il prodotto di fiction. Iperbolico montaggio visivo e sonoro alla ricerca di una “verità ri-creata” assolutamente unica e originale. 

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Tra Herzog e Lynch, la trasfigurazione di Rivens attraversa luoghi e volti come fossero materiali da plasmare per incidere in una memoria in-educata. Succede in This is My Land dove il ritratto di Jake Williams, eremita hippy nella foresta di Aberdeenshire, diventa una riflessione senza tempo sulla condizione degli outsider nella società contemporanea, abbracciando il mito e il reportage anni ’60 contemporaneamente. Tutti e quattro le opere viste a Pesaro costituiscono una poetica lunare, proiettata agli antipodi, che però, a differenza della trasparenza pura dei cristalli di Herzog, si rotola nella materia organica del mondo creato dalla tecnica e viceversa. Un cinema artigianale, che crede ancora nell’interazione fisica tra lo spettatore e l’oggetto filmico, in cui  lo spazio  è decomposto e ricostruito da uno sguardo extraterrestre in bianconero. L’occhio affonda nell’entropia dello schermo, mai come in questo caso arena di sfida e abbracci tra immagine e suono. Senza confini linguistici o comunicativi, il documento sposa la percezione, recupera il muto, contamina idee e suggestioni con l’aggressività underground di chi cerca la luce sprofondando nel buio.

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Ben Rivers part II Video

 

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