PESARO 44 – Omaggio a Ben Rivers
Lo spazio decomposto e ricostruito da uno sguardo extraterrestre in bianconero. L’occhio affonda nell’ entropia dello schermo, mai come in questo caso arena di sfida e abbracci tra immagine e suono. Pesaro 2008 omaggia il giovane artista britannico con una manciata di lavori brevi, complessi e stupendi – VIDEO
Tra Herzog e Lynch, la trasfigurazione di Rivens attraversa luoghi e volti come fossero materiali da plasmare per incidere in una memoria in-educata. Succede in This is My Land dove il ritratto di Jake Williams, eremita hippy nella foresta di Aberdeenshire, diventa una riflessione senza tempo sulla condizione degli outsider nella società contemporanea, abbracciando il mito e il reportage anni ’60 contemporaneamente. Tutti e quattro le opere viste a Pesaro costituiscono una poetica lunare, proiettata agli antipodi, che però, a differenza della trasparenza pura dei cristalli di Herzog, si rotola nella materia organica del mondo creato dalla tecnica e viceversa. Un cinema artigianale, che crede ancora nell’interazione fisica tra lo spettatore e l’oggetto filmico, in cui lo spazio è decomposto e ricostruito da uno sguardo extraterrestre in bianconero. L’occhio affonda nell’entropia dello schermo, mai come in questo caso arena di sfida e abbracci tra immagine e suono. Senza confini linguistici o comunicativi, il documento sposa la percezione, recupera il muto, contamina idee e suggestioni con l’aggressività underground di chi cerca la luce sprofondando nel buio.
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Ben Rivers part II Video