Quel che conta è il pensiero, di Luca Zambianchi

Primo lungometraggio del regista emiliano che analizza la confusione esistenziale delle nuove generazioni, con qualche citazione di troppo.

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Disagio giovanile contemporaneo in chiave di commedia nell’opera prima del trentenne Luca Zambianchi. Ancora fresco dell’esperienza fatta sui corti Solitudine on demand e Lo spettatore del 2016, Il ballo del 2018, American Tales del 2019, il cineasta emiliano racconta, nel suo primo lungometraggio, un mondo esistenzialmente confuso, attraverso la vita di due giovani laureandi.

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Giovanni e Michele sono due studenti che condividono un appartamento a Bologna. Intanto si danno da fare per trovare un terzo inquilino con cui dividere l’affitto. Mentre il primo, anziché preparare gli esami di medicina, prepara uno spettacolo teatrale e perde tempo con la burocrazia universitaria, l’altro, ottimista fuoricorso, rimbalza di festa in festa e di ragazza in ragazza. Quando arriva Asia, pronta a occupare la stanza sfitta, qualcosa sembra poter cambiare nella vita disillusa di Giovanni.

Quel che conta è il pensiero è commedia generazionale segnata da citazioni cinematografiche. Io sono un autarchico di Nanni Moretti è l’omaggio più persistente, ma tra passeggiate notturne e spettacoli teatrali con Freud si manifesta persino Woody Allen e per similitudine di trama anche Amore e altre catastrofi del 1996, diretto dall’allora ventitreenne Emma-Kate Croghan.

Il film di Zambianchi sembra però specchiarsi autocompiacendosi in questi modelli fino alla forzatura di imitarli e il regista rischia di inciampare nel film bozzettistico e manierista, anche se, d’altro canto, nella sua scrittura si avverte uno spiccato piacere della verità. Si delinea infatti un personaggio sempre volenteroso di questionare e mettere in discussione la propria identità individuale, strettamente connessa a quella collettiva, come quando dice, riferendosi a se stesso, che il fallimento copre i difetti che il successo avrebbe reso evidenti. Oppure, svelando un lato sentimentale assai malinconico, domanda all’amico dove si va a finire l’amore quando finisce. A differenza del precedente cortometraggio America Tales, dove il cineasta sembrava aver raggiunto una maturità, ispirandosi forse al modello americano, in Quel che conta è il pensiero l’aria è un po’ quella del filmino girato tra amici. La messa in scena scarna, probabilmente dovuta al low-budget e le poche idee registiche, lo rendono un film di corto respiro e con poco ritmo.

L’esordio al lungometraggio del regista è quindi più bello da sentire che da vedere, ma come in numerose opere prime c’è traccia di elementi che potranno in seguito essere sviluppati e tematizzati più ampiamente.

Regia: Luca Zambianchi
Interpreti: Luca Zambianchi, Michele Petrini, Alessandra Rontini, Enrico Zambianchi, Matteo Celli, James Foschi
Distribuzione: Trent Film
Durata: 88′
Origine: Italia 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
3.25 (4 voti)
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