RENDEZ-VOUS – “Quand je serai petit”, di Jean-Paul Rouve


Jean-Paul Rouve – qui alla sua opera seconda, dopo Sans arme, ni haine, ni violence – sembra battere lo zoccolo della nostalgia sviluppando un discorso sulla vita irrazionale e quanto mai realistico. A poco a poco la storia si discosta dai toni fantastici e surreali e diventa una commedia amara, che offre interessanti spunti di riflessione su occasioni perse e nuovi inizi

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L’infanzia è uno dei momenti più belli per la vita di un bambino. È un tempo sospeso di cui abbiamo una scarsa percezione: ci ricordiamo odori, emozioni, sapori, sensazioni – attimi trascorsi con i genitori, i compagni di scuola, gli amici sotto casa. Guardiamo la vita con stupore e inconsapevolezza, i problemi sono oltre il recinto e a chiuderli fuori ci pensano i grandi.
Mathias è un architetto di quarant’anni, cresciuto tra rimorsi e rimpianti. Ha una moglie bellissima, una figlia deliziosa, eppure gli manca qualcosa per essere felice. Un giorno, durante una crociera, scorge sul ponte della nave un bambino che somiglia a lui quando aveva la sua età. Decide di cercarlo, di mettersi sulle tracce di quell’immagine fugace che lo ha sconvolto profondamente. Inizia così un viaggio inaspettato nella memoria, in cui il confronto con il presente porterà alla luce i fantasmi del passato.

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Jean-Paul Rouve – qui alla sua opera seconda, dopo Sans arme, ni haine, ni violence – sembra battere lo zoccolo della nostalgia sviluppando un discorso sulla vita irrazionale e quanto mai realistico. Distante anni luce da logiche futuristiche (o passatiste) di zemeckisiana memoria, il film sorvola sulla trama per lasciar emergere il dialogo tra due facce dello stesso io: una matura e distaccata, che ha trovato un equilibrio nella nuova famiglia; l’altra sincera e innocente, di chi scrive letterine d’amore e poi le nasconde per vergogna. A poco a poco la storia si discosta dai toni fantastici e surreali e diventa una commedia amara, che offre interessanti spunti di riflessione su occasioni perse e nuovi inizi. Mathias ha l’opportunità di riscoprire se stesso e di conoscere il padre del bambino, cioè suo padre, morto improvvisamente quando lui aveva dieci anni. La madre gli aveva mentito per non farlo soffrire, lasciandolo con un nodo irrisolto da sciogliere. Ora, invece, sono di nuovo insieme, a chiacchierare seduti al bordo di una pista in attesa di fotografare gli aerei che decollano. Ma il passato non si può cambiare. E Mathias sa che il tempo a sua disposizione è poco. Questa volta, però, può scegliere di aprire gli occhi e assistere allo scontro tra il calamaro e la balena, consapevole che – comunque vada – questa esperienza sarà utile per il futuro.

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