RoFF18 – Incontro con Ferzan Ozpetek e il cast di Nuovo Olimpo

Ozpetek ha presentato il suo film Nuovo Olimpo alla Festa del Cinema di Roma. Presenti in sala anche gli interpreti e lo sceneggiatore Gianni Romoli.

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Ferzan Ozpetek ha presentato oggi il suo film Nuovo Olimpo alla Festa del cinema di Roma. Presenti in sala anche lo sceneggiatore Gianni Romoli e gli interpreti: Alvise Rigo, Aurora Giovinazzo, Greta Scarano, Luisa Ranieri, Andrea Di Luigi e Damiano Gavino.

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“Da sette, otto anni pensavo di raccontare questa storia perché mi era restata dentro. Era un’esigenza. Poi ne ho parlato con Gianni Romoli e ci siamo detti, “Rischiamo!” Quasi tutto è autobiografico, tutto tutto no ma quasi sì. Per fortuna non mi è successo ciò che avviene al regista della storia. Ci sono tante cose della mia vita ma non sono andate esattamente così… La mia sensazione è stata come quella di mettere un punto a un romanzo per girare la pagina. Girando la pagina vedrete cosa combinerò!” Ferzan Ozpetek ha aperto così la conferenza stampa, raccontando poi il suo lavoro con gli interpreti, con la scenografa, con i truccatori.

“La cosa più importante era raccontare gli anni ’70 in Italia; quell’Italia che ho amato, che ho scelto. Quindi si trattava di ricreare quel cinema, quel mondo e questa cosa mi metteva molta ansia; invece, la scenografa è stata molto brava. La storia ha inizio nel ’78 e arriva al 2015, quindi inizialmente pensavo servissero degli attori più adulti per poterli far invecchiare senza troppi problemi. Invece quando ho chiesto al genio del trucco se fosse possibile lavorare con un attore più giovane, lui ha risposto “Sì non l’abbiamo mai fatto ma lo faremo!” E così ho trovato quest’attore qui e sono molto contento.” Dice Ozpetek indicando Damiano Gavino. “Abbiamo lavorato molto insieme”, continua il regista, “Penso che non sia l’attore a dover entrare nel personaggio ma è il personaggio che deve avvicinarsi all’attore. Con le attrici ho un’intesa molto forte, molto importante. Ma anche con gli attori, sono stato fortunato. Andrea Di Luigi, per esempio: è il suo primo film e lo trovo splendido. Anche per Alvise Rigo è il primo film e Damiano è all’inizio della sua carriera ma sono stato contento di tutti gli attori.”

Con un pizzico d’ironia, Ozpetek passa a raccontare aneddoti americani: “Un critico americano che mi ha intervistato 3 anni fa per l’uscita del film La dea fortuna in America mi ha detto che ero stato troppo in anticipo sui tempi, con Il bagno turco e Le fate ignoranti. L’America non era pronta per questi film. Io sono andato in un negozio di dvd negli Stati Uniti e questi miei film erano nel reparto gay, cosa che non abbiamo in Italia. Questa cosa mi ha scioccato. Io non racconto l’omosessualità o l’eterosessualità; io racconto le persone e come sono fatte. Un giorno sarà meraviglioso quando non ci saranno più locali gay o locali transessuali. Quando ci saranno i locali per tutti senza divisioni. Nonostante io abbia un compagno da vent’anni, sento sempre un qualche corteggiamento nell’aria, perché mi piace – i sentimenti e le emozioni sono bellissimi. Non bisogna catalogare.”

Gli attori hanno raccontato quanto la scenografia, così come i costumi siano stati elementi che li hanno aiutati a calarsi nella parte. Sul set, momenti di grande paura alternati a momenti di creatività: la sceneggiatura veniva stravolta per essere riscritta insieme, quotidianamente. Alvise Rigo ha commentato, “Sono stati proprio questi momenti a farci rendere conto del fatto che volevamo davvero bene a questa storia.”

Luisa Ranieri, il cui personaggio è un omaggio a Mina, ha raccontato: “Sono recidiva, questa è la mia terza esperienza con Ferzan. Quando ti chiama è sempre una festa. Anche con i personaggi che sembrano piccoli sulla carta, in realtà, lui, che ha tanta voglia di lavorare con gli attori, dà sempre la possibilità di dargli una chiave, un colore in più. E crescono questi personaggi, crescono insieme. Siamo partiti da quest’idea; lui mi ha detto “Vorrei fare un omaggio a Mina e mi piacerebbe che tu interpretassi una cassiera che vorrebbe essere Mina, vestita e truccata come lei negli anni ’70.” Già questa cosa mi ha aperto un mondo! Dalla scena finale in cui la troviamo anziana, sola; questa solitudine la troviamo anche quando è giovane. La vediamo sempre al telefono con la sua amica Adele, e queste telefonate riempiono un vuoto. Era un ruolo piccolo e insieme l’abbiamo farcito.”

Greta Scarano ha aggiunto: “Ho avuto la sensazione di far parte di un racconto che parla di sentimenti con la S maiuscola: l’amore in tante forme. Non capita spesso di avere la possibilità di interagire così tanto sia con il regista sia con lo sceneggiatore, che si sono messi davvero in ascolto con una grande generosità. Hanno permesso a noi tutti di creare questi personaggi insieme. Questa donna che interpreto, che non possiede veramente l’uomo che ama. Lo ama senza condizioni ed è fortemente affascinata da questo grande mistero che lo circonda. All’inizio ho avuto paura che potesse risultare una donna che incombeva, come una sorta di terzo incomodo in questo rapporto. In realtà, semplicemente, nutre una forma d’amore purissima, che è una forma d’amore senza condizioni, che è la forza motrice del rapporto che ha con suo marito.”

Ozpetek ha allora commentato: “Greta è stata fondamentale per il suo ruolo nel film. È una donna estremamente intelligente: ti suggerisce delle cose sempre azzeccatissime. Gianni Romoli, con cui ci conosciamo da tanti anni, non è mai troppo puntiglioso. Con Greta e Gianni abbiamo trasformato man mano l’ultimo quarto d’ora del film. Tutti i giorni era un’emozione, una novità.”

Lo sceneggiatore, Gianni Romoli ha raccontato la sua esperienza di lavoro con il regista. “Scrivere con Ferzan è un processo molto lungo e faticoso. Si parte da un nocciolo di una sua cosa e poi cominciamo a discutere sul soggetto. Una volta che ho scritto la sceneggiatura poi la riscriviamo insieme. Mi prendo mezzo tavor ogni volta. L’importante è che la struttura sia solida e non attaccabile. Il momento davvero fondamentale per Ferzan è quello della lettura con gli attori. Lì i personaggi che ho scritto io cominciano a prendere corpo, poi ognuno aggiunge spunti e impressioni e rilavoriamo sulla sceneggiatura. Ciò costringe anche lo sceneggiatore a restare lì…” ha detto con un’amarezza divertita. Poi ha aggiunto: “Ma il lavoro di sceneggiatura è per sua natura un work in progress.”

Primo film del regista Ozpetek per Netflix. “La sfida è stata il fatto che la produzione mi mandava dei messaggi dicendo, “Ferzan, se vuoi girare una settimana in più fallo; se vuoi una strada in più anni ’70, falla.” E io mi dicevo, “Ma sono matti questi?” Io ho bisogno dei limiti per essere creativo. Mi hanno messo in difficoltà.” Sollevando risate il regista ha continuato, “Certo, non uscire in sala è una sensazione strana, diciamolo. Però mi piace molto l’idea che il mio film possa entrare nelle case delle persone. Io entro con 190 paesi nelle case delle persone! Questo mi affascina molto. È stata una bellissima esperienza per me.”

Un simpatico battibecco tra regista e compositore ha animato la sala. Andrea Guerra ha raccontato: “Lavorare con Ferzan è anche pericoloso… Di solito la musica da film la scrivi dopo il film mentre lui la vuole prima. Una volta che gli piace, però, è meraviglioso. Per Le fate ignoranti dovevo musicare una scena che nel film poi non c’è stata. Quindi io ho preparato tutta una musica araba per una festa araba che doveva esserci, poi vado a vedere e non c’è. Per quello ho cambiato il tema, avevo un tema orientale e l’hanno ambientato là, al Colosseo. Comunque, era un complimento Ferzan! Io il tema lo scrivo in un giorno poi lo mando e passo una settimana a pensare “Dove sarà Ferzan?”, e mi immagino, è arrabbiato magari… Una volta che gli piace, però, devo dire che è di un coraggio strepitoso Ferzan. La musica nei suoi film fa effetto perché lui vuole che il significato cambi, che il significato cresca ed è tutto ciò che fa bene a un compositore. Detto questo, nella scena di sesso del film Nuovo Olimpo, non c’è solo il tema, c’è stata una trasformazione e anche un po’ un incontro… un po’ magico. E… io ho finito Ferzan.” Tra applausi e risate la conferenza stampa si è chiusa.

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