SCONFINAMENTI – Chi fermerà la musica?

Sanremo 2009_Maria De Filippi e Paolo Bonolis

La finale di XFactor porta a parziale compimento un percorso di mutazione delle trasmissioni musicali nella tv italiana che coinvolge anche il Festival di Sanremo e apre nuovi scenari su un genere finora in evidente affanno. Un cambiamento che rinnova e contemporaneamente prosegue un percorso già abbozzato nella storia della tv-spettacolo, ma finora rimasto sempre in fase embrionale

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X Factor giuriaCon la finale di domenica 19 aprile, XFactor ha concluso il suo stagionale ciclo di trasmissioni, raccogliendo un consenso a dir poco considerevole e consacrando (si spera per loro) alcune giovani star della musica di domani. Al di là della reale caratura dei partecipanti (altri eventualmente ne approfondiranno le qualità o i possibili demeriti), l’evento va osservato con attenzione perché porta a parziale compimento un percorso di mutazione delle trasmissioni musicali, innescatosi da tempo, ma che ha visto la sua fase più accesa nell’arco temporale che dall’ultima edizione del Festival di Sanremo arriva proprio alla finale di XFactor: il fatto stesso che anche quest’ultima sia stata trasmessa su Raiuno e non sulla rete finora deputata ad accogliere il programma (ovvero Raidue), dice abbastanza della natura di massa ormai assunta dal format inglese e della sua capacità di intercettare i gusti di un pubblico che si avverte a un tempo variegato e popolare.
Il rapporto che inevitabilmente si innesca con Sanremo è dunque dialettico ma al contempo anche oppositivo: se si osservano infatti con attenzione le caratteristiche precipue di XFactor, i suoi elementi “di rottura” con l’impianto tradizionale della manifestazione ligure, si noterà come essi altro non rappresentino che un’evoluzione dei canoni fondativi del genere, ma anche una possibile contaminazione tra la gara canora comunemente (e storicamente) intesa (e nel mucchio, oltre a Sanremo, possiamo metterci anche trasmissioni datate ma non meno gloriose come Canzonissima) e la neo-televisione fondata sul concetto del “Reality”.
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Sanremo 2009_Maria De Filippi e Paolo BonolisIn questo senso ha assolutamente ragione chi teorizza la centralità non già del cantante, ma della “giuria”, intesa come corpo estraneo che viene ad armonizzarsi con la gara dandole una propria ragione d’essere, la crea, la monitora e la sintetizza: il corpus di esperti, infatti, non è lì soltanto per guidare i cantanti lungo l’impervia ascesa al successo, ma anche per dare seguito a un meccanismo di sfida reciproca, che apre nuovi percorsi all’interno del reticolo di confronti canori che pure dettano i ritmi del programma. D’altronde non potrebbe essere diversamente all’interno di una televisione che ha da tempo scientemente abdicato alla pianificazione invisibile dei programmi (dove lo spettatore assiste soltanto all’ultimo atto senza tenere conto del lavoro svolto dietro le quinte) per esplicitare invece le dinamiche del backstage all’interno delle trasmissioni stesse: la scrittura come momento nel quale dare forma a un programma, per evitare i tempi morti e stabilire la concatenazione degli eventi, diventa così una circostanza nella quale viene forgiata una gara canora che si rifletta nelle scaramucce fra i giurati. Questi danno perciò vita a gag autonome sebbene derivate dal contesto (con tanto di prolungamento mediatico assicurato sulla stessa tv o via internet) e ogni loro atteggiamento, silenzio e litigio si fa prodotto spettacolare.
E’ evidente il tentativo di cercare quindi il “caso” e l’empatia con il pubblico abituato allo show come terreno di scontro, ma va dato atto agli autori (e agli stessi giurati) di essere stati capaci di intercalare queste dinamiche populiste con una buona esplicitazione dei meccanismi tecnici legati al canto: questi giurati, insomma, possiedono una loro competenza e riescono, pur nel gioco dei continui rimpalli oppositivi, a portarla alla luce, favorendo l’armonizzazione tra lo spettacolo e la critica (ma anche la pura “didattica”) musicale. La stessa composizione del trio – una produttrice discografica (Mara Maionchi), un cantante (Morgan) e una conduttrice esperta dei meccanismi della Reality-Tv (Simona Ventura) – tiene conto delle diverse istanze che il format deve portare avanti, ovvero vendibilità commerciale delle canzoni, qualità musicale delle stesse e tenuta spettacolare degli interpreti. Ne consegue, dunque, che l’elemento di maggior rottura che X-Factor innesta nel genere sta nella sua capacità di esemplificare il testo pur non trasmettendo l’impressione di un prodotto banale ma anzi diventando meccanismo onnicomprensivo e autosufficiente: il genere viene quindi scomposto nelle sue componenti primarie per essere restituito a un pubblico che è parte attiva del meccanismo e ben consapevole delle regole. Il tutto è sapientemente mescolato con dinamiche più immediate, basate sull’empatia che i concorrenti naturalmente suscitano con le loro confessioni, e anche con i più evidenti elementi dello show televisivo tradizionale, basti pensare ai duetti e alle coreografie di ballo che rendono l’insieme tanto derivativo (dal format originale inglese) quanto profondamente dentro il genere e la storia della televisione italiana.
L’elemento della giuria o del gruppo di esperti, in realtà, è presente nello stesso Festival di Sanremo, dove è però relegato a margine attraverso estemporanei interventi dei giurati che sono corpo altro rispetto alla gara: sebbene negli ultimi anni si sia tentato di portare le istanze di questi esperti alla ribalta (soprattutto nei vari DopoFestival o nel pomeriggio domenicale, quando la manifestazione confluisce in Domenica In) è innegabile che sia stata la Reality-Tv a dare loro la necessaria centralità; ecco quindi che le pratiche più “basse” della tv attuale sono diventate linguaggio (sicuramente discutibile ma da non sottovalutare) che ha abituato il pubblico a una dinamica narrativa nuova, basata sulla contaminazione fra lo spettacolo, l’esposizione del sentimento privato e l’opposizione (a volte anche aspra) con il “docente” o “l’esperto”, fagocitando e reinventando infine i generi classici. Lo fa fatto progressivamente, con un percorso costruito X Factor 2009_concorrentiattraverso i Reality-Show veri e propri (come Music Farm), i Talent-Show stile Operazione Trionfo, i varietà alla Ballando con le stelle e, soprattutto, con le sedicenti “accademie” di Amici di Maria De Filippi.
La trasmissione della De Filippi, guarda caso grande concorrente proprio di X-Factor, ci riporta infine a Sanremo: la conduttrice milanese, infatti, è stata ospite della manifestazione ligure per condurre la serata finale, innescando una serie di congetture sulla possibilità di unire la “fucina di talenti” mediasettiana con la gara nazional-popolare per eccellenza, allo scopo di svecchiare quest’ultima e di fornire un richiamo agli spettatori più giovani: la stessa vittoria di Marco Carta (proveniente da Amici) è apparsa come un segnale di questa logica. Lo spostamento di XFactor su Raiuno per la serata finale e la sua legittimazione come programma dotato di una propria autonomia, potrebbe a questo punto fornire alla Rai la carta mancante per un rimescolamento di forze totalmente interno all’azienda, o quantomeno permetterebbe di aprire un fronte in grado di conferire alla TV di Stato la qualità di genuino talent-scout che le permetta di confrontarsi con Amici senza complessi di inferiorità. La musica e lo spettacolo, insomma, si intrecciano in profondità in un modo che riesce a essere al contempo semplice e anche molto complesso, esattamente come sono questi format.
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