Sei gradi di Kevin Bacon

Da rappresentante dello spirito di un'epoca in "Footloose", a protagonista di un gioco che viaggia sulla rete, passando per parecchi ruoli difficili e sgradevoli. Osservando la carriera dell'attore emerge con forza una maschera ambigua e non riconciliata.

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Six degrees of Kevin Bacon è forse l'interpretazione più strana del quarantacinquenne attore di Filadelfia. Non è un film, ma un gioco su Internet creato da tre studenti della Virginia, che probabilmente non avevano di meglio da fare. Com'è facilmente intuibile dal titolo, il gioco si basa sulla commedia di John Guare, Sei gradi di separazione, da cui fu tratto nel 1993 un film con un giovane Will Smith e Donald Sutherland (di Fred Schepisi). Il principio è forse ormai universalmente noto, nel mondo ciascuno di noi è legato a tutti gli altri da una catena di persone incontrate, conoscenti, amici, che al massimo si compone di sei anelli. Allora si è pensato bene di darsi al nozionismo cinefilo, spicciolo ma divertente, cercando di individuare le  catene che legano il povero Kevin Bacon ad altri attori o personaggi famosi.

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A parte il clamore sorto intorno al caso di questo gioco (per chi fosse interessato www.cs.virginia.edu/oracle oppure mettere "Kevin Bacon" in qualsiasi motore di ricerca), è interessante vedere se c'è qualche ragione per cui Bacon è stato scelto per divenire pretesto e centro di gravità di questo gioco. Forse i creatori erano suoi ammiratori sfegatati? Hanno avuto turbe legate alle ripetute visioni di Footloose (Herbert Ross, 1984). Più seriamente, la ragione può essere ricercata, con qualche solida motivazione all'interno dei particolari alti e bassi della carriera di Kevin Bacon.


Il debutto nel cinema, dopo aver frequentato la prestigiosa "Circle  in the Square Theatre School" di New York e aver lavorato sul palcoscenico di Broadway, non è con un film minore, misconosciuto o di poco successo. Si trova una parte nel carnevale di Animal House (John Landis, 1978), ma poi sparisce dal grande schermo, per particine in soap opera (Sentieri, su tutte) e lavori teatrali. Neanche un'apparizione in Venerdì 13 (Sean S. Cunningham, 1980, il primo della serie) riesce a lanciarlo in modo efficace.

Eppure il grande salto è alle porte: parte da protagonista in Footloose, un film che nessuno appartenente a una certa fascia di età può non aver visto. Commedia musicale, giovanile del riflusso: la ribellione è per l'affermazione del proprio diritto di ballare, del divertimento. Ci si trova l'abusata opposizione tra cultura rurale tradizionale e cultura cittadina. Ci si trovano, il ballo, un'ottima colonna sonora, la ribellione individuale alle regole, dei giovani carini e vincenti. Ma dopo quel successo Kevin Bacon sparisce, per riapparire solo quasi dieci anni dopo con pellicole di un certo spessore e con una consistente visibilità (Linea mortale di Joel Schumacher del 1990, JFK di Oliver Stone del 1991, The River Wild – Il fiume della paura di Curtis Hanson del 1994, Apollo 13 di Ron Howard del 1995, Sleepers di Barry Levinson del 1996, Sex Crimes di John McNaughton, 1998).

Frequentemente interpreta ruoli negativi come il poliziotto stupratore nel già citato Sleepers. Ma perché questa evoluzione? Da un lato non è riuscito ad affermarsi come icona di un periodo, poi rielaborata, come Tom Cruise che in quegli anni si lanciava con Risky Business e Top Gun (Tony Scott, 1986), e dall'altro non è svanito nel nulla, in piccole produzioni. Il suo sorriso, era forse più un ghigno che nascondeva qualcosa di più oscuro. Se l'espressione di Tom Cruise rimane quella la maschera dello yuppie, magari in crisi, quella di Kevin Bacon nascondeva qualcosa di profondamente incerto. Una recitazione più nervosa, più epidermica, meno ostentata gli ha forse impedito di diventare simbolo di un periodo, per portarlo a scavarsi una carriera più ai margini, frequentemente "dalla parte sbagliata della barricata". Anche quando il suo sorriso ambiguo è svanito ne L'uomo senza ombra (Paul Veherhoven, 2001), è rimasta la caratterizzazione morale che lo accompagnava, con un'invisibilità che più che essere una facoltà, era un potere arbitrario esercitato dallo scienziato interpretato da Bacon.

Questa sofferenza nel volto e nell'interpretazione, questo riflettere l'ambiguità del potere gli hanno permesso di ritagliarsi una carriera notevole, anche se sempre non al centro della scena, lasciandogli spazio per progetti fuori dal cinema come il progetto di musica blues The Bacon Brothers con suo fratello Michael, o l'impegno continuo a teatro. E, probabilmente, l'hanno fatto interprete naturale dell'ultimo capolavoro di Clint Eastwood, Mystic River.

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