SPECIALE GEN Z – Forse… l’amore ti può salvare

Bones ad All, pur ambientato nel pieno degli anni ’80, riflette meglio di qualsiasi altro, con struggente vividezza e sincerità le condizioni della nostra generazione

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Quanto è reale il fastidio generato dallo scambio generazionale? Molto. La messa in ombra di una gioventù, mutata in anzianità e sostituita da un’altra, dal carattere ferocemente moderno, perciò immediatamente suscettibile di critica, non sembra in alcun modo pacificare gli animi. Ecco perché mai spontaneamente ci sentiremmo capaci di difendere coloro che seguiranno, così come coloro che ci hanno preceduto. È letterale ed è concreto, a partire dalla sua stessa definizione, scambio generazionale. Indice di sostituzione forzata e desiderio di fare e ottenere dalla vita qualcosa di meglio, pur consapevoli di ripetere potenzialmente nel corso del tempo i medesimi errori.

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Appena prima degli errori però c’è il tentativo dell’incontro, quasi sempre fallimentare. Se infatti, ciò che generalmente allontana una generazione rispetto ad un’altra è il mezzo d’espressione, allora ci è possibile affermare che l’uso dei New Media difficilmente possa favorire un contatto, o una comprensione profonda e diretta tra loro, la generazione che non ha mai smesso di definirsi “del fare” e noi, la generazione dell’immagine, dell’incessante scoperta identitaria e della ricerca appassionata di una libertà multiforme che non avendo un nome, piuttosto sensazioni e stimoli, è diventata sempre più complessa da rintracciare.

Eppure siamo entrambi qui, ancora, a combattere per l’ascolto e la sopravvivenza delle reciproche idee e intenzioni. Una delle quali potrebbe coincidere con il concetto estremamente attuale di identità. Importante a tal punto da riflettere perfino le scelte d’amore e una libera sessualità, che tanto libera non è, poiché piegata da errate convinzioni, appartenute a loro e trascinatesi tristemente fino ad oggi e a noi. Questo però è il nostro momento, quello durante il quale prendiamo parola, protagonisti di uno scenario in costante cambiamento ed evidente peggioramento. Lo stesso che sembra spingerci sempre più all’isolamento e alla fuga e forse la felicità è proprio lì che si nasconde, nell’isolarsi e nel fuggire insieme.

Maren e Lee, i protagonisti del folgorante e profondamente emotivo Bones and All di Luca Guadagnino, interpretati rispettivamente da Taylor Russell e Timothée Chalamet, inizialmente non sanno che tutto ciò di cui hanno bisogno è intrecciare i rispettivi cammini, sulle strade di un’America desolata e malinconicamente kinghiana, corrispondendosi l’uno all’altra, perciò affidando le reciproche debolezze, instabilità e identità, ad un amore complesso e viscerale, destinato a dar vita ad un legame immortale, pur messo a dura prova da una società nemica, convenzionale e bigotta.

Un film che pur ambientato nel pieno degli anni ’80, riflette meglio di qualsiasi altro, con struggente vividezza e sincerità le condizioni della nostra generazione, dimostrando che forse, quella che ci ha preceduto, non è stata in grado di portarci via tutto, come spesso si sente dire e che Forse… l’amore ti può salvare.

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