SPECIALE THE CONJURING 2 – I Can’t help falling in love with you

Non possiamo fare a meno di innamorarci di questo cinema, nei suoi aspetti del “come si fa” che si svelano le complicazioni e le ripercussioni del mito paranormale in collisione con la realtà

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Ed è forse qui tutta la differenza; forse tutta la saggezza e tutta la verità, e tutta la sincerità, si trovano proprio condensate in quell’inapprezzabile momento in cui oltrepassiamo la soglia dell’invisibile” (Joseph Conrad, Cuore di tenebra). James Wan, al di la di ogni discorso squisitamente cinematografico, per cui si potrebbe considerare The Conjuring 2 la sua opera più “canonica”, non può fare a meno delle storie antiche dove si diventa invisibili o presenze senza un buon motivo, quantomeno razionale, quantomeno occidentale. È una nostra peculiarità, quella dei nostri tempi, concentrarsi più sul come che sul perché. Nelle storie antiche, o degli anni ’70, quella dei miti, delle leggende, delle fiabe, l’invisibilità non si ottiene mai in modo così macchinoso, né accettando troppi compromessi. Rendere il paranormale (giusto Mr. Night?) richiede un sapere speciale o favori speciali (non certo particolari effetti), ma una volta che se ne ottiene la capacità la magia si limita ad accedere. Nessuno è particolarmente sorpreso o colpito dal fatto in sé; la cosa importante non è più il modo, ma perché lo si fa. Non possiamo fare a meno di innamorarci di questo cinema, perché è nei suoi aspetti tecnici, questo “come si fa”, che si svelano in modo eloquente le complicazioni e le ripercussioni che appaiono quando il mito paranormale collide con la realtà. Nel divario tra ciò che speravamo e ciò che abbiamo realizzato si intravede che cosa siamo. Tra un macabro quadro scaturito da un incubo premonitore e lo stesso in rilievo che prende vita, compare l’horror più ispirato. Lo sguardo si insinua in un piano astrale fittissimo di forme spirituali: anime umane, dei vivi come dei morti, in varie fasi di avanzamento o declino spirituale, nonché spiriti della natura, creature artificiali degli elementi come i demoni.

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enfield4L’horror “documentato” è il paradosso fantastico che ritualizza l’ottimismo umano, è l’incarnazione, per certi versi, della sublime follia della speranza, la speranza che, in un modo o nell’altro, ci riusciremo… riusciremo a renderci visibili magicamente. Elvis Presley sul piatto, Starsky e Hutch, in camera, sono essenze smaterializzate di corpi, la teosofia proveniente dagli USA, che muove i tavoli, i crocefissi sul muro, lancia coltelli, ruba l’anima. Ma perché non restare invisibili fino alla fine? Perché mostrarsi? Sant’Agostino ci spiega che gli spiriti si limitano a indossare un corpo quando desiderano mostrarsi o lo portano come un indumento. Di che cosa sono fatti questi corpi? Aria condensata, mista a vapore e nebbia. No, stavolta non è proprio così… Il Poltergeist sbatte le porte, cammina pesantemente, scaglia oggetti, colpisce le persone. Si può credere o meno a ciò che vediamo, ma è certo che James Wan non è l’ennesima vittima di una febbrile fantasia con la coscienza colpevole, ma trova l’immagine sempre, riflessa tra la definizione di una proiezione mentale e un fenomeno oggettivo, per quanto soprannaturale. Le presenze sono parte del futuro, come su quella poltrona vuota (?), inquadrata al termine della notte. La moderna tecnologia delle immagini, a partire dal televisore antennato e dall’imprecisa sincronizzazione del fascio di elettroni, incrementerà il potere degli spiriti e la loro abilità di perseguitarci. D’altronde il ciberspazio è diventato parte della geografia delle infestazioni… come ebbe a dire Kafka: “Baci scritti non arrivano a destinazione, ma vengono bevuti dai fantasmi lungo il tragitto”.

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