Stranizza d’amuri, di Giuseppe Fiorello

L’opera prima di Beppe Fiorello racconta la difficoltà di crescere in una cultura patriarcale. Cade spesso in ripetizioni ed eccessive lungaggini ma l’omaggio a Toni e Giorgio è sincero.

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C’erano una volta due giovani innamorati nella provincia siciliana dei primi anni Ottanta. Non è l’inizio di una favola ma la storia del delitto di Giarre, in cui Giorgio e Antonio, da tutto il paese soprannominati gli “ziti” in senso dispregiativo, sono stati ritrovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola alla testa. Una vicenda tragica insabbiata in maniera ignobile dall’omertà del paese e dalla vergogna delle rispettive famiglie. Da qui prende ispirazione l’esordio cinematografico di Beppe Fiorello, da un fatto lontano quattro decenni ma che potrebbe essere avvenuto pochi giorni fa, in qualunque provincia italiana. Ignoranza, violenza, mascolinità tossica diremmo oggi, ma oltre a tutto questo una storia estiva di amore adolescenziale.

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Stranizza d’amuri, già titolo di uno splendido pezzo di Franco Battiato in dialetto siciliano, racconta l’incontro-scontro tra Gianni e Nino, due giovani che si incontrano per caso ma iniziano ad amarsi per scelta. Sono due universi molto vicini ma allo stesso tempo davvero distanti, a cominciare proprio dalla situazione famigliare di ognuno. Nino viene da una famiglia allargata, amorevole e “colorata”, dato che il padre si occupa proprio di fuochi d’artificio. Vive in campagna, è sempre all’aria aperta e sembra non avere nessun pensiero al mondo. L’esistenza di Gianni è completamente opposta, triste e angosciante, vive in un piccolo paesino con la madre e il patrigno che gli ha concesso un lavoro in officina, ma che non perde occasione per disprezzarlo. I ragazzi del paese al bar di fronte si divertono a prenderlo di mira additandolo come omosessuale. Gianni non ha alcun tipo di spazio intimo, è oppresso e schiacciato in quel triangolo composto da casa, officina e bar. L’incontro con Nino stravolge la sua esistenza, è un’occasione di libertà e indipendenza economica, ma soprattutto è amore.

Beppe Fiorello mette in scena la Sicilia e le sue estati adolescenziali passate tra bar, spiagge e fiere di paese. Insieme agli sceneggiatori Andrea Cedrola, Carlo Salsa e Josella Porto, il regista si è concentrato molto sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Dai carusi omofobi di paese e le conseguenti dinamiche di oppressione maschile, ai rispettivi genitori dei due protagonisti, il centro del discorso è sempre quello del feroce patriarcato siciliano dell’epoca. Stranizza d’amuri si apre proprio con una battuta di caccia al coniglio con Nino, il fratellino e lo zio, palese passaggio di testimone maschile di generazione in generazione. “Non ti scantare”, ripete lo zio armato di lupara, frase che appare come una rassicurazione ma a ripensarci assomiglia più ad una minaccia velata, un modo per mantenere sulla retta via il proprio successore. Non si può sgarrare, ne va dell’onore dell’intera famiglia. In caso contrario interviene l’uomo di casa, come in occasione del “processo” a Nino messo in scena dal padre e lo zio al solo sospetto di possibile omosessualità. Ma la sequenza più forte in questo senso è quella del pestaggio di Gianni con il sottofondo di Dammi solo un minuto dei Pooh, momento che ricorda da vicino il memorabile massacro della maciara con la colonna sonora di Ornella Vanoni in Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci, in entrambi i casi la musica è diegetica proveniente da un’autoradio.

Nel suo esordio cinematografico dietro la macchina da presa, Fiorello cade spesso in ripetizioni ed eccessive lungaggini che allentano il ritmo del film, ma chiude inspiegabilmente con un finale costruito in maniera piuttosto repentina. Nonostante questo riesce nell’intento di costruire un coro di personaggi funzionale alla vicenda e soprattutto a non banalizzare la storia d’amore tra i due protagonisti. Stranizza d’amuri racconta la difficoltà di crescere nella cultura patriarcale mediterranea del nostro paese, ma è innanzitutto un sincero omaggio a Toni e Giorgio, due carusi morti per amore mano nella mano.

Regia: Giuseppe Fiorello
Interpreti: Gabriele Pizzurro, Samuele Segreto, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo, Enrico Roccaforte, Roberto Salemi, Giuseppe Spata, Anita Pomario, Giuseppe Lo Piccolo, Alessio Simonetti, Raffaele Cordiano, Giuditta Vasile
Distribuzione: BIM
Durata: 130′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.25 (48 voti)
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