Ti sposo ma non troppo, di Gabriele Pignotta

Se la pigrizia non è il motore dell'opera, la stanchezza s'insinua inevitabilmente tra i romantici equivoci che coinvolgono la coppia al tempo della chat. L'impressione è che questo sia un film fuori dal suo tempo. Assimilabile alla fiaba solo per scelte stilistiche (di guardaroba), è una garbata girandola di fraintendimenti elementari che non coinvolge per caratteri né sorprende per freschezza

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Quattro personaggi sull’orlo del sagrato, due sono stati piantati appena prima del fatidico sì e gli altri due si accingono a pronunciarlo per inerzia. Se la pigrizia non è il motore dell’opera prima di Gabriele Pignotta – palesemente entusiasta, anche nelle vesti di attore protagonista, di trasporre sul grande schermo un suo copione teatrale -, la stanchezza s’insinua inevitabilmente tra i romantici equivoci che coinvolgono la coppia al tempo della chat.

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L’impressione è che Ti sposo ma non troppo sia un film fuori dal suo tempo, una garbata girandola di fraintendimenti elementari che non coinvolge per caratteri né sorprende per freschezza. Assimilabile alla fiaba solo per scelte stilistiche (di guardaroba: quello di Chiara Francini urla “bimba che gioca alla principessa”, ma pure ripiega su accessori di gomma in un contesto dove la naturalezza è un proposito smontato dagli ingranaggi a vista), il film costruisce convenzionali percorsi a ostacoli che facciano incontrare i personaggi sul pianerottolo e li uniscano in una sessione di air guitar liberatoria, condannandoli al fardello evidente dell’eterodirezione.
Sui binari di una trama conosciuta, dove Andrea è nome proprio di due persone, femminile come Vanessa Incontrada in versione svenevole (vittima di una sorta di reazione telecomandata, ogni qual volta sente pronunciare la parola “matrimonio”), maschile come Fabio Avaro nelle vesti (sacrificanti) del novellino digitale che confonde le finestre del pc con quelle dell’appartamento. Situato nello stesso condominio di lei, che nel frattempo cerca di superare il trauma parlando con lo psicoterapeuta (Pignotta), il quale è in realtà un fisioterapista.

L’assonanza professionale è solo uno degli ingenui espedienti adoperati per l’incastro sentimentale, intriso di dialoghi che sembrano talvolta incisi su una segreteria telefonica aliena. Se l’opera disarma per la semplicità di un panino con la mortadella diviso a metà su una panchina, si annulla nell’eco recente di un altro incrocio di cuori sul lettino dell’analista. Non è tutta colpa di Freud, nel film di Pignotta, piuttosto candida voglia di leggerezza: laddove confusa con un’equazione in mera sottrazione, tiene a eguale distanza da mieloso e volgare puntando sulla misura del quotidiano e precipitando nel buco del disinteresse.  


Regia: Gabriele Pignotta
Interpreti: Vanessa Incontrada, Gabriele Pignotta, Chiara Francini, Fabio Avaro
Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 95'

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