Tiziano. L’impero del colore, di Laura Chiossone e Giulio Boato

Attraverso una formula codificata, il docufilm ricostruisce la vita del pittore veneto esaltandone l’innovazione del linguaggio e la modernità rispetto al nostro presente. Al cinema da oggi

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L’arte al cinema ha ormai trovato una sua rappresentazione abbastanza codificata che vede nella ricostruzione di eventi e nel punto di vista ravvicinato con l’opera il binario entro cui far scorrere la narrazione. Si tratta di prodotti di alta qualità visiva e questo Tiziano. L’impero del colore lo conferma; dai paesaggi montuosi di Pieve del Cadore, dove il pittore è nato, alle panoramiche su Venezia, città che lo accoglie e che sembra fermata nel tempo, prende le mosse il racconto biografico di uno dei protagonisti quasi assoluti del Rinascimento in ambito veneto.

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Il docufilm mette in risalto la natura intraprendente, e sicuramente ambiziosa, di Tiziano che nella sua rapida scalata sociale non si fa scrupoli a entrare in contatto con uomini di potere per ottenere posizioni di prestigio e un riconoscimento che ben presto esce dai confini nazionali: scrive al Consiglio dei Dieci di Venezia chiedendo un’importante commissione per “acquistare qualche poco di fama”; lavora per le principali corti italiane (il duca di Ferrara, il marchese di Mantova, il duca di Urbino); intercetta Carlo V di Bologna, diventando negli anni successivi “el pintor primero” anche del figlio, Filippo II; a Roma fa parte della cerchia dei Farnese (Paolo III e i suoi nipoti). Tiziano avvia una vera e propria attività imprenditoriale, grazie anche all’aiuto del suo “agente” Pietro Aretino; vuole tutelare il suo marchio di fabbrica, quel tocco magico che sperimenta un tonalismo sempre più dissonante insieme a un dinamismo delle forme che nascono dal colore e non dalle linee; e che fa emergere dalle figure dipinte caratteri e sentimenti.

La sceneggiatura di Toso, Panichella e Dallavalle è fluida e lineare nel tratteggiare questa rapida ascesa stroncata dalla peste, che colpirà Tiziano nel 1576. Le sue opere prendono vita attraverso attori e attrici che cercano di cogliere gli aspetti più pregnanti di un linguaggio innovativo, soprattutto nel campo della ritrattistica femminile. Il pittore viene riletto in un dialogo costante con il nostro presente sottolineando una modernità al di fuori dell’arte, come cioè certe dinamiche politiche e certi atteggiamenti fossero comuni ieri quanto oggi (a fronte però di un talento immenso). La figura di Tiziano viene celebrata a tal punto che restano esclusi dalla narrazione alcuni passaggi fondamentali, ovvero il legame con artisti a lui contemporanei senza il quale sarebbe difficile comprendere a pieno la sua evoluzione: il “debito” nei confronti dei suoi maestri, Giorgione e Sebastiano del Piombo, l’assenza di quest’ultimo da Venezia e anche di Lorenzo Lotto, in un momento che permette a Tiziano di imporsi; la svolta in senso manierista maturata con Giulio Romano; e una pittura sempre più di luce e di movimento che verrà ereditata e portata al vertice da Tintoretto.

Regia: Laura Chiossone e Giulio Boato
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 88’
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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