TORINO 24 – "Ray-e Baz" (Parole) di Mehdi Nourbakhsh (Concorso Lungometraggi)

Ray-e Baz è una specie di detour esistenziale che strappa e ricuce, reinventando un mondo personale dopo la sventura non della galera. Mehdi Nourbakhsh vuole dichiaratamente lavorare attorno ad una nuova ipotesi di cinema che traduca in immagini la percezione quotidiana delle emozioni

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Non è causale il titolo di questo inusuale film iraniano che ha, quanto meno, il coraggio di rinunciare ad una tradizione cinematografica radicata e che gode di un indiscutibile rispetto grazie al lavoro assiduo dei suoi maestri cineasti.  Mehdi Nourbakhsh vuole dichiaratamente aprire una nuova strada, lavorare attorno ad una nuova ipotesi di cinema che abbandonando lo sguardo (neo?) realista e che invece abbia a che fare con un cinema che traduca in immagini la percezione quotidiana delle emozioni con la complicità di  una certa ricercatezza dei dialoghi.

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Saber esce di galera con un permesso premio. Un suo ex compagno di cella lo attende e insieme vagheranno per Teheran, per Saber sarà l'occasione per rimeditare la propria vita.


È il contatto nuovo con il mondo che già conosceva, oggi trasformato nelle persone che fa  fatica riconoscere, ad accompagnare la dolorosa giornata di Saber, è la scoperta dei loschi traffici della sorellastra o la fine quasi imminente della propria ragazza a misurare la cresciuta distanza tra se stesso e la situazione che trova oltrepassata la porta del carcere.


Immerso in un bianco e nero ingrigito e in una struttura melodrammatica che si fa strada, man mano che la storia avanza il film acquisisce una dimensione tragica che si può leggere sul volto del suo protagonista. Ray-e Baz non concede nulla allo spettacolo e in questo suo rigore che non è solo formale, pur se non riesce a centrare tutti i suoi obiettivi, esalta quella densità di tragitti delle emozioni del suo protagonista. In questa scoperta progressiva Saber non ritrova più una propria collocazione. La sua nuova esistenza è precaria e vaga attraverso una Theheran guardata da Mehdi Nourbakhsh con occhi del tutto originali, eliminando ogni parassitaria convenzionalità e scegliendo anche in questo caso una propria strada artistica rispetto al passato anche recente.


È questa specie di detour esistenziale a stare a cuore al regista, un detour, però che assomiglia ad un ritorno, ad un riavvolgersi della vita, ad una progressiva chiusura che prelude ad una stretta senza uscita. La sensibilità fa acquisire a Saber questo nuovo sentimento, ma anche la paura da cui prende avvio la sua mutazione. Ray-e Baz è un film che strappa e ricuce, reinventando un mondo personale dopo la sventura non della galera, ma del mondo che sembra cadere a pezzi sotto gli occhi del suo protagonista.

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