TORINO 24 – "Zapisi Putevogo Obkhodchika/Notes by a Trackman", di Zhanabek Zhetyruov (Concorso Lungometraggi)

Il fascino di questo bel film virato in giallo seppia è una nuova volta quello dell'infinita ipnosi delle rette-binario che continuano oltre l'orizzonte e oltre l'inquadratura innamorata di quelle rotaie, sino al punto improprio al di là dell'infinito dove i binari si incontrano, "in città" – ma è soprattutto un fascino operaio

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Esiste un punto nell'infinito, del tutto ipotetico, dove a due rette parallele finalmente è dato di incontrarsi, anche solo per quel piccolissimo istante: in geometria quel punto viene chiamato 'punto improprio'. Come se i due binari di una ferrovia per un attimo smettessero di andare entrambi nella stessa direzione, e si incrociassero per un istante – ecco, il fascino di questo bel film virato in giallo seppia è una nuova volta quello dell'infinita ipnosi delle rette-binario che continuano oltre l'orizzonte e oltre l'inquadratura innamorata di quelle rotaie, ma è soprattutto un fascino operaio, dove il duello tra i due compagni lavoratori che vogliono risolvere un litigio "sul campo" si rivela una gara a chi inchioda più velocemente il maggior numero di assi sui binari con il martello, e l'anziano uomo cieco protagonista del film quando non pensa alla ferrovia si mette a raccogliere il grano con la falciatrice, perché "non saprei stare senza lavorare". Questo vecchio cieco, personaggio principale del primo film di Zhetyruov, regista-operaio che lavora alle tratte dei treni del suo Paese ("in Kazakistan sono l'unico operaio addetto alla posa dei binari tra i registi, e l'unico regista tra gli operai addetti alla posa dei binari"), controlla la condizione dei binari della tratta, salta sulle assi di legno e grazie al suo udito raffinato riesce a capire se ci sia bisogno di un rinforzamento, di una riparazione. Viaggia sul treno col figlio che fa il controllore del traffico ferroviario, e attentamente ascolta i rumori delle rotaie, enunciando i kilometri dove ci sono lavori e migliorie da effettuare: le rette parallele dei binari devono rimanere tali, perfettamente equidistanti tra loro, l'incontro nel punto improprio è solo l'utopia di chi preferisce all'orecchio dell'anziano uomo le moderne tecnologie di rilevamento dei problemi sulle tratte dei treni, guardacaso sempre coincidenti poi con le segnalazioni del vecchio – egli ha a che fare quotidianamente con le rette parallele dei binari su cui viaggia il treno che porta "in città", vero punto improprio al di là dell'infinito dove i binari si incontrano, il piccolo nipotino del vecchio si trasferisce in collegio per iniziare a frequentare la scuola, il figlio dell'anziano cieco intrattiene forse una relazione con un'altra donna, la moglie disperata dall'altra parte della ferrovia che sospetta e aspetta, furiosa ma rassegnata. Si organizza addirittura una festa per il primo giorno a scuola del piccolo "in città", si parla di trasferimenti metropolitani come di radicali cambiamenti di vita, le vicine di casa della donna spettegolano sul marito che "và in città addirittura due volte a settimana!". E il vecchio, mentre aspetta di sentire il fischio del passaggio dell'ultimo treno dell'una di notte prima di addormentarsi sotto il bellissimo cielo stellato in giallo seppia col nipotino al fianco, spiega al piccolo come riconoscere la stella polare: gli dà una direzione, che è poi sempre quella delle rotaie, affinché anche lui possa alla fine trovare il suo personale punto improprio.  

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