TORINO 28 – "Blessed events", di Isabelle Stever (Concorso)


La re
gia di Isabelle Stever asseconda la protagonista, indugia sui piccoli e flebili sussulti di questo cuore di pietra, con un cinema di estremo rigore. Quasi patologico nel suo essere al totale servizio della protagonista. Forse esagerando nella radicalità autoriale utilizzata spesso senza incidere veramente sui nodi irrisolti della pellicola. 

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Simone (Annika Kuhl, ottima interprete) passa la serata del capodanno sola. Dopo la mezzanotte decide uscire e in una discoteca incontra uno sconosciuto affianco del quale si risveglierà la mattina seguente in macchina. Il film della regista berlinese Isabelle Stever parte da questo fatto. Simone (Annika Kuhl) dopo poco scopre di essere incinta e proprio quello stesso giorno incontra per caso quel ragazzo, Hannes (Stefan Rudolf) infermiere specializzato. Al quale, davanti una tazza di caffè, farà vedere l'ecografia del feto. La storia di questa gravidanza e di questa mamma per caso è ciò che interessa alla regista. Così inizia questo pedinamento silenzioso e discreto, ma capace di trasmettere la febbrile inquietudine della protagonista. Le increspature dei sentimenti e delle sofferenze che animano le sue giornate vuote in attesa del rientro a casa di Hannes. Non c'è un passato, non ci sono affetti familiari, non è quello lo spessore e il registro che potrebbe alludere o dare risposte. Non ci sono. La vita di Simone scorre senza nessuna 'qualità', il suo essere madre è un approdo per chi dell'esistenza  era semplice spettatrice. La regia di Isabelle Stever asseconda la protagonista, indugia sui piccoli e flebili sussulti di questo cuore di pietra, i suoi rari momenti di affettività con Hannes, le sue paure e le infantil gelosie. Un cinema di estremo rigore e osservazione. Quasi patologico nel suo essere al totale servizio della protagonista. Forse esagerando nella radicalità autoriale utilizzata senza incidere veramente sui nodi irrisolti della pellicola. I fantasmi di questo 'evento benedetto' non sognano la felicità, non aspirano alla redenzione. Cercano, come anime disperate, di trovare se stessi negli altri, nei loro sguardi e sorrisi. In una creatura abbandonata al sonno vicino al padre.

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