TUTTO IN UNA NOTTE: Fare cinema è anche…sfiorarsi

Un ironico Fausto Brizzi e un pensieroso Marco Martani in un momento dell'incontro al MakenoiseOltre ogni possibile definizione ingabbiata, la mancanza di una smaccata imposizione di stile che è già di per sé una dichiarazione poetica. Quando termina la proiezioni dei corti, la gente si riversa al piano superiore. Si riempie la terrazza. La notte e la città. Sembra di essere nel sogno di Michael Mann, luci, superfici, un movimento continuo che fa scorrere il tempo via veloce. Cronaca “in soggettiva” di una notte di Festa, Sentieri selvaggi al Makenoise

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foto dall'alto della prima sala del Makenoise, il 29/9/2007“Sensazionale, grande serata al Makenoise”. L’invito del direttore prometteva più che bene. Cinema, musica, interventi, ospiti, da bere (il che non guasta mai). Il cinema si vive anche insieme agli altri. E già l’arrivo al locale sembra catapultarti in un film. Un passaggio stretto, corridoio, scale che scendono, scale che salgono. Siamo ne La febbre del sabato sera ed io sono l’American gigolò. Entri dentro e lo scenario sembra cambiare. Zitti, il film è cominciato! Nessuno lo dice, ma la sensazione, comunque, è quella di trovarsi in sala. Passano i corti degli allievi della scuola di cinema davanti gli sguardi attenti degli ospiti. I divani del Makenoise sono già pieni. Qualcuno è seduto sul parquet, qualcun altro sulle scale. Meglio non disturbare. Un rapido saluto ai ragazzi della segreteria, gli instancabili agitatori di Sentieri e poi su per la scala al paradiso, come in un sinuoso piano sequenza, fino al Roof Garden. Il bar. Un gioco di battute con i veri eroi della serata, i camerieri. E’ il pri

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Demetrio Salvi e Dardano Sacchettimo atto di un duello lungo una notte. “Birra, grazie”, nella momentanea convinzione di essere ancora in uno degli innumerevoli giri notturni da sfessati o in una serata fantozziana da salsiccia e polenta. “Vino, prego”. Bene. Primi giochi di sguardi, le sensazioni sono amplificate, mentre, tra le foto di Veronica Marica e Manolo Cinti, i video degli allievi diffondono canzoni e dialoghi senza dizione, voci vere ed emozioni. La certezza è quella di non trovarsi nel solito “cenacolo d’intellettuali”, noiosi ed annoiati. Il parterre è vario. Donne in abito da sera, eleganti come Isabelle Adjani, e ragazze dal look casual, camicie e magliettine verdi: i tanti volti del fascino. Uomini in jeans e t-shirt di Suxbad e il prof Demetrio Salvi in giacca e cravatta rossa. Oltre ogni possibile definizioneluci basse nella terrazza sulla città ingabbiata, la mancanza di una smaccata imposizione di stile che è già di per sé una dichiarazione poetica. Quando termina la proiezioni dei corti, la gente si riversa al piano superiore. Si riempie la terrazza. La notte e la città. Sembra di essere nel sogno di Michael Mann, luci, superfici, un movimento continuo che fa scorrere il tempo via veloce. E la sensazione sembra divenir certezza quando compaiono due baffi alla Sonny. Si sogna già Gong Li. Ma no, non è Colin Farrell! E’ Angelo Orlando, uno degli ospiti d’eccezione, per di più con la maglietta di Miami Vice. Perché in fondo si fa critica anche con il corpo. Insieme ad Orlando, venuto a presentare il suo Sfiorarsi, arrivano altri ospiti, che si mescolano alla folla degli Angelo Orlando, Miami Vice e il direttore Federico Chiacchiariallievi e dei lettori di Sentieri selvaggi. Ci sono gli autori di Cemento armato, il regista Marco Martani, Fausto Brizzi e Luca Poldelmengo, c’è Dardano Sacchetti, lo sceneggiatore Massimo Gaudioso. Il buffet va avanti, il vino pure. Ma si torna, comunque, alle cose serie, con i docenti Giovanni Bruno e Enrico Sparti che presentano le nuove iniziative della scuola di cinema, il Master operativo per Film-makers e il ciclo di lezioni sui direttori della fotografia. E’ il turno di Angelo “Sonny” Orlando e della sua intima, naturale poesia. Ma se Miami spara, Roma risponde, con il noir di Martani/Brizzi/Poldelmengo, sguardo Marco Martaniprofondamente cinefilo e atipico nel panorama italiano. E, nello shooting, la serata vola via dritta, la sala da cinema diventa sala di musica con i Blue Tango, classe partenopea (e già!) in chiave jazz.il calore del jazz popolare dei Blue Tango Arriva ancora gente. Si sparge la voce per la città…chissà. Qualcuno è in deriva alcolica. A un certo punto si affaccia anche Mimmo Calopresti, a suggellare l’”abbuffata”. Ma come tutto, anche la festa del cinema finisce (ancor prima d’iniziare). Gli ospiti vanno via, si raccolgono i bicchieri. Il Makenoise s’illumina, con un’accoglienza da salotto. L’American gigolò si aggira ancora in cerca della sua birra. Ma un buon direttore sa risolvere anche questi problemi…  

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